PALERMO RIFIORISCE CON TE
Francesco Pintaldi
-Palermo rifiorisce con te- lo ha detto il cardinale Corrado Lorefice durante i festeggiamenti del 400° anno del festino, occasione imperdibile per migliaia di persone per riversarsi in centro a Palermo ed ascoltare anche la sua voce. Non è da pensare che quella voce o la devozione a santa Rosalia siano state le motivazioni principali per una presenza così massiccia di popolazione per il centro della città; ci chiediamo: da cosa sono state invogliate le persone a partecipare, fino a notte inoltrata, ai festeggiamenti per Santa Rosalia? Per molti di loro, specialmente per i turisti, Rosalia è sconosciuta o quasi; al più le si riconosce di essere una figura protettiva, partecipare alle celebrazioni è un modo per rendere omaggio a questo sentimento di cui abbiamo sempre bisogno e di cui andiamo alla ricerca sin dal primo respiro. Motivi culturali? Storici? Sociali? Folklore? Una maniera come un’altra per trascorrere la serata? Curiosità? Si, un po’ di tutte queste cose, il festino non è, in fondo, una pura celebrazione religiosa. Tutti però ci aspettiamo sempre qualcosa di più da questa manifestazione, da questo evento così articolato che combina devozione religiosa, tradizione culturale, spettacolo e senso di comunità. La tradizione risale al 1625, un anno dopo la ricorrenza della fine della peste a Palermo. La peste cessò quando, ritrovati i resti di Santa Rosalia, le intense preghiere rivolte a lei fecero sparire il contagio. L’intercessione di Santa Rosalia aveva compiuto il miracolo e la festa doveva essere grande e, per non dimenticare la grazia ricevuta, la festa si doveva ripetere regolarmente ogni anno, divenendo un evento profondamente radicato nella storia e nella cultura della città e, quindi, una parte essenziale dell’identità palermitana. Nel corso degli anni si è svolto sempre all’insegna della spettacolarità, includendo sfilate, carri di grandi dimensioni, fuochi d’artificio, concerti, varie performance artistiche. Tutti ingredienti che attraggono non solo i devoti, ma anche coloro che sono interessati ad esperienze culturali e di intrattenimento. Per i Palermitani il festino è il momento in cui la città si unisce, trascendendo le differenze sociali e culturali; per i turisti, sia italiani che stranieri, è un modo per scoprire le tradizioni locali. Palermo promuove il Festino come parte della sua offerta culturale e turistica, è un’occasione per far conoscere Palermo e le sue tradizioni al di fuori dei confini regionali e nazionali anche attraverso la copertura mediatica: televisione, giornali ed internet. Nel XVII e XVIII secolo, il Festino era principalmente un evento locale, centrato a Palermo e rivolto principalmente ai suoi abitanti. Nonostante le difficoltà dei mezzi di comunicazione la notorietà della festa arrivava fino ad altre regioni d’Italia, favorita dalla presenza a Palermo di comunità della Lombardia, di Napoli o di Genova; inoltre, nobili, diplomatici, funzionari, artisti, musicisti, artigiani provenienti da altre regioni si ritrovavano a Palermo per motivi di servizio o di relazioni politiche o di lavoro. Queste comunità non fecero mai mancare il loro contributo allo svolgimento della manifestazione. Come altri eventi pubblici, anche il Festino può diventare un’opportunità per affrontare temi sociali rilevanti come i problemi che hanno storicamente afflitto Palermo e la Sicilia in generale e mi riferisco al tema del rifiuto verso la mafia o la delinquenza in generale. Gli organizzatori e i partecipanti, comprese le autorità civili e religiose, non perdono occasione per lanciare messaggi di speranza, legalità e rinascita morale e per sensibilizzare la popolazione e rafforzare un senso di comunità unita da valori positivi universalmente riconosciuti. La speranza di un rinnovamento delle coscienze per Palermo è stato anche il messaggio del sindaco Lagalla che auspica una più stretta collaborazione tra la Chiesa e le autorità civili per affrontare i problemi della città e perseguire il bene comune. Nel discorso del Cardinale Corrado Lorefice il messaggio è stato lanciato, con maggiore forza e coraggio. Rosalia, nel discorso del prelato, rappresenta la speranza di rinascita per una città continuamente ferita dalla violenza, dalla diffusione della droga, dalla disoccupazione, dalle