RITROVAMENTI A POSEIDONIA /PAESTUM
Pino Morcesi
Eros cavalca un delfino
Il geografo greco Strabone, vissuto tra I secolo a.C. e I d.C., racconta che alla fine del VII secolo a.C., i cittadini di Sibari vollero stabilire un caposaldo sul mare Tirreno per commerciare con gli Etruschi. Viaggiarono da mare a mare, guidati forse dallo stesso Poseidone il dio del mare: da qui la possibile origine del nome della città che fondarono, Poseidonia nella fertile valle del Sele. Poseidonia ebbe il periodo di massimo splendore e ricchezza tra la metà del VI e la metà del V secolo a.C.: allora infatti il rarefarsi dell’influenza commerciale etrusca sulla riva destra del Sele, e la distruzione nel 510 a.C. della madrepatria Sibari, lasciarono spazio alla sua ascesa incontrastata. Nella città trovarono rifugio molti profughi sibariti con tutte le loro proverbiali ricchezze, e molto si adoperano per darle nuovo impulso. Il ritrovamento di una moneta del III sec. a.C. che su una faccia riporta il dio Nettuno e sull’altra Eros che cavalca un delfino ha riportato l’attenzione su Poseidonia, accesa anche dai recenti scavi hanno portato alla luce il basamento di un tempio e il perimetro della cella sacra e un grande altare inclinato con le canalette per i liquidi dei sacrifici. Il tempio risalente al V sec a. C. è in stile dorico, secondo Gabriel Zuchtriegel è l’anello mancante nell’architettura dorica tra il VI e il V sec. Questo dimostra che la città era un “cantiere” artisticamente autonomo rispetto alla madrepatria greca. Numerosi sono gli ex voto ritrovati, particolarmente interessanti sono gli eroti sul delfino ancora di difficile decodificazione. I reperti dimostrano la labilità del confine terra mare e la mescolanza culturale dei popoli.