PAROLA DI DANTE

Gabriella Maggio

 

Camiscia

come la madre ch’al romore è desta
e vede presso a sé le fiamme accese,
che prende il figlio e fugge e non s’arresta,
avendo più di lui che di sé cura,
tanto che solo una camiscia vesta….

(Inferno XXIII,38- 42)

Nel canto XXIII  dell’Inferno  Dante e Virgilio si trovano nell’ottavo cerchio ,  luogo è in inferno detto Malebolge,   e in particolare nella sesta bolgia  dove si trovano gli Ipocriti. Il canto si apre con una scena precipitosa: Dante e Virgilio sono inseguiti dai diavoli della precedente bolgia quella dei barattieri  e sono costretti alla fuga. I versi  contengono   una potente metafora, che in pochi versi descrive accuratamente una lunga sequenza di azioni: Virgilio, nel tentativo di salvare Dante dai demoni furibondi, si comporta come una madre premurosa che si accinge a salvare il figlio da un incendio. In fretta e furia ella lo afferra, incurante di sé stessa, che ha indosso solo una camicia. Il sostantivo camicia, che indica un indumento simile alla tunica, lungo fino alle anche e portato di solito al di sotto della veste vera e propria, è attestato già dal XIII secolo. Camiscia  deriva dal latino tardo camīsĭa, a sua volta derivato, probabilmente per mediazione della lingua celtica, dal germanico *kamitja. La forma camiscia rappresenta l’esito tipico in Toscana del nesso latino /sj/, poi reso nella grafia con ci e quindi pronunciato con lo stesso fono iniziale di ciliegia.

 

 

 

 

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