IL VERDI POPOLARE

Carmelo Fucarino

Tanto popolare La Traviata da essere l’opera più rappresentata al mondo, con migliaia di passaggi nei teatri, secondo Operabase nel 2013 629 recite, tanto per non smentire la definizione che la colloca assieme a Il trovatore e Rigoletto nella cosiddetta trilogia “popolare” verdiana. Prima assoluta al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, l’aveva preceduta di appena due mesi il 19 gennaio al Teatro Apollo di Roma Il trovatore, su libretto di Salvadore Cammarano. Lontano di due anni ancora alla Fenice l’11 marzo 1851 Rigoletto. In questa opera in tre atti come per Rigoletto era valsa la geniale accoppiata con  Francesco Maria Piave, autore quasi protagonista per Verdi con ben dieci testi fino a La forza del destino del 1862. Non meno celebre l’autore del testo originale, il romanzo del 1848, La signora delle camelie o La signora dalle camelie (La Dame aux camélias) di Alexandre Dumas figlio trasformato in dramma dallo stesso, con il quale intendeva rappresentare il demi-monde della Parigi del suo tempo. E dire che alla prima non ebbe il folgorante successo, si dice per i mediocri interpreti e per l’argomento spinto. Certo che mettere a protagonista di un amore celestiale nel quale si parla di fedeltà e castità (Duetto Pura siccome un angelo) una prostituta giustificava anche gli interventi della censura da Firenze, a Bologna, a Parma, a Napoli e Roma, fino all’espediente di ambientarla nel XVIII secolo. Per non smentire la suprema popolarità dell’opera questo inizio di anno il 12 gennaio l’opera è stata offerta da RAI5 nell’edizione del Teatro alla Scala del 2007 con la regia teatrale di Liliana Cavani e le scene del premio Oscar Dante Ferretti, sul podio Lorin Maazel, protagonisti Angela Gheirghiu, Ramon Vargas, Roberto Frontali, Natascha Petrinsky, Tiziana Tramonti. Ma ha inaugurato addirittura il 2023 con la rappresentazione all’Opera di Rimini il 1° gennaio. Il 13 gennaio è stata al Teatro Fraschini di Pavia, il 12 febbraio sarà presente al Maggio Musicale Fiorentino, maestro Zubin Methha, e regista Davide Livermore, Violetta Aida Garifullina e Alfredo Francesco Meli, Giorgio Germont Plácido Domingo, a luglio al 100° Arena di Verona Opera Festival 2023, allestimento di Franco Zeffirelli, il 23 marzo già sold out all’Opéra di Monte-Carlo ancora con la Garifullina e Javier Camarena, il 24 marzo all’Opera di Baltimore, per offrire una panoramica di rinomati palcoscenici che risuoneranno di Libiam ne’ lieti calici che la bellezza infiora, e la fuggevol ora s’inebri a voluttà. Libiam ne’ dolci fremiti che suscita l’amore». Ozioso rievocare la trama, imperniata sulla vicenda scabrosa di un amore contrastato e della tragica fine, per il male sottile che mieterà vittime nell’età bohemien. Fu nella narrativa e nel dramma la “malattia dei poveri”, certo delle prostitute, ma anche degli artisti che vivevano di digiuni nelle soffitte di Milano. Soprattutto delle peccatrici come questa tenera Violetta, ma come la Mimì di La Bohème del sommo Puccini Accanto all’altra comune e temuta “malattia romantica”, la sifilide. E dire che la tisi non aveva riguardo neppure per le ricche e  i grandi, da Orwell a Kafka, Chopin, tisico dichiarato, vittime di questo “male della modernità”. Potremmo continuare con Keats, e Pergolesi, e Orwell e Gozzano. Così la borghese di Tolstoj che nella novella Tre morti intraprende un ultimo viaggio verso climi più miti. Perciò le sortite all’estero e al sole di Sicilia nella speranza di guarire. O il Cechov, che cercava la cura nel  giardinaggio. Celebre nella narrativa Dramma intimo di Giovanni Verga che è tracciando la “breve storia ragionata della tubercolosi”: «La contessina Bice spegnevasi lentamente. Di malattia di languore, dicevano gli uni. Di mal sottile, dicevano gli altri», la linea sottile tra il “il rosso del peccato da una parte e il rosso del sangue come punizione”.  