LE PAROLE DI JON FOSSE

Irina Tuzzolino

Riporto il dialogo tra il Premio Nobel  Jon Fosse  e Sabina Minardi, capo cultura l’Espresso, per il suo tono delicato e leggero e al tempo stesso profondo.

Minardi: “Guardare il mondo da geografie diverse cambia la scrittura?”

Fosse: “Sì, perché io qui vedo un altro paesaggio rispetto alla Norvegia e le persone da noi sono molto più chiuse, silenziose. Detto ciò, ogni scrittore e scrittrice ha la sua voce.”

Minardi:   “Questa popolarità, rispetto anche alla scrittura, che è un mestiere solitario, come la vive?

Fosse: “Io me ne sto alla larga dal partecipare ad eventi sociali. Mi piace vivere la mia casa, la mia famiglia. Per scrivere ho bisogno di concentrazione, e se la perdo mi serve moltissimo tempo per rientrare nell’universo del testo. Dopo aver tanto viaggiato per il teatro, sono rimasto a casa per 15 anni, dove ho solo scritto i miei romanzi. Ho preferito la vita tranquilla… e poi mi hanno dato il Nobel e hanno completamente distrutto la pace che avevo.

Minardi: ”Ci parli del suo processo di scrittura”

Fosse :”Per me scrivere è affrontare un viaggio nell’inconscio. Non sarebbe così bello e profondo scrivere di cose che conosco già. Per me la scrittura è una cosa che accade da sola, senza il mio apporto. Per me la scrittura è l’ascolto.

Minardi :”Di cosa siamo in attesa?”

Fosse  :“Sappiamo che veniamo al mondo, ma anche che non saremo qui per sempre. E poi? È come se stessimo aspettando di scomparire.”

Minardi :“Lei si riconosce nella definizione di “dare voce all’indicibile”?”

Fosse: “Sì. Su una pagina scritta c’è qualcosa da leggere, ma c’è anche un’altra lingua, da leggere tra le righe. Molti, per evitare questa paura di scomparire, si rivolgono all’amore.”

Minardi :“Lei ha detto che la forma fondamentale è la poesia. Ce lo spiega?”

 Fosse :  “Fin da piccolo ho suonato e ascoltato molta musica. Poi ho smesso. Ho iniziato a scrivere, e in qualche modo la letteratura è diventata la mia musica. Per me il ritmo è cruciale, bisogna essere capaci di sentirlo. Nietzsche disse che ciò che è la forma per l’artista equivale al ritmo per il lettore.”

 

Minardi :  “È la voce che ha dentro che le dà la forma?”

Fosse  :  “Non lo so. Quello che mi affascina dello scrivere è proprio questo viaggio nel non conosciuto. Un buon libro contiene e va al di là della vita. Per me. Spero che in tutta la solitudine, in quest’oscurità, ci sia anche la luce che brilli nelle tenebre. Nella mia vita non ho pianificato nulla. Ho una speranza, che la mia scrittura faccia capire che c’è qualcosa che può :  andar al di là della vita stessa.”

Minardi :  “Che rapporto ha con l’identità?”

Fosse: “Per me l’arte che amo appartiene a un non luogo, dove non c’è un’identità specifica. In un certo senso la definizione di identità è un po’ come definire Dio, se cerchi di definirlo non ne stai più parlando.”

 

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