DANIELE MENCARELLI “TUTTO CHIEDE SALVEZZA” – MONDADORI
Gabriella Maggio
Daniele Mencarelli scrivendo “Tutto chiede salvezza” ed. Mondadori, vincitore nel 2020 del Premio Strega Giovani, consegna al lettore un libro coraggioso e sincero. L’autore si racconta senza nascondersi nelle parole, mettendo a nudo il disagio esistenziale di chi ha dichiarato guerra alla vita, ha aperto porte invisibili assumendo ogni genere di droghe, ha creduto a tutto, poi ha rinnegato tutto con l’unica certezza di non avere trovato quello che cercava. Nella narrazione autobiografica Daniele disarticola i falsi miti contemporanei che vogliono tutti noi vincenti, felici, perfettamente realizzati ed omologati. Sferza le famiglie ansiose, ossessionate dal successo dei figli, ma anche lancia un j’accuse ai sanitari indifferenti alla sofferenza ed ai bisogni dei malati. C’è tanta umanità, desiderio d’amore e d’attenzione nei degenti di quello stanzone del reparto psichiatrico in cui Daniele si ritrova e dove inizia un viaggio alla scoperta di sé attraverso le debolezze e la fragilità dell’altro accettato senza giudicarlo. “Tutto chiede salvezza” si può anche definire il racconto del nostro limite, concetto non di moda, ma essenziale. La focalizzazione adottata da Mencarelli ha qualcosa di leopardiano nel guardare la realtà e restituirla nella sua crudezza, senza illusioni, senza nulla concedere a forme consolatorie. La storia è ambientata nella torrida estate del’94, l’anno dei mondiali, ma Daniele Mencarelli non potrà seguirli con gli amici perché per una settimana deve subire il TSO, trattamento sanitario obbligatorio, in un reparto psichiatrico. Ha appena vent’anni Daniele e da tre anni è alla ricerca di un ancoraggio che non trova neppure nelle cure che gli sono state proposte dai medici; un gesto fuori controllo lo porta in ospedale. L’incontro con Madonnina, Gianluca, Giorgio, Alessandro, Mario è un’esperienza formativa per Daniele che lo porta a comprende che : Semo tutti equilibristi, che da un momento a un altro uno smette de respira’ e l’infilano dentro ‘na bara, come niente fosse…Salvezza. Per me…. Per tutti…La mia malattia si chiama salvezza, ma come ?A chi dirlo? Sicurezza e incolumità dai pericoli desidera Daniele per tutti gli uomini perché : A terrorizzarmi non è l’idea di essere malato, a quello mi sto abituando, ma il dubbio che tutto sia nient’altro che una coincidenza del cosmo, l’essere umano come un rigurgito di vita, per sbaglio… Mario ex maestro di scuola dà dei consigli a Daniele : fidati pure dei farmaci, dei medici, ma non smettere di lavorare su te stesso, di fare di tutto per conoscerti meglio. A lui Daniele confida di scrivere poesie e di leggere poeti come Bellezza e Saba e di apprezzare la poesia onesta perché con le parole si deve arrivà all’osso, ce se deve spoglià, invece tanti poeti me pare ce se vestono, ce se nascondono dentro. La poesia è uno svelamento di sé, uno strumento d’indagine che permette di ritrovarsi e di comunicare le proprie lacerazioni interiori. La narrazione di “Tutto chiede salvezza” è divisa in sette capitoli, quanti sono i giorni che Daniele resta in ospedale. L’uso del dialetto romanesco mescolato all’italiano rimanda ai sentimenti più intimi, alla diesa dal modo esterno, al bisogno di rappresentare una realtà cruda. Ma non limita la comprensione per la sua vicinanza con l’italiano.
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