Così la «cugina Bette» del romanzo di Honoré de Balzac, colpita dalla tubercolosi in un mondo, più marcio della malattia tra erotomani, rancori e veleni familiari, parenti vendicatori. Possiamo noi più vicino ricordare sull’incombente scia di Thomas Mann e la tubercolosi (e anche altre malattie) come una condizione esistenziale della Montagna incantata il nostro Bufalino con la sua Diceria dell’untore del 1981 nel sanatorio alla Rocca ove «l’attesa della morte è una nota come un’altra». Perciò la Violetta, la “traviata” (dalla retta vita del sacro matrimonio borghese, tranne a godere dei loro piaceri e a offrirla ai maschietti come “educazione sentimentale”), incarna le angosce e i territori di una società che tremava prima della malaria, della  spagnola e del  covid, incarnava quel limite imprevedibile e invisibile che rendeva tutti uguali davanti alla morte. E non poteva che avvincere questo amore incompiuto in cui si scontrava una società classista, presente in ogni parte di Europa (o del mondo?), e il male oscuro che tutti uguagliava, l’angelo  sterminatore della predica di Padre Peneloux che in La peste di Albert Camus segnava come castigo divino: «Guardatelo, questo angelo della peste, bello come Lucifero e fulgido come il male, in piedi sui tetti, la mano destra a stringere lo spiedo rosso all’altezza della testa e la mano sinistra a indicare una delle vostre case». Certo la donna perduta che balla con la borghesia era scandalosa, ma ugualmente e forse più il pentimento del nobile («Troppo rimorso l’alma mi divora… Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto…») in seno ad una società perbenista e moralista, con la ferrea barriera delle classi sociali, i ricchi gaudenti del carnevale che impazza e i miseri che sono respinti e si spengono nell’estremo abbandono. L’edizione palermitana del Massimo, dopo il rituale, ma sommamente dovuto ricordo e minuto di silenzio confermato dal commosso applauso per Biagio Conte, il faro della fratellanza che splende su Palermo, nel lutto cittadino dichiarato con il palco reale che resta vuoto e oscurato nel giorno dei suoi funerali, si apre con un tutto esaurito, il sold out, nonostante replica del 2017 e 2019 della prima e di tutte le repliche a conferma del gradimento dell’opera ancora nel 2023 nella società della cibernetica e del metaverso della realtà virtuale a partire dall’iperreale di Baudrillard. Una vicenda così semplice e di una ovvietà sconcertante e di consuetudini ormai preistoriche ha superato con successo la prova della sala. Esiste al di là della iperrealtà una sensibilità che sfida i secoli e le tradizioni, il pathos e i sentimenti, eppure questa sera sorprendente la presenza di tanti giovani. Abbiamo nelle orecchie le offese di certe musiche moderne che vanno forte, eppure ancora quel motivetto, quasi un vero refrain popolare che si spande per tutta l’opera dall’ouverture o preludio ad ogni movimento alto e significante ammalia ancora e commuove e spinge a calorosi applausi, nonostante qualche svista dei protagonisti cantori. E come non si può perdonare una Nino che nasce nel 1983 a Tbilisi in Georgia che di italiano forse conosce quello agli italiani ignoto della metà dell’Ottocento, per di più il letterario di Piave ed altri (Ah, se ciò è ver, fuggitemi / solo amistade io v’offro:). Eppure l’appassionato padre e il giovane amante ci fanno ancora simpatia e sono sommersi da applausi, nello splendore delle scene, ma anche nella varietà cromatica dei vestiti, tra moderno e belle époque. E perciò Libiamo ne’ lieti calici, Parigi o cara

Tabellone allestimento Teatro Massimo: Direttore Carlo Goldstein, Regia Mario Pontiggia, Scene Francesco Zito e Antonella Conte, Costumi Francesco Zito.

Protagonisti: Violetta Nino Machaidze – Giorgio Germont Roberto Frontali

Alfredo Saimi PirguFlora Tonia LangellaGastone Blagoj NacoskiIl Barone Douphol Italo ProferisceIl marchese d’Obigny Luciano Roberti –  Il dottor Grenvil Andrea Comelli –
Annina Francesca Manzo

Sull’edizioni al Massimo mie riflessioni in Novecento, Rivisitazioni tra lirica ed opera (2009-2022, ed. Thule, Palermo 2022, pp. 85, 137, 307.

Online Oggi si replica Traviata – Lions Palermo dei Vespri, https://www.bing.com/search?q=carmelo+fucarino+traviata+verdi&qs=NWU&pq=carmelo+fucarino+traviata&sk=NWU1&sc=8-

 

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