MEGALOPOLIS, LA FAVOLA DI FR. FORD COPPOLA

Gabriella Maggio

Megalopolis, la favola di Fr. Ford Coppola è una metafora della società attuale, colta nella sua complessità umana e culturale. Una sapiente mescidanza di storia della repubblica romana del I sec. a. C., prendendo come punto di riferimento  il De Catilinae coniuratione e storia contemporanea. New York, ribattezzata New Rome, appare simile all’antica Roma. Non mancano i cammei  cinematografici, tra cui spiccano quelli di  Metropolis di Fritz Lang, mescolati a  citazioni letterarie e filosofiche  da “Canone occidentale”. Il film  è l’opera di una vita, la sintesi di un’epoca che tutto confonde in un eterno presente, dove si liberano  senza freno gli egoismi di un’oligarchia corrotta, incurante delle ragioni dei ceti meno abbienti,  intrecciata in maniera indissolubile con un’utopia di rinascita incarnata nel progetto urbanistico di Cesar Catilina, l’inventore del  Megalon, un materiale da costruzione estremamente resistente, in grado anche di ricostruire il corpo umano, dotato del potere di fermare il tempo.  Quarantacinque anni dopo Apocalypse now Coppola realizza ancora un film che rispecchia nel profondo e denuncia il mondo contemporaneo,  e spinge lo spettatore a riflettere. Megalopolis  è  però una favola e come tutte le favole ha un lieto fine ed  una morale.  Lo spietato Kurz, che vuole mettere a nudo l’orrore di  una guerra assurda collocandosi, lui che ha mietuto tanti allori militari, al di là delle convenzioni ufficiali e dell’umanità stessa, ritorna nei panni del corrotto  Cesar Catilina che tuttavia  alla fine sarà  capace d’amare. Kurz e Cesar  vogliono costruire un mondo alternativo, consapevoli  della necessità di un pensiero diverso e nuovo per affrontare i problemi del loro tempo. Se Kurz   col suo “regno” sembra aprire un’epoca di atrocità e follia, Cesar Catilina  con la costruzione di Megalopoli  sembra concluderla. Entrambi i film sono imprese colossali e, mutuando la definizione di Franco Moretti, si potrebbero definire opere mondo, per le loro  caratteristiche di complessità e di fascino, che sembrano contenere il segreto dell’Occidente e  rappresentano una sorta di epica moderna. Se a Kurz si oppone il Comando dell’esercito americano a Cesar si oppone il sindaco di New Rome Franklin Cicero, che preferisce evitare le spese folli per la costruzione di Megalopolis  preferendo uno spettacolare  casinò  che garantisca entrate fiscali immediate. La caduta di un satellite russo su New Rome e  gli aiuti finanziari di Hamilton Crasso III consentono a Cesar Catilina di realizzare Megalopoli. Julia, la figlia di Franklin Cicero, s’innamora di  Catilina e lo sposa. La loro figlia Funny Hope, che non subisce  il potere  del padre  di fermare  il  tempo,  rappresenta la speranza di un  futuro migliore per l’umanità, un riscatto dalla corruzione di Megalopoli. Il lieto fine, tipico della favola, sta nella speranza affidata alla bambina. La critica ha espresso pareri contrastanti che vanno dall’entusiasmo, da me condiviso, alla perplessità sull’accoglienza del pubblico. Sicuramente  Megalopoli è un’opera affascinante e grandiosa, che richiede un pubblico attento e colto.

 

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