LA DUCEA DELL’AMMIRAGLIO
Testo e fotografie di Andrea Di Napoli
Non c’era mai pace in una Europa divisa in tanti piccoli stati bellicosi. Poteva accadere, pertanto, che nel 1799 il sovrano del Regno delle due Sicilie, Ferdinando I di Borbone, in seguito ad un “amichevole intervento” da parte dell’Ammiraglio Horatio Nelson per reprimere la rivolta del popolo napoletano, decidesse di donare al suo soccorritore un vasto feudo situato tra l’Etna e i monti Nebrodi, comprese tutte le fortificazioni, le aziende, i villaggi esistenti e il diritto di vita e di morte sugli abitanti. L’ufficiale britannico, prima di perire nella storica battaglia di Trafalgar (1805), si ritrovò così Duca di Bronte, ma non vi mise mai piede personalmente.
La costruzione dell’abbazia risale al 1173 sulle rovine preesistenti di un monastero, alcune parti del resto dell’edificio, invece, sono stato parzialmente ricostruite in seguito ai crolli causati dal rovinoso terremoto del gennaio 1693. Più precisamente si tratta di una antica costruzione monastica che per secoli era stata residenza e luogo di culto prima da parte dell’Ordine Basiliano e successivamente dei benedettini. Il castello della Ducea di Nelson fu la residenza di alcuni eredi e degli amministratori della famiglia inglese sino al 1981, quando il complesso monumentale venne ricomprato dal Comune di Bronte. Anche se attualmente sia i locali interni che il giardino e i due spaziosi cortili comunicanti, risultano visitabili a pagamento, a causa dei frequenti e prolungati lavori di ristrutturazione spesso l’accesso viene interdetto al pubblico.
La vegetazione è composta da piante autoctone, ma il prato e una coppia di immancabili leoni lapidei rappresentano un evidente legame col Regno Unito. Il materiale del quale i costruttori si sono serviti per gran parte delle strutture è la pietra lavica dell’Etna. Il territorio circostante è ricco di bellezze naturali.
All’interno del Parco dei Nebrodi, che ospita una rigogliosa vegetazione e una gran quantità di specie faunistiche, si trovano anche due laghi di montagna, Biviere e Maulazzo, frequentati abitualmente degli escursionisti. Oltre ai pregiati pistacchi è possibile assaggiare diverse specialità gastronomiche tipiche di un territorio di grande interesse storico. (Fotografie di proprietà dell’autore)