degradate periferie urbane e spirituali, da un centro storico che rischia di essere un grande pub. Il discorso dell’Arcivescovo è occasione per lanciare un appello alla responsabilità collettiva e al rinnovamento morale, sociale ed economico di Palermo, con un forte richiamo alla necessità di unire la comunità intorno a valori condivisi e progetti di lungo termine. L’arcivescovo ricorda che Santa Rosalia è venerata perché, secondo la tradizione, le sue reliquie contribuirono a liberare Palermo dalla peste nel 1624. Questo riferimento storico serve a sottolineare come la santa rappresenti speranza e protezione per la città. Oggi, Palermo si trova di fronte a nuove sfide sociali, che Lorefice identifica nella necessità di conciliare diritti e responsabilità. Questo implica che ogni cittadino deve fare la sua parte per il bene comune, non solo rivendicando i propri diritti ma anche assumendosi le proprie responsabilità civiche. Lorefice utilizza la metafora della Torre di Babele, simbolo di confusione e mancanza di comprensione reciproca, per descrivere una società dove manca la coesione e il dialogo. La sfida è dunque costruire una comunità più unita e comprensiva. L’arcivescovo elenca una serie di problemi che affliggono la città: violenza, diffusione della droga, disoccupazione, degrado urbano e spirituale, il rischio che il centro storico diventi solo un’area di intrattenimento senza una vera anima comunitaria. Questi problemi richiedono interventi profondi e non solo superficiali. Una riflessione merita, infine, l’aspetto folkloristico del festino nei due momenti principali, del corteo del carro e dei giochi pirotecnici a mare. Quest’anno ci ritroviamo una bellissima Santa Rosalia posta in un delicato fiore. Artisticamente stupenda ma probabilmente un po’ deludente per le tradizioni centenarie del carro. Un cambio culturale? Nuove tendenze dovute a rinnovato gusto popolare. No. Molti palermitani si aspettano un carro trionfante, mastodontico ricco di particolari. Il carro deve destare stupore e stordimento alla sola vista! Così furono i carri dei primi anni, cosi furono gli altri carri che seguirono. I giudizi sulle varie manifestazioni sono stati sempre variegati, come sempre succede quando il pubblico raggiunge numeri rilevanti. I commenti che, tuttavia, ho raccolto quest’anno sono particolarmente feroci. Titoli come ‘Il mezzo flop del 400° Festino’ o i commenti che si possono leggere qua e là per il web: ‘Ma quanto è costato’ e, ancora, ‘Non potevano spendere i soldi per sistemare le buche’, ‘la RAP ha rimosso 80 tonnellate di rifiuti (prima del festino)’, ‘E’ stato il festino più tascio che si sia mai visto’. Tutti giudizi probabilmente scontati in manifestazioni del genere, di carattere popolare di grande impatto, ma che assumono rilevanza per essere, quest’anno, ricorrenti più del solito. La traboccante spettacolarità, che va dalla massa di gente che sembra rincorsa da tori alla stregua delle festività di san Fermin di Pamplona, crea alquanto fastidio. Guarda caso l‘Encierro’, questo è il nome della manifestazione, si svolge in Spagna dal 6 al 14 luglio; al posto dei carri li si scatenano, per le strette vie, robusti tori assetati di vendetta, pronti ad incornare il primo esaltato che incontrano per la via. Nonostante la sua pericolosità, la festa attira ogni anno migliaia di turisti e partecipanti provenienti da tutto il mondo. E quindi? Tutto ciò ci fa sprofondare in un triste pessimismo poiché ci disorienta di fronte alla mediocrità della natura umana quando predomina l’irrazionalità. C’è un problema educativo importante su cui la società ha il dovere di confrontarsi; per cambiare bisogna intervenire per tempo sui giovani ed inculcare, nel vero senso della parola, messaggi di grandi valori universali. Riguardo poi alla masculiata, che meraviglia quel miscuglio di suoni, colori e arte. Ma vale la pena spendere tanto danaro per buttarlo al vento ? Probabilmente l’eterna insoddisfazione ci porterà sempre ad esprimere articolati giudizi, credo però che, considerati i tempi, avremmo bisogno di un festino più modesto per destinare la maggior parte dei fondi ad attività di recupero per giovani, persone bisognose e disabili. Questo sarebbe un altro vero miracolo da attribuire a Santa Rosalia, unica santa capace di convincere i palermitani.