ARTIGLI D’ORCHIDEA
Processo involutivo –vl.I Spazio Cultura edizioni
Gabriella Maggio
Artigli d’Orchidea è l’opera prima della giovane Federica Balistreri, che già si rivela scrittrice valente e colta, impegnata ad osservare il complesso intreccio di temi e dilemmi del mondo contemporaneo. Federica non sceglie però un approccio diretto e militante, preferisce il filtro della distopia per intrecciare liberamente fantasia e realtà, inventa un mondo altro che si fa allegoria del presente, della sua isola e della sua città rappresentata nella sua arretratezza e nei suoi contrasti. Artigli di orchidea racconta di un’isola abbandonata dalla sua Nazione in cambio di sostegno economico. Presto viene invasa da Uomini del sud che portano una malattia invisibile che dimezza la popolazione e provoca nascite deformi di uomini-animali. I nati deformi facevano paura,il non vedere la totale umanità in quei corpi bestia di piccoli e presunti esseri umani faceva paura…A questa umanità ferina e mutante, divisa in clan appartiene la protagonista Teresa, una lupa, dal carattere indomito che con coraggio obbedisce soltanto a una sua legge interiore. Nel corso della narrazione Teresa prenderà il nome di Orchidea, da cui il titolo, che rivela l’altro aspetto del suo carattere : l’affettività sincera e duratura, simboleggiata proprio dall’orchidea. Teresa/Orchidea sfida ogni pericolo per liberare Nathan, l’uomo di cui è innamorata, e per abbandonare il suo clan perché sente la necessità di cambiare vita:
“Mi fa schifo il Villaggio, mi fanno schifo le trecce che ci facciamo nei capelli quando sta per nascere un nuovo bambino, mi fanno schifo le aspettative che non abbiamo, che se mi va bene posso andare nel Bosco di Rabia e cacciare maiali, ma non posso stare qualche ora a imparare a leggere. Non ne posso più io”.
Federica Balistreri è narratrice onnisciente che non interviene mai a commentare o giudicare le avventure della protagonista e dei diversi personaggi. Ciascuno espone le proprie ragioni e motivazioni nei frequenti dialoghi, secondo uno schema paratattico che rispecchia il modo di comunicare contemporaneo a cui si adegua anche la scelta lessicale. Talvolta la narrazione sfuma nell’indeterminatezza e nell’allusività, caratteristiche del genere distopico, che conferiscono alla storia un alone di mistero e alimentano la tensione narrativa che tanto intriga il lettore. Alla trama distopica si intrecciano liberamente i temi “classici” romanzo, l’amore tragicamente spezzato, i contrasti familiari, il desiderio di autoaffermazione, la formazione on the road. Ma trasferiti in un’umanità degradata, ferina, che spezza qualsiasi prospettiva di superamento delle contraddizioni e dei contrasti. A questo proposito però non si deve dimenticare che Artigli d’Orchidea è il primo volume di “Processo involutivo” e che quindi la narrazione continua. Aspettiamo di leggere il seguito.
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