LA LUCE DEGLI INCONTRI: LA SAGGEZZA DI ERMES RONCHI SUI LEGAMI UMANI
Francesco Pintaldi
Per chi frequenta i social tipo Facebook o simili non è una sorpresa trovare frasi, citazioni, aforismi più o meno interessanti. Non puoi fare a meno di darci un’occhiata; al più se non lo trovi interessante subito, ti fermi a metà e vai su un altro post. Capita però che il testo ti catturi. E’ capitato a me con questo:
“”Una leggenda ebraica racconta che ogni uomo viene sulla terra con una piccola fiammella sulla fronte, una stella accesa che gli cammina davanti. Quando due uomini si incontrano, le loro due stelle si fondono e si ravvivano, come due ceppi sul focolare. L’incontro è riserva di luce. Quando invece un uomo per molto tempo è privo di incontri, la sua stella, quella che gli splende in fronte, piano piano si appanna, si fa smorta, fino a che si spegne. E va, senza più una stella che gli cammini avanti”
Il testo è attribuito a Ermes Ronchi. Ermes Ronchi è un presbitero e teologo italiano dell’Ordine dei Servi di Maria. È nato nel 1947 a Racchiuso di Attimis (Udine), ha conseguito la laurea in teologia a Roma e il dottorato in storia delle religioni, con specializzazione in antropologia culturale all’università Sorbona di Parigi e il dottorato in scienze religiose, sempre a Parigi (notizie dal WEB).
Di fronte ad una frase cosi ricca di comunione, che brilla di luce condivisa, non puoi fare a meno di restarci qualche minuto ancora. Cosa mi fa pensare questa citazione? All’idea che una sorta di guida luminosa, un compagno di viaggio interiore, ci illumina nel nostro percorso di vita. È come se ognuno di noi portasse con sé una piccola stella personale, un faro di speranza e saggezza. La frase racconta di un simbolismo profondo, che si cela dietro la vita e le interazioni umane. Ogni uomo, secondo la leggenda, arriva sulla terra portando con sé una piccola fiammella, una luce brillante che arde sulla sua fronte. Questa luce non è soltanto una manifestazione di vitalità, ma è anche una guida, un segno tangibile del percorso che ogni persona è destinata a compiere. La fiammella è la speranza, il potenziale, l’essenza stessa di ciò che rende unica ogni esistenza. Quando due persone si incontrano, le loro rispettive fiammelle non rimangono isolate. Anzi! l’incontro diventa un evento magico, un’occasione in cui le due luci si fondono in un’unica fiamma più grande, più viva, più calda. È come se le anime di questi due individui si riconoscessero e si alimentassero reciprocamente, rendendo la luce che emanano più intensa e splendente. Questo incontro non è solo fisico o superficiale, ma rappresenta una condivisione profonda, uno scambio di energie che accresce la luminosità del cammino di entrambi. In ogni incontro risiede quindi una riserva di luce, una fonte di nutrimento per la fiammella di ciascuno. La leggenda ci avverte anche di un pericolo: della solitudine prolungata. Quando una persona rimane troppo a lungo senza incontrare altri, senza avere la possibilità di fondere la propria luce con quella altrui, la fiammella sulla sua fronte comincia a vacillare. Da simbolo di vita e di speranza, essa si fa sempre più debole, perde il suo vigore, fino a diventare una luce fioca, quasi spenta. Questo declino rappresenta la perdita di vitalità, di scopo, di quella connessione che dà senso alla nostra esistenza. Il cammino dell’uomo, senza la luce della stella che gli cammina avanti, diventa oscuro e incerto. Egli si trova a vagare senza una guida, senza la chiarezza che solo la luce degli incontri può donare. La leggenda ci insegna, dunque, che la nostra luce interiore vive e si nutre delle relazioni che intrecciamo, degli incontri che facciamo lungo il nostro percorso. Senza questi incontri, senza la condivisione e lo scambio con gli altri, la nostra esistenza rischia di perdersi nell’oscurità. In fondo, la luce della nostra vita non è solo nostra, ma è qualcosa che si accende e si ravviva nel contatto con gli altri, nella bellezza dell’incontro e della connessione umana.