PAROLA DI DANTE
Gabriella Maggio
Fantasia
E se le fantasie nostre son basse
a tanta altezza, non è maraviglia;
ché sopra ’l sol non fu occhio ch’andasse.
(Paradiso X, 46)
E se l’umana capacità di immaginazione non è all’altezza di una tale visione, non c’è da stupirsi, perché mai sguardo umano potè raggiungere il sole. Nel quarto cielo, quello del Sole, Dante sullo sfondo della luce più intensa che mente umana possa immaginare distingue dodici anime di filosofi e teologi famosi. Fantasia , dal greco φαντασία, derivato di φαντάζομαι , io appaio, da cui il latino phantasĭa, è nella dottrina scolastica aristotelico-tomistica, la “facoltà immaginativa”, che all’intelletto fornisce le immagini: riflessi, fantasmi sensibili, da cui per astrazione deriva la conoscenza. L’alta fantasia, compare per la prima volta nel Purgatorio (XVII, 25), al centro esatto della Commedia,e ritorna un’altra sola volta nei versi finali del poema (Paradiso XXXIII, 142): “A l’alta fantasia qui mancò possa”. Anche la parte più elevata della mente speculativa, pur slegata dall’esperienza dei sensi e dall’imperfezione terrena, è costretta a fermarsi sul bordo dell’intuizione contemplativa della pura luce. Non può trattenere la visione perfetta, del mistero divino.