L’INSOSTITUIBILE ECCELLENZA DEI “CAMINETTI”
Carmelo Fucarino
Se qualcuno avesse ancora dubbi fra i nostri sulla necessità a livello culturale dei “caminetti” in un gruppo di associati dopo i fraintendimenti e le polemiche, non dico astiosi, quasi offesa personale, sull’esigenza della socializzazione espressa anche, se possibile, in termini culturali, sono certo che debba ricredersi. Si può fare “beneficenza” e ad alto livello, fra l’Africa derubata delle sue ricchezze e diseredata, lodevole iniziativa di Zina Corso e preziosa al nostro Club, si può fare opera istituzionale del Club con visite oculistiche e raccolta di occhiali da Ajovalasit e compagni, si può pure fare “elemosina” (dal greco ἐλεημοσύνη, ‘pietà’, tardo latino eleemosyna) sostenendo ad libitum le défaillance dello Stato democratico che fa condoni e sanatorie ai miliardari e lascia alle associazioni caritatevoli la cura dei negletti e affamati, sui 190 mila pasti a Palermo (dalla Caritas episcopale alla gloriosa Missione di Speranza e Carità del venerabile Biagio Conte al Banco alimentare). Dal medioevo la Chiesa si è assunta questa gravissima responsabilità con l’istituzione della “questua” e la proliferazione di ordini religiosi realizzazione pratica della marcia della Controriforma con le associazioni cattoliche che oggi armano cene e pranzi ai milioni di poveri alla fame in una società che si vanterebbe di essere la quarta potenza economica mondiale. E pur venga anche da noi il “we serve”, fondamentale e incarnato negli USA (vedi anche il Rotary), ove lo Stato è escluso in modo assoluto dalle attività economiche e impera in tutto l’iniziativa privata (sì, anche nella gestione delle carceri). E’ pertanto somma lode alla neo presidentessa di questo Lions Club Palermo dei Vespri Gabriella Maggio e al proponente dottore Aldo Barone. Questo iniziale caminetto è stato eccezionale per diversi ordini di motivi. Intanto l’offerta del proponente, rimarco ‘dottore’ in medicina, professione pediatra al nostro eccellente Ospedale dei Bambini (qui ho cominciato le mie tribolazioni esistenziali con una paralisi al nervo sciatico a dieci anni). Confesso, Aldo, mi sorprese la presentazione in una società in cui tutti parlano di tutto. Ma non era così. In questa società, non parlo di ministri e politici che sono a capo di istituzioni che sconoscono, un’avvocatessa di Trapani con studio legale e insegnante di sostegno, ha fatto miliardi con leoni e leonesse di Sicilia (anche di Catania?) con casa editrice quasi ignota, Editrice Nord, ma della galassia delle editrici fiorentine dell’assortito gruppo Spagnol (Messaggerie Italiane), vi ricordo la Salani dei romanzi per signorine, accanto alle scientifiche Newton e Vallardi, alla Bollati, alla grande Garzanti. Così l’esplosione della vita romanzesca dei Florio, dalle glorie da romanzo sentimentale al rovinoso e patetico Tramonto. Il tema proposto mi scoraggiò, per un avvio di cultura, su un tema che riempie intere librerie e che appoggiato dal consueto film è diventato virale. I Florio, di nuovo mondiali. E poi mi sono trovato ad ascoltare con grande ammirazione ed emozione un esperto scientifico del tema Florio (mi ha accennato ad una ventina di suoi testi sulle straordinarie e poliedriche sfaccettature delle straordinarie attività della famiglia), che avevo già ascoltato sul tema ad una presentazione di Cancila alla Feltrinelli. Non ci credevo, un altro medico scelto da Aldo che anche nell’organizzazione della medicina in Sicilia è stato ed è l’artefice e il vigile eccezionale nelle svariate mansioni istituzionali. Purtroppo il tema e i suoi risvolti economici creativi, dall’accenno a quella mitica Bagnara, forse inventata, fino alla botteguccia a Palermo, per giungere alla flotta di più di ottanta navi, per finire nelle grinfie di una notissima e ancora forte Banca (con nuovo