LA CEMENTIFICAZIONE

Enrico Ajovalasit

Agronomo-Consulente Fitosanitario abilitato ed Esperto in Sicurezza Ambientale

Grafico 5: Elaborazione Mipaaf su dati SERI  (Lugschitz B., Bruckner M., Giljum S, 2011)

Dagli anni ‘70, la superficie agricola utilizzata (SAU) italiana, che comprende seminativi, orti familiari, arboreti e colture permanenti, prati e pascoli, è diminuita del 28%.Tra il 1971 e il 2010 la SAU si è ridotta di 5 milioni di ettari (da quasi 18 milioni di ettari a poco meno di 13), una superficie equivalente a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme (ISTAT, 2012).

Deficit italiano di suolo agricolo ed  impermeabilizzazione

Allargando il campo visivo sulla capacità del settore agricolo di sostenere il consumo dei prodotti colturali nel suo complesso (risorse alimentari, fibre tessili, biocarburanti) si vede che l’Italia, come tutti i Paesi di prima industrializzazione in diversa misura, consuma più di quanto il proprio suolo agricolo è in grado di produrre. Il deficit di suolo agricolo è un indicatore messo a punto dal Sustainable Europe Research Institute (SERI) di Vienna che rileva la differenza tra il terreno agricolo utilizzato su scala nazionale e quello necessario a produrre il cibo, i prodotti tessili e i biocarburanti (FFF- Food, Fiber, Fuel) che la popolazione consuma. Un Paese in cui la SAU nazionale è inferiore, per estensione, al suolo agricolo necessario a coprire i consumi della propria popolazione in termini di cibo, prodotti tessili e biocarburanti viene considerato deficitario, ovvero dipendente per il sostentamento della propria popolazione dalla produttività del suolo agricolo di un altro Paese (Lugschitz et al., 2011). L’Italia ha un deficit di suolo agricolo di quasi 49 milioni di ettari (Grafico 5), ovvero per coprire i consumi della propria popolazione in termini di cibo, fibre tessili e biocarburanti l’Italia avrebbe bisogno di 61 milioni di ettari di SAU mentre quella attuale supera appena i 12 milioni di ettari. Questo significa che l’Italia dipende dalle altre nazioni per ottenere questi prodotti. L’impermeabilizzazione del suolo è la causa principale di perdita di suolo dovuta, all’edificazione (edifici residenziali, commerciali, produttivi) e alla costruzione di infrastrutture  come le vie di comunicazioni, impianti di approvvigionamento energetico, discariche ecc… (Barberis, 2005; Munafò et al., 2011, Urbani, 2012). Uno studio recente ha pubblicato che la popolazione dal 1950 ad oggi è cresciuta del 28 % mentre la cementificazione è cresciuta del 166%  (Commissione Europea, 2012).

Caratteristiche del fenomeno cementificazione ed effetti

Storicamente gli insediamenti urbani si sono sviluppati nelle aree maggiormente fertili, pianeggianti e ricche di risorse generando consumo di suolo e l’impermeabilizzazione nella maggior parte dei casi. Questo fenomeno interessa i terreni più preziosi per la produzione agricola e di conseguenza per la sicurezza alimentare (Commissione Europea, 2012). Il fenomeno è profondamente legato alla sfera economica non è connessa all’andamento demografico. Si registrano elevati indici di incremento delle superfici artificiali anche in luoghi sottoposti al depauperamento demografico (Romano, 2012).E’ un fenomeno che si sviluppa su una matrice socio-culturale che attribuisce scarso valore all’ambiente, all’agricoltura, all’irriproducibilità del suolo mentre valorizza l’edificazione in tutte le sue forme. Gli effetti si riperquotono su tutto il territorio interessato. Facendo particolarmente  attenzione alla alterazione della sfera climatica e l’impermeabilizzazione del suolo che influenzano le temperature nel contesto urbano rendendo il clima più secco e caldo a causa della minore traspirazione vegetale. La compromissione delle funzioni produttive del suolo, il mancato assorbimento di elementi nutritivi come la CO2 e la mancata infiltrazione. Infine, l’alterazione dell’assetto idraulico e idrogeologico: il suolo impermeabilizzato non e più in grado di trattenere una buona parte delle acque.  (continua)

 

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