PENELOPE UN MITO CHE CONTINUA
Irina Tuzzolino
Schyphos attico del V sec. a. C.
Il nome Penelope deriva dal greco Πηνελόπη, la cui etimologia è dubbia. Potrebbe derivare dal termine πηνη (pene, “filo”, “trama”, “gomitolo”, “tessuto”), forse combinato con ωψ (ops, “volto”, “occhio”), ma altre fonti considerano la correlazione a πηνη come paretimologica (Inquadramento di una parola non per effettiva successione storica ma per associazioni fonetiche o morfologiche). Nelle rappresentazioni figurative Penelope non è soltanto una regina, ma una donna che soffre per l’assenza del marito. L’aspetto dolente è colto dal Pittore di Penelope, che la ritrae al telaio insieme al figlio Telemaco, nello Schyphos di Chiusi. La stessa espressione ritorna in una terracotta del I sec d. C. dove Penelope è tra le ancelle, ma non al telaio, la cesta della lana sotto la panca.
I sec. d.C.
Omero però mette in scena Penelope non nell’atto prettamente femminile di tessere, ma quando l’inganno della tela viene scoperto. Il poeta ha cura di mettere in luce le sue doti di donna che tiene testa agli uomini, ai Proci. Oggi continua l’interesse per il mito di Penelope, ma ci si sofferma sull’arte del tessere considerata simile all’arte della scrittura. Da quella derivano le parole testo ( lat. textum) e trama. Ci si chiede anche quale sia stato il destino di Penelope dopo il ritorno di Ulisse .Sarà una donna che secondo la tradizione ritorna a tessere insieme alle ancelle ? Avrà nostalgia del passato? Il mito è stato ripreso recentemente dall’artista tessile Maria Lai e da una mostra al Parco del Colosseo.