CHURCH OF THE HOLY CROSS
La Chiesa Anglicana della Santa Croce in Palermo
Francesco Paolo Rivera *
Con il trattato di Utrech del 1713, a conclusione della guerra di successione spagnola, Gibilterra – la Porta di accesso nel Mediterraneo – divenne di proprietà dell’Impero Britannico, e da questa data, il mare Mediterraneo divenne oggetto di disputa tra l’impero Britannico e l’impero napoleonico. Il 21 dicembre 1798, in conseguenza della battaglia di Civita Castellana, Ferdinando IV di Borbone re di Napoli, a seguito dei moti napoleonici, abbandonò precipitosamente Napoli, sulla nave Vanguard dell’ammiraglio Horatio Nelson, trasferendosi con l’intera famiglia (e soprattutto con tutto quanto riuscì a prelevare dalle casse dello Stato) a Palermo. Gli inglesi, tradizionalmente in ottimi rapporti con i Borbone, a quell’epoca esercitavano una forma di protettorato in Sicilia e mantenevano sul territorio circa diciassettemila uomini in armi; sull’isola molti erano gli imprenditori e i mercanti alla ricerca di nuovi mercati e di nuove mercanzie da importare in Inghilterra. Così nel 1770, un imprenditore inglese, certo Woodhouse, in viaggio a bordo del veliero Elisabeth, proveniente da Liverpool, a causa di una tempesta, fu costretto a sbarcare a Marsala. Fu questa l’occasione per avviare, assieme a suo figlio John, una azienda per la produzione, l’imbottigliamento e il commercio dei vini Marsala, che furono immediatamente apprezzati dagli inglesi, perché più gradevoli e meno costosi dei vini portoghesi e spagnoli. E, una volta iniziata la fase commerciale, si impegnò in una opera di rinnovamento agricolo, mediante finanziamenti agli agricoltori della zona per la trasformazione delle culture da cerialicole in vigneti, trasformazione che ebbe un grosso successo in Europa. John Woodhouse acquistò quindi una vecchia tonnara che trasformò in baglio fortificato (1) (del quale si servì Garibaldi per sbarcare con i “Mille”). Dopo la morte di John Woodhouse gli successero i fratelli William e Samuel che pare non fossero molto tagliati per gli affari. Nel 1806 Benjamin Ingham (appena ventiduenne) sbarcò in Sicilia, e si rese subito conto delle prospettive che lo aspettavano, chiamò il fratello Joshua, che spedì in Spagna e in Portogallo perché si impratichisse dei processi di produzione e di lavorazione del vino. Il suo vino, pare che fosse lievemente più dolce di quello prodotto da Woodhouse, e lo denominò “Colli”, mentre le qualità migliori vennero denominate “London Particular”, Inghilterra” o “Bandiera”. Egli introdusse, nella lavorazione del vino, in Sicilia il metodo “Soleras” (2), già conosciuto in Spagna e in Portogallo. Nello stesso anno costituì a Palermo la “Casa di Commercio Ingham e C.” per l’importazione dall’Inghilterra di tessuti di lana e di cotone, quindi estese la sua attività all’esportazione e al commercio di olio, liquerizia, agrumi, sommacco e zolfo dalla Sicilia, all’esportazione dei vini di sua produzione nel mondo, e incominciò anche a svolgere l’attività di banchiere (prestava denaro a interessi e se il debitore non era in condizione di rimborsare ne acquisiva le proprietà). Si associò, per la produzione di derivati dello zolfo e per la costruzione di battelli a vapore, con un altro dei “grandi” imprenditori siciliani del momento, Vincenzo Florio (3). Dopo il suo decesso (avvenuto il 4 marzo 1861 a Palermo) la gestione del suo enorme patrimonio passò nelle mani dei suoi eredi, i cugini Joseph Whitaker e Benjamin Hingham junior, i quali tra l’altro decisero di fare erigere una chiesa anglicana a beneficio di tutti gli inglesi residenti a Palermo. Molti erano stati gli imprenditori inglesi che nel XIX° secolo avevano trasferito i loro traffici in Sicilia e particolarmente a Palermo, sia per la posizione geografica dell’isola (al centro del Mediterraneo), sia perché quella forma di protettorato esercitata dalla Gran Bretagna sui dominii borbonici offriva loro enorme garanzia, sia per il clima, e, naturalmente, in conseguenza