I CENTO ANNI DI FRANZ KAFKA
Daniela Crispo
Cento anni fa, il 3 giugno del 1924, moriva nel sanatorio di Kierling, vicino Vienna, Franz Kafka, uno degli scrittori più importanti del Novecento. Figlio di Julie Löwy e di Hermann, era nato il 3 luglio del 1883 a Praga, crocevia della cultura slava, ceca, tedesca ed ebraica, primogenito di sei figli. Laureatosi in legge, ha lavorato per una compagnia di assicurazioni, un ambiente grigio da cui ha tratto lo spunto per le sue narrazioni, ma anche la spinta a evadere nella scrittura. Kafka si è fatto interprete della solitudine dell’uomo novecentesco dovuta al consolidamento della società di massa, al crescente senso di alienazione dell’individuo, al distacco dalle istituzioni entro le quali non riesce più a condurre un’esistenza pienamente soddisfacente e armoniosa, come la famiglia, l’ambiente lavorativo e su più larga scala la società. Le figure dei suoi racconti sono impresse nell’immaginario collettivo e sono divenute nuovi topoin cui integrarsi.i ( motivi ricorrenti) rappresentativi di una situazione universale. Spicca nella scrittura di Kafka il perturbante, nel senso psicoanalitico di qualcosa di “spaventoso” che irrompe nell’orizzonte delle attese quotidiane, ma è comunque legato a “ qualcosa di rimosso che ritorna”. La limpidezza dello stile ed il realismo della narrazione si scontrano con situazioni contrarie a ogni logica e razionalità. Tra le sue opere più importanti : Lettera al padre, La metamorfosi, Il processo, Il castello nelle quali emerge un senso costante di esclusione, un lancinante senso di colpa per la mancata appartenenza a un contesto sociale e territoriale, per l’affannosa ricerca di se stessi e di un ambiente nel quale integrarsi.