TRISTAN UND ISOLDE

Gabriella Maggio

ph © rosellina garbo

Dopo più di quarant’ anni torna in scena al Teatro Massimo di Palermo Tristan  und Isolde  di Richard Wagner nel nuovo allestimento di Daniele Menghini con la direzione di Omer Meir Wellber. Autore  della musica e del libretto  Richard Wagner  affronta il  tema dell’amore tra Tristano ed Isotta  ispirandosi  al racconto di Gottfried  von Straßurg. L’occasione della composizione dell’opera   è legata  all’innamoramento del musicista  per Mathilde  Wesendonck, moglie del suo migliore amico,  dalla quale deve separarsi  per evitare lo scandalo. A Venezia, trova ispirazione alla composizione di parti dell’opera  nel canto dei gondolieri come annota nell’autobiografia :«In una notte d’insonnia, affacciatomi al balcone verso le tre del mattino, sentii per la prima volta il canto antico dei gondolieri. Mi pareva che il richiamo, rauco e lamentoso, venisse da Rialto. Una melopea analoga rispose da più lontano ancora, e quel dialogo straordinario continuò così a intervalli spesso assai lunghi. Queste impressioni restarono in me fino al completamento del secondo atto del Tristano, e forse mi suggerirono i suoni strascicati del corno inglese al principio del terz’atto.» L’opera, terminata a Lucerna nel 1859, dopo il rifiuto del teatro di Vienna, viene rappresentata nel 1865 col sostegno di Ludwig II al Koenigliches Hof- und National- Theater, per la direzione di Hans von Bulow. La prima rappresentazione italiana è del 1888 al Teatro Comunale di Bologna  nella traduzione di Arrigo Boito, diretta da Giuseppe Martucci.  È   significativo  il giudizio di Giacomo Puccini, che è stato uno dei più fini interpreti della musica di Wagner ,  sul Tristan und Isolde : «E pensare  che, proprio questo accordo ( L’intervallo di sesta minore che apre il Preludio), è la chiave magica con cui s’apre la porta della musica contemporanea!…Basta, basta con questo tormento cromatico che mi dà l’agitazione e mi disturba: è musica terribile, pericolosa, come se entrassi fra le spire d’un grande serpente: occorre non farcisi  prendere, altrimenti se ne rimane le vittime! » Nella trama del libretto Wagner trascura  rispetto  al romanzo medievale di Gottfried von Straßburg la dinamica dei conflitti umani,  il dramma dell’onore mortificato da un amore fuorilegge, e ne fa la rappresentazione del profondo, dell’inconscio,  che ha come scopo l’eternità. La verità del dramma è quindi l’ indicibile, l’ insanabile frattura  tra le apparenze della vita diurna e l’assoluta verità mistica della notte, simbolo della totalità nella quale la forza suprema dell’amore riunisce i singoli individui e li redime dalla finitezza delle loro nature. Ancor più della morte di Tristano  è la dolce trasformazione  di Isotta sul cadavere di lui a dar forma scenica alla metafora dello smarrimento  dell’individuo e della sua ricongiunzione nel tutto del cosmo, del naufragio «nell’armonia sonora» e del conseguimento definitivo dell’assoluto, della felicità, dell’eternità, dell’«ewig ein». Il dramma di Tristano e Isotta si svolge dunque sull’asse della polarità fra azione visibile, sintetizzata nelle tematiche della legge cavalleresca, del costume, del giorno, della vita,  e azione interiore, resa scenicamente percepibile attraverso il mare, il filtro, la passione  d’amore, la notte, la morte, in una dinamica narrativa che comporta una progressiva  interiorizzazione degli eventi che hanno il compito di  rivelare l’essenza del  comportamento  umano. Wagner stesso evidenzia questo concetto nella lettera a Frédéric Villot sulla Musica dell’avvenire (1861): “Uno sguardo all’estensione di questo poema Le mostra subito che