PAROLA DI DANTE
Gabriella Maggio
Strega
Vedesti, disse, quell’antica strega
che sola sovr’a noi omai si piagne;
vedesti come l’uom da lei si slega.
( Purgatorio XIX, 58)
Virgilio dice a Dante : tu hai appena visto quell’antica maliarda, la sola causa di peccato che si espia nelle tre cornici sopra di noi ( avarizia, gola e lussuria); hai visto anche come l’uomo se ne libera. Nella Commedia strega ( dal latino Strix, strigis , rapace notturno, mutato nella mitologia popolare in essere soprannaturale con aspetto femminile che pratica la magia nera ) compare una sola volta e significa incantatrice, maliarda . Nei versi citati rimanda alla capacità di fascinazione che la filosofia aristotelica possiede. Infatti essa fa apparire raggiungibile sulla terra il bene ultimo, ingigantendo la bellezza dei beni terreni, e spingendo l’uomo a credere che da essi otterrà la felicità. Questo è l’inganno antico perché dura da quando l’uomo ha il libero arbitrio. Ma adesso Dante sa come liberarsene. Strega ricorre fin dalla seconda metà del XIII secolo come si legge in un sonetto giocoso di Iacomo de’ Tolomei, poeta senese : “Anticamente fur orchi e gigante, / e streghe che andavan in tregenda” (cioè al sabba). Nel commento alla Commedia di Francesco da Buti si legge : “imperò che li vulgari diceno che le streghe sono femine, che si trasmutano in forma d’animali e succhiano lo sangue ai fanciulli”.