UN’OLIMPIADE DA RICONCILIARE?

Pippo Pappalardo

La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024 ha dato luogo ad accese polemiche. Mi riferisco, in particolare, al «tableau vivant» delle drag queen che è stato da molti inteso come una parodia di uno dei più famosi dipinti del mondo, il Cenacolo realizzato da Leonardo da Vinci nel refettorio milanese del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie. Ciò ha generato numerose reazioni. La Conferenza Episcopale Francese ha commentato a caldo: «Ieri sera l’apertura delle Olimpiadi ha offerto al mondo intero meravigliosi momenti di bellezza, di gioia, ricchi di emozioni e universalmente lodati. La cerimonia purtroppo comprendeva scene di derisione del cristianesimo che deploriamo profondamente.» Il vescovo del Minnesota, Robert Barron, ha invitato i cattolici a «far sentire la loro voce». La Santa Sede ha evidenziato «l’offesa fatta a tanti cristiani e credenti di altre religioni». Il quotidiano Avvenire si è chiesto: «Che senso ha dover vivere un evento planetario, per di più sportivo, come se fosse un Gay Pride?». I media hanno colto l’occasione per imbastire dibattiti e polemiche. Dopo di che l’ideatore della performance, Thomas Jolly, si è trovato costretto a difendere le proprie scelte: «Non volevo – ha replicato – essere sovversivo né turbare nessuno; in Francia abbiamo il diritto di amarci come vogliamo e con chi vogliano; abbiamo il diritto di credere o di non credere. Ieri sera abbiamo, semplicemente, messo in scena le idee repubblicane, di benevolenza e di inclusione». Nel frattempo si sono scatenati i social (un luogo in cui all’occorrenza tutti diventiamo politologi, economisti, virologi, linguisti, genetisti, storici dell’arte e, chi più ne ha, più ne metta). Qualche intellettuale laico ha ipotizzato (sbagliando) che il tableau vivant si richiamava al “Convivio degli dei”, un affresco di Piero Di Giovanni Bonaccorsi presente in Castel Sant’Angelo nella Sala di Amore e Psiche. Altri hanno pensato (sbagliando anch’essi) a un’opera dipinta da un pittore fiammingo del ‘500. E – particolare davvero sgradevole – da più parti si è dato dell’ignorante a chi, non sapendo (come non lo sapevano in tanti) a quale dipinto si riferiva la performance, ha immaginato che fosse ispirata all’Ultima Cena. A questo punto Thomas Jolly è intervenuto di nuovo per spiegare che: «Non mi sono ispirato all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Pensavo fosse abbastanza chiaro. Nella scena  c’è un Dioniso che arriva a tavola. Ed è lì perché lui è il dio della festa, del vino. L’idea era di una grande festa pagana legata agli dei dell’Olimpo». E ancora: «In me non troverete mai la minima volontà di prendermi gioco o di denigrare chicchessia. Ho voluto fare una cerimonia per “riconciliare” e per riaffermare i valori della nostra Repubblica». Infine Thomas Jolly ha chiarito che la performance si riferiva al Festin des dieux di Jan Harmens van Biljert, un quadro conservato nel Museo Magnin di Digione. In quel quadro Apollo sta al centro di un banchetto degli dei, dove sdraiato a sinistra c’è Dioniso; per questo nella performance olimpica c’era un Dioniso nudo colorato d’azzurro.

A questo punto sarebbe tutto chiaro, se Thomas Jolly non avesse espresso la meritoria intenzione di «riconciliare» i popoli di questa 33a edizione delle Olimpiadi. Mi spiego: Dioniso era una divinità greca simbolo dell’ebbrezza e della sensualità; e, secondo la teologia orfica, Dioniso morì fra atroci sofferenze per poi risorgere a nuova vita, salire al cielo e sedere alla destra di Zeus. Quindi la performance ideata da Thomas Jolly, volente o nolente, ha accentrato l’attenzione su un mito pagano in antitesi con la teologia cristiana. Non sarebbe stato meglio se l’auspicata «riconciliazione» avesse tenuto conto dell’esistenza, oltre che di quelli della Repubblica francese, anche dei simboli e dei valori di una cristianità peraltro provata da polemiche pregresse? Ricordiamoci infatti dei diverbi sul presepe, su Maria Vergine, sul Crocifisso nelle scuole, etc. Ma il paradosso più grave di tutta la vicenda è che tanti cristiani in buona fede (non parlo di taluni politici…) sono stati accusati di ostilità contro l’LGBT. E così, a causa dell’errore di un direttore artistico, è nata un’ulteriore motivazione per criticare i cattolici. Se queste Olimpiadi dovevano «riconciliare», temo che non si sia scelta la strada giusta… Io penso che, nel mondo cristiano, nel mondo laico, nel mondo politico, necessiti una profonda riflessione volta a comprendere che gli uni devono rispettare i valori e i simbolismi degli altri.

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