la medesima determinatezza dettagliata, con la quale il poeta, trattando un soggetto storico, si mette all’opera per ispiegare le connessioni esterne dell’azione, con pregiudizio della manifestazione chiara dei motivi  interni, io ardiva applicarla esclusivamente a questi motivi. […] Tutta l’azione commovente si rivela unicamente per ciò, che essa è richiesta e provocata dal più profondo dell’anima, ed appare manifesta così come l’intimo l’ha profondamente immaginata. L’espressione musicale dell’intenzione poetica del dramma in Tristan non può prescindere dunque dalla dimensione profonda dell’azione; tanto che, istituendo col testo poetico un rapporto a tratti intermittente, la musica rinuncia a rendere esplicite alcune delle sue articolazioni di senso più superficiali e determinate.” Carl Dahlhaus, riferendosi al contenuto della lettera di Wagner a Mathilde Wesendonck del 29 ottobre 1854, in  cui il musicista svela il «segreto» della propria concezione della forma musicale, ha individuato la peculiarità compositiva di Tristan nell’«arte della transizione», ossia nella tendenza a costituire fisionomie motiviche fluttuanti, per cui «non soltanto i motivi sono riferiti l’uno all’altro […], bensì straripano l’uno dentro l’altro e sconfinano poi nell’indefinito e nell’intangibile». Wagner, da parte sua, descriveva tale tecnica come modalità di trapasso progressivo, capace di regolare anche ciò che è «brusco e repentino», purché «l’animo sia stato tanto accuratamente predisposto alla transizione improvvisa da esigerla esso stesso». In questo  modo l’idea poetica dell’intreccio delle identità, del desiderio di diventare una cosa sola, è realizzata sia sul piano testuale che su quello musicale. L’equivoco del filtro magico, concepito nella versione originale del mito come increscioso accidente, viene reso da Wagner come cosciente scelta che   assume la funzione di svelamento della passione, tra Tristano e Isotta, nascosta e preesistente. I veri protagonisti dell’opera sono dunque Amore e Morte, la trama e gli avvenimenti del mito nordico sono ridotti ai minimi ed essenziali termini, per concentrarsi sull’aspetto psicologico e sentimentale della storia. La complessità dell’opera, di questo capolavoro che ha cambiato il mondo, è resa da Wellber senza “spiritualismo o sentimentalismo” in maniera antiretorica. La regia di Daniele Menghini s’arricchisce di note shakespeariane come gli espliciti riferimenti a “Giulietta e Romeo” a “MacBeth” e a “Sogno di una notte di mezza estate” che danno allo spettatore la sintesi dei tre temi del Tristan und Isolde : amore e morte, magia,  perdita  di  controllo della morale e della cognizione della realtà. Le scene essenziali  di Davide Signorini  rivelano  al pubblico le  imponenti dimensioni del palcoscenico, sottolineate dalle luci di Gianni Bertoli. I due cast che si alternano nelle recite, molto apprezzati  dal pubblico, sono di provata competenza wagneriana:

Tristan Michael Weinius / Samuel Sakker
König Marke René Pape / Maxim Kuzmin-Karavaev
Isolde Nina Stemme / Allison Oakes
Kurwenal Andrei Bondarenko
Melot Miljenko Turk
Brangäne Violeta Urmana / Irene Roberts
Ein junger Seemann/Ein Hirt Andrea Schifaudo
Ein Steuermann Arturo Espinosa

Completano l’allestimento i costumi di Nika Campisi, la drammaturgia di Davide Carnevali, la drammaturgia dell’immagine di Martin Verdross ,che è anche assistente alla regia insieme a Giovanni Ciacci,  Tohar Gil Assistente del direttore musicale , il Maestro Salvatore Punturo direttore del  Coro, Jean-Sébastien Colau  direttore del Corpo di ballo. Grande successo a giudizio del  pubblico.

 

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