LUCE DEL TEMPO DI MARCO ONOFRIO ed. Passigli Poesia
Gabriella Maggio
Sotto le alte solitudini/ del cielo un uomo, un poeta, immerso nello scorrere del tempo, inquieto cerca un ubi consistam. Fuga temporum diceva con linguaggio essenziale il poeta latino Orazio, e in maniera più ampia Francesco Petrarca : « La vita fugge, et non s’arresta un’hora…» Il sentimento dello scorrere inesorabile del tempo è un topos della poesia, perché la temporalità è l’essenza stessa della vita umana. E i poeti più degli altri ne sono consapevoli e ne colgono il senso. Borges in Altre inquisizioni affermava : « Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. ». E in Oral, nel capitolo “ Il tempo” scriveva : « Il tempo è quindi un problema essenziale… ,e citando Boileau, Il tempo passa nel momento in cui qualcosa è ormai lontano da me…Ma questo tempo che passa, non passa interamente…rimane nella memoria » continuava Borges (idem). Marco Onofrio nella sua recente silloge “ La luce del tempo” ed. Passigli Poesia tratta il tema con l’originalità e la profondità del poeta autentico. Il titolo pone l’attenzione proprio sulla luce che il fluire del tempo ( e l tempo m’inghiottì/ nella sua luce ) getta sui fatti dell’esistenza e, sottraendoli all’oblio, li consegna alla memoria, alla forza evocativa della poesia, che rivela la potenza originaria del linguaggio. Il linguaggio della poesia non è un mezzo per definire le cose, ma è la manifestazione diretta della dimensione originaria della lingua perché esprime un pathos che non si esaurisce nel significare. Per questo “l’oscurità” è essenziale alla poesia. « … Le parole…dicono tutto/ di ciò che per fortuna non sappiamo ». Il poeta col suo linguaggio resiste al logorio dell’esistenza, in quanto va oltre la sua banalità: « Il visibile è la diga del mistero/ il contrario esatto della luce». Il nucleo della poesia di Marco Onofrio è perciò una luce , una prospettiva, che dà forma al mondo e lo svela. Tuttavia la luce che Marco Onofrio intravede è intermittente e spesso non riesce a penetrare il mistero delle cose: « Come treni fermi/senza più binario/attendiamo qualche strana/ forma di miracolo…In un attimo quasi lo afferravo/ma ora non è dato ricordare » . Se la memoria ancora trattiene la gioia dell’infanzia felice, il ricordo della madre e del padre si dissolve nel mistero della vita ultraterrena « il ricordo , ecco, si inclina/ verso un punto lontanissimo/e scompare ». Nondimeno siamo vivi, la vita continua con la sua lieta energia ,« la ricerca è senza fine…Eppure credi nella libertà,/ di essere e resistere, di fare…. Ci resta la speranza / ultima dea ». L’amore per la donna nella parte centrale della silloge è armonia e passione, ponte verso la pienezza della vita « che si regge/ senza arcate» , il sesso gioioso, nello «spirito della Grande Madre…profumo sacro di vita », offre un punto fermo all’esistenza umana rendendola partecipe della vitalità del mondo. Accanto alla concretezza dell’amore c’è nelle poesie di Marco Onofrio un profondo senso della realtà, rappresentata nella sua fisicità, animali, acqua , montagne , stelle, resa talvolta in immagini suggestive come : «Arde un roveto di stelle, Autografi di cirri» . Il momento della luce nel corso infinito del tempo non è percepito soltanto come alba / inizio , ma anche come tramonto che ne svela l’ambigua complessità: « Lo splendore rosso delle sere/ sa di questa lotta mai finita/ con la tenebra che vuole prevalere/ a tutti i costi, e ovunque ordisce trame »; scandisce quindi il tempo soggettivo del poeta impegnato nello scavo del proprio essere nel mondo, nella costruzione di significati e nella comprensione della «Realtà ..schiacciante…più reale della verità/più vera della sua realtà. Luce del tempo ». Il lessico limpido si compone in versi liberi di varia lunghezza; endecasillabi e settenari riecheggiano l’alta tradizione poetica italiana.