PAROLA DI DANTE
Gabriella Maggio
Zanzara
come la mosca cede alla zanzara,
vede lucciole giù per la vallea,
forse colà dov’e’ vendemmia e ara
(Inferno XXVI, 28)
Zanzara ricorre una sola volta nella Commedia nel XXVI canto all’interno di una perifrasi per indicare il crepuscolo, quando scompaiono le mosche e subentrano le zanzare. La voce zanzara (anche nella variante zenzara e zinzara) è voce onomatopeica: dal latino tardo zinzala(m) in cui le affricate riproducono il ronzio dell’insetto. La parola ha attestazioni anteriori al testo dantesco nel Bestiario Toscano di area pisana della fine del XIII secolo e nella Lauda di Santa Chiara (1225 ca.) : “Zanzara trafigge / ovunque s’affigge”. Il latino classico chiamava la zanzara culex, da cui anche un poemetto di Virgilio, ma su questo termine prevalse la voce onomatopeica tardo latina zinzala(m).