LA REALTÁ E LE PAROLE
Gabriella Maggio
Si dice che parlare bene ci fa vivere bene. Nell’epoca del fare, delle performance, delle semplificazioni di WhatsApp l’importanza del “parlare bene”, in maniera consapevole ed appropriata , sembra perdersi. Molti ne avvertono la difficoltà, però meno ci si impegna a parlare bene, tanto più difficile è riuscirci. Manca sempre una parola. Una sola ? Noi uomini siamo gli unici fra gli esseri viventi, capaci di articolare suoni che formano parole per comunicare pensieri complessi e astratti che non soltanto descrivono la realtà, ma la creano. Per questo la riflessione sul linguaggio non può essere delegata soltanto ai linguisti perché riguarda tutti noi dal momento che tutti non possiamo fare a meno di usarlo. Se si dice “la rosa è fiorita” ci limitiamo a descrivere la realtà.
E questa non è l’unica funzione del linguaggio. Se infatti si dice “si” ci si ritrova legati a una persona, si acquistano diritti e doveri. Quel monosillabo ha creato una realtà.
Se un poeta dice “M’illumino d’immenso” ci comunica un’emozione che può farci vedere la realtà in un modo diverso, a cui non abbiamo pensato.
Questi pochi esempi sono sufficienti a suggerire che tutta la nostra civiltà umana è una costruzione linguistica. Quindi è nel nostro interesse maneggiare con grande cura le parole, e conoscerne molte, quante più possiamo, perché esprimono situazioni che sono o possono diventare reali. Le parole ci possono fare pensare al mondo in cui vorremmo vivere, ma anche a quello in cui non vorremo trovarci. L’uno e l’altro mondo hanno le stesse possibilità di diventare reali. Oggi l’eguaglianza tra uomini e donne è sancita dalla legge, ma nell’Ottocento ?