PAROLA DI DANTE
Gabriella Maggio
Atleta
dentro vi nacque l’amoroso drudo
de la fede cristiana, il santo atleta
benigno a’ suoi e a’ nemici crudo
(Paradiso XII, 56)
L’italiano atleta, dal latino athleta , deriva dal greco ἀϑλητής, a sua volta da ἆϑλον, gara. Forse Dante è il primo a mettere per scritto nella lingua volgare la parola atleta per parlare di fede. Nel cielo del Sole, il quarto del Paradiso, la parola è pronunciata dal francescano Bonaventura da Bagnoregio che tesse il panegirico di Domenico di Guzman. Il termine è ricorrente nella tradizione cristiana latina per indicare i santi: athletae Christi, combattenti per la causa spirituale, per la quale lottano anche fino al martirio. Dell’atleta a Dante interessa l’agonismo disciplinato e battagliero: in un canto che è tutto pervaso di vocaboli guerreschi :
essercito, riarmar, ‘nsegna, ‘mperador, milizia, campioni, combatter, percosse
e la dimensione della forza fisica è trasfigurata in quella amorosa della fede. Domenico, perché animato da una passione bruciante, è anche drudo, appellativo riservato agli amanti nella lirica cortese, è atleta perché per amore della Chiesa si batte contro i suoi nemici: in primis gli eretici, che converte implacabile. I commentatori antichi avevano ben chiare le drammatiche sfumature di senso connesse alla parola: per Francesco Da Buti, atleta semplicemente “viene a dire uomo apparecchiato a combattere insino a la morte”. Nell’italiano contemporaneo si definisce atleta chi pratica attività fisica con assiduità, passione e spirito agonistico. Così facendo, ci riallacciamo alla cultura greca antica, in cui athletès era chi gareggiava in agoni pubblici e giochi sportivi.