dell’aumento degli imprenditori anglosassoni in Sicilia, aumentarono anche le esigenze “spirituali” degli stessi, ai quali mancava la religione anglicana. All’inizio del XIX° secolo, le funzioni religiose della chiesa anglicana venivano affidate ai cappellani delle navi da guerra inglesi che sostavano nel Porto di Palermo, poi, con l’aumento del numero dei cittadini inglesi che abitavano a Palermo, si continuarono a tenere presso il Consolato britannico, all’interno del palazzo Lampedusa (al Foro Italico), fino a quando fu la residenza del console sir John Goodwin (4) e dopo, nella sala da ballo del Palazzo Campofranco (5). E, in conseguenza del proposito di edificare la chiesa anglicana, Benjamin Ingham donò il terreno in via Roma di fronte al palazzo di sua proprietà (oggi Hotel delle Palme), ma morì poco tempo dopo, e nel 1872, su iniziativa di Whitaker, si diede inizio ai lavori di costruzione su progetto dell’architetto Henry Christian (che era anche genero di Joseph Whitaker). La chiesa costruita su pianta rettangolare ha lo stile tipico delle chiese anglicane di quell’epoca, un grande rosone centrale, il sottile campanile che termina a guglia di architettura gotica, i marmi e le pietre della costruzione provenienti da Palermo, da Carrara, da Devonshire (Cornovaglia) e da Derbyshire (Midlands Orientale). Nelle decorazioni interne furono inseriti elementi architettonici arabo normanni. Grandi vetrate sulle quali sono rappresentati la Vergine Maria, Maria Maddalena, e San Giovanni ai piedi della Croce; nel rosone è raffigurata l’Adorazione dell’Agnello da parte degli angeli; le vetrate vennero progettate a Londra da Laver, Barraud & Westlake, e costruite da Cox & Sons, ma è l’abside, il punto focale della chiesa, realizzato su disegno dell’architetto Francis Cranmer Penrose (6) dalla ditta Salviati di Venezia. In una serie di nicchie si trovano dei mosaici che raffigurano i dodici apostoli, al centro il Cristo risorto venerato dagli angeli. Un fregio con la iscrizione “Him that cometh to me i whille in no wise cast 0ut” (7) è inciso lungo la parete; in alto cinque vetrate rappresentano la crocefissione, la resurrezione, l’Ascensione, e l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste; nel soffitto i santi Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno con Gesù Cristo al Centro; sui capitelli pensili (peducci) che sorreggono i pilastri intorno all’abside sono le sculture delle teste di sei personaggi importanti per la Chiesa e la Riforma inglese, i cui nominativi e notizie storiche si riassumono, nell’ordine, in calce nelle Note (8). Dietro l’altare, i quattro capitelli rappresentano l’Inghilterra con la rosa, l’Irlanda con il trifoglio. il Galles con l’iris e la Scozia con il cardo. Infine, sulle pareti della chiesa alcune targhe in ottone commemorano membri delle famiglie Ingham e Whitaker, loro discendenti e collaboratori. All’interno della chiesa si trova anche la cappella commemorativa delle famiglie Ingham e Whitaker. I lavori della chiesa, iniziati nel 1872, furono ultimati il 19 dicembre 1875, data nella quale fu aperta al pubblico. Anche se le spese tutte per la costruzione (e, anche quelle per la ristrutturazione a seguito dei danni subiti per effetto del secondo conflitto mondiale) furono sostenute dalle famiglie Ingham e Whitaker, la struttura fa parte del patrimonio della Chiesa Anglicana d’Inghilterra, Diocesi di Gibilterra. L’organo costruito dalla ditta “JW. Walker & Sons – Ltd” di Londra fu importato direttamente dalla Gran Bretagna, ma venne suonato per la prima volta nell’ottobre 1903. Nella seconda guerra mondiale, durante l’occupazione della Sicilia, nel 1943, da parte delle truppe statunitensi, la chiesa fu usata particolarmente dalle truppe statunitensi. Il ten. generale George Smith Patton (9), Comandante della 7^ Armata degli Stati Uniti (che effettuò lo sbarco in Sicilia), donò il memoriale che commemora i militari statunitensi morti in quella occasione, che si trova depositato nell’edificio.
