DIARIO DI UN IRRIDUCIBILE BALORDO
Romanzo di Annamaria Piazza –ed. Torri del Vento
Gabriella Maggio
A circa un secolo di distanza dalla sua affermazione nella letteratura italiana l’inetto continua ad interessare gli scrittori e le scrittrici, tanto da chiedersi quale sia il significato da attribuire all’inettitudine oggi. Probabilmente oggi c’è bisogno di “ inetti “ per contrastare l’irrefrenabile corsa verso la perfezione ed il successo, considerati i valori più importanti. Perchè come dice Gesualdo Bufalino in “ Calende greche” : I vincitori non sanno quello che perdono. Dietro l’ atteggiamento inerte e passivo, privo di quella energia vitale di cui necessita la realizzazione di progetti concreti, il raggiungimento di posizioni solide, spesso si nasconde un tentativo più o meno consapevole di ribellione nei confronti del modello maschile standard incarnato dal padre come accade ad Orazio il protagonista di “Diario di un irriducibile balordo” di Annamaria Piazza. Il rifiuto della figura paterna lo induce a non farsi carico di alcuna responsabilità ed a rinunciare alla competizione con i miei simili, non avevo motivo di irrequietudini, di odi, di vendette, di rancori. Le affermazioni del protagonista collocano “Diario di un irriducibile balordo” nella tendenza della narrativa contemporanea , già individuata, a narrare la vita di un inetto. Orazio detesta il proprio nome perché gli è stato imposto dal padre : Mio padre, gravato dal destino di figlio primogenito che per primo sperimenta l’autoritarismo di un genitore despota, mi ha battezzato con questo nome che sono certo è stato causa della mia vita incompiuta. Cerca di cambiarlo ma alla fine, sopraffatto dalla sicurezza delle convinzioni altrui e dalla debolezza delle mie, decisi di mollare il mio intento… La narrazione, che si articola in capitoli sui punti salienti della vita come Le donne, Dio, Le chat, I sogni, è funzionale alla polisemia del personaggio e al suo rapporto con la società. Orazio è un uomo comune che vive fatti insignificanti. Prestandosi a descrivere la psicologia maschile, Annamaria Piazza non si imita all’interiorità del personaggio per renderlo più realistico, ma vuole far emergere la mancanza di ogni valore assoluto e perciò dà prevalenza più alla descrizione della soggettività che alla narrazione dei fatti. La soggettività del protagonista è messa in primo piano, tutto è filtrato attraverso i suoi occhi, attraverso il suo punto di vista, da qui l’uso non solo della prima persona, ma dello scavo analitico e del tempo introspettivo, misto. In mancanza di valori assoluti e universali il personaggio incarna tutti i difetti dell’uomo comune che vive una vita fluida, nella quale si lascia attraversare dagli eventi senza opporre resistenza. Annamaria Piazza, che si dimostra scrittrice matura, descrive nell’opera la fragilità del sistema patriarcale nel momento in cui la critica della mascolinità si traduce in una rivolta silenziosa contro il padre. Nella lettura si avverte che il carattere inerte di Orazio esprime anche una critica sociale, dà voce al disagio di tutti coloro che non vogliono adeguarsi e che cercano di mettere in discussione i modelli dominanti. Nell’ultimo capitolo ad Orazio accade qualcosa che lo porta a riflettere sul fatto che non ostante ogni tentativo di isolarsi la nostra esistenza è legata da un filo invisibile a quella degli altri…e che per comprenderlo a pieno bisognerebbe vivere più volte ed ogni volta con maggiore consapevolezza. In questo modo il balordo Orazio crede di trovare una soluzione al suo disagio esistenziale e gli sembra che l’incompiutezza ceda alla compiutezza. Tuttavia Orazio non cambia atteggiamento, non “matura” , resta consapevole che i cambiamenti nella vita sono sempre gratuiti e casuali, indipendenti dal proprio agire, perciò può continuare a guardare le nuvole ed i tramonti con un fantastico calice di rosso comodamente seduto sulla sua poltrona. Irriducibile, come recita il titolo.