nome Intesa). Ecco l’eccezionale incontro con uno studioso, vero storico e non fantasioso romanziere sul tema della famiglia, tra scandali e fantasiose ricostruzioni, famiglia che dal nulla è giunta a rappresentare nel mondo Palermo. Si potrebbe discutere sul modo e sul metodo di diventare ricchissimi. Certo, qualcuno ha lavorato a poca ricompensa perché un rigattiere di garofano e cannella, ad un determinato momento avesse tanti soldi da comprarsi due isole, l’incantevole Favignana e la tonnara, anche se a prezzo sospettoso. Tra parentesi l’invenzione del montaleva di Vincenzo per la cattura dei tonni. L’eccellente dottore Salvatore Requirez ha sfiorato appena l’intrigo dell’acquisto di due mitiche isole greche che oggi preservano un prezioso museo archeologico, il villino di Damiani Almeyda. Così non ha potuto analizzare e offrire la nascita delle tante residenze che si fregiano del nome della famiglia fino al Villino all’Olivuzza, capolavoro assoluto della Belle Epoque. Da storico e da scienziato e nella tirannia del tempo a disposizione ha ragionevolmente discusso sull’attività e le geniali intuizioni economico- finanziarie che sarebbero state per incapacità e intrighi la loro rovina in quegli anni dei Fasci siciliani, del siculo-albanese Crispi e del suo generale Roberto Morra di Lavriano che la mia Prizzi dei Fasci ben conobbe. Strisciante e onnipresente il tema della medicina, su quel portentoso ritrovato che poi sarà il chinino (per una supposta malaria finii all’Ospedale di Aldo per una paralisi del nervo sciatico dovuta ad una iniezione di chinino). E lodevole l’insistenza su quello che dai Caltagirone è finito in milionario restauro per diventare un albergo di lusso, la stupenda Villa Igiea, dal nome della figlia di Franca e Ignazio, ma anche dea greca ninfa della Salute Hyghieia, aiuto nell’arte terapeutica del dio della medicina Asclepio, per la cura delle malattie infettive. Bocciato però da una commissione inglese cambiò uso. D’altronde come ben ha spiegato l’attrazione dei regnanti russi e tedeschi era dovuto al mito della sanità e del clima salutare di Palermo, dai tempi di Goethe e del suo Italienische Reise. Fu un ospedale, in stile gotico su progetto di Carlo Giachery, le stupende decorazioni in Art Nouveau o Liberty, promossa da Ernesto Basile (lo stile floreale con la divina Sala degli specchi di Bergler) e la maestosità su quel golfo amato dal grande Florio, protetto da Monte Pellegrino e davanti l’Acquasanta, il castello con torrette e merli, la palazzina dei quattro Pizzi, la Tonnara Arenella e le altre strutture come la Chimica Arenella. Questo in estrema sintesi l’analisi di Requirez, spunti e accenni alla medicina e alla scienza, assenti gli amori e le audaci imprese che sono oggi di moda e che sanno poco di storia palermitana. A conclusione Requirez ci ha datto una presentazione di una gara celeberrima la Targa Florio che da giovani andavano a vedere a piazza Politeama, almeno io privo di denaro e tempo per postarmi su qualche tornante delle Madonie. L’accenno è stato da preludio per l’analisi riservata ad un altro medico con notizie di appassionato della gara, dal dott. Angelo Pizzuto, mobility manager della Regione Sicilia e dalla testimonianza diretta di Giovanni Moceri, vincitore di sei edizioni della Targa. Non poteva mancare la testimonianza dovuta di tanti anni di Rai del nostro socio Luigi Tripisciano, veterano RAI dal 1955 e specializzato in calcio, ciclismo e automobilismo, ma anche telecronista della straordinaria visita del Papa nel 1982 e dei funerali di Chinnici nel 1983, con la rêverie di tante sue esperienze ed aneddoti sulla gara. Proviamo a ripetere altri ‘caminetti’, anche se non a questo livello? Penso che tutti ne siamo usciti arricchiti e curiosi di saperne di più su questa straordinaria famiglia, nel bene e forse anche nel male.