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Note: 1)era un luogo chiuso, ma scoperto, con caratteristiche difensive;
2)consiste nel disporre delle botti di rovere su alcune file sovrapposte, iniziando a riempire solo le botti più in alto, dopo un anno una parte del contenuto viene travasato nelle botti a livello inferiore e quelle superiori vengono riempite con il nuovo vino. In questo modo il vino delle botti più basse risulta composto da uve di annate diverse e di anno in anno si arricchisce di particolari sapori;
3)nel suo testamento, oltre ad assegnare alla moglie (Alessandra Spadafora e Colonna duchessa di Santa Rosalia) una cospicua fetta del suo ingente patrimoni, nominò eredi universali i nipoti Benjamin junior (figlio di suo fratello Joseph)) e Joseph Withaker (figlio di sua sorella Mary) di tutto il suo patrimonio … “sia nel Regno delle Due Sicilie, sia nel Regno Unito della Gran Bretagna e Irlanda, sia negli Stati Uniti d’America, sia in altro Regno e Stato, sia nell’impero della Francia ed in generale in qualunque parte del mondo e dovunque …”;
4)sir John Goodwin, console britannico a Palermo per circa 32 anni, fu autore del più ampio resoconto storico, politico ed economico del Regno Borbonico, pubblicato nel 1840 sul Journal of the statistical Society di Londra, il più importante giornale economico inglese;
5)in piazza Croce dei Vespri;
6)oltre che architetto era anche archeologo e astronomo. Si interessò degli scavi del Partenone e del Tempio di Zeus Olimpio ad Atene; contribuì alla scoperta delle antiche fondamenta della Cattedrale di Saint Paul di Londra (1677);
7)“colui che viene a me non lo respingerò”;
8)Agostino di Canterbury, (534-604) denominato l’Apostolo d’Inghilterra, il primo Arcivescovo di Canterbury; Jhon Wycliffe, (1330-1384), teologo, tradusse in lingua inglese la Bibbia, tentò riforme religiose (separazione del clero dallo Stato, correzione del sistema beneficiale per il sostentamento del clero, riforma del clero); Thomas Cranmer (1489-1556)), scomunicato dalla Chiesa Cattolica (mentre era Papa Clemente VII°) per eresia, riformatore anglicano, pose le basi della liturgia anglicana, “Martire” della Riforma protestante; Edoardo VI° (1537-1553) della dinastia Tudor, Re d’Inghilterra a 10 anni, sotto il suo regno venne trasformata in senso protestante la Chiesa d’Inghilterra; Lord William Cecil Burghley (1520-1598), uomo politico e nobile inglese, fu Consigliere di Elisabetta I^ , Segretario di Stato, Lord custode del sigillo privato, cercò di unificare le Isole Britanniche sotto la fede protestante, creò il primo servizio di intelligence; Elisabetta I^ (1533-1603), denominata “La Regina Vergine”, fu l’ultima rappresentante della dinastia Tudor, appoggiò una politica di sostegno alla Chiesa d’Inghilterra dopo i tentativi di restaurazione cattolica da parte di Maria Tudor (detta Maria la Cattolica o Maria la Sanguinaria), con lei ebbe inizio la colonizzazione dell’America settentrionale, abolì il controllo papale della chiesa di Inghilterra;
8)nato nel 1885, denominato “il generale di acciaio” fu l’artefice di brillanti operazioni militari sia in Sicilia che nelle Ardenne, grande esperto dell’impiego dei mezzi corazzati, si attribuiva, in pubblico, il ruolo del “guerriero” (pistola da cow boy con manico di avorio alla cintura), fu protagonista (il 3 e il 10 agosto 1943 durante la campagna in Sicilia) di due squallidi episodi che influirono negativamente sulla sua carriera: impose a suon di schiaffi a due soldati ricoverati in due diversi ospedali da campo, che non presentavano segni di ferite, di lasciare la branda e fare ritorno al fronte (addirittura minacciò con la pistola il secondo se non avesse immediatamente obbedito lo avrebbe giustiziato). La cosa giunse all’orecchio del comandante in capo delle truppe alleate gen. Dwight Eik Eisenhower – futuro 34° Presidente deli USA – che lo costrinse a chiedere pubbliche scuse e sicuramente lo relegò al compito di presidio della Sicilia, e alla esclusione da operazioni più importanti tra cui lo sbarco in Normandia che venne affidato al suo subordinato gen. Omar Nelson Bradley. Morì nel 1945 per i postumi di un gravissimo incidente automobilistico in zona di operazioni.