KAISERREQUIEM APRE LA STAGIONE LIRICA DEL MASSIMO DI PALERMO

Gabriella Maggio

Ph. Teatro Massimo

Martedì 8 novembre alle 20.30 si è aperta la stagione del Teatro Massimo di Palermo con Kaiserrequiem creazione originale di Omer Meir Wellber e Marco Gandini, elegante sintesi del Der Kaiser von  Atlantis  musica  di Victor Ullmann, libretto di Peter Kien e la Messa da Requiem K 626 di W.A.Mozart. V. Ullmann compose la sua opera nel lager di Theresienstadt : «Devo sottolineare che Theresienstadt è servito a stimolare, non a impedire, le mie attività musicali; che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei fiumi di Babilonia a piangere; che il nostro rispetto per l’Arte era commensurato alla nostra voglia di vivere, scriveva Hullmann. Ed io sono convinto che tutti coloro, nella vita come nell’arte, che lottano per imporre un ordine al Caos, saranno d’accordo con me». Nel lager  c’era un’intensa vita culturale, dapprima clandestina, in seguito approvata dalle SS. Ma Der Kaiser von  Atlantis , dopo un periodo di prove  non fu mai rappresentata, perché era chiaro che il  Kaiser era la parodia di Hitler. Kaiserrequiem  intreccia per la prima volta due capolavori accomunati dal tema dell’incompiutezza e della morte, ma anche della resistenza e dell’amore, il senso più profondo dell’arte che eleva l’umanità oltre i suoi limiti, come ha detto il Sovrintendente Marco Betta.  L’opera è composta da quatto quadri, dopo un breve prologo che presenta i personaggi, nel primo quadro la Morte ed Arlecchino si rammaricano perchè gli uomini moderni non danno più senso alla vita e alla morte; nel secondo il Kaiser nel suo palazzo vuoto dà ordini per telefono e  apprende che si è  diffusa   una misteriosa epidemia per cui non muore più nessuno; nel terzo un soldato ed una ragazza s’incontrano nel campo di battaglia e s’innamorano; nel quarto il Kaiser accetta di essere la prima vittima della Morte, che solo a questo patto riprenderà il suo ruolo. Fondamentale in Kaiserrequiem è la danza che  ha coinvolto il Corpo di ballo del Teatro diretto da Jean-Sébastien Colau , per le coreografie di Marco Berriel e  dello stesso Colau  per il “Tuba mirum”. La danza come  resistenza contro l’oppressione, grido di libertà di corpi e anime, come sottolinea Marco Berriel: “Ballare come salvagente dell’essere umano, ballare per preservare quello che siamo, ballare per rimanere in piedi davanti all’abisso della barbarie e all’orrore”.  In scena anche video ed effetti speciali. Buone le prestazioni di tutti i cantanti . Elevata come sempre la prestazione dell’Orchestra  diretta da  Omer Meir Wellber  e del Coro guidato da  Salvatore Punturo. Kaiserrequiem è risultato un armonioso ed originale amalgama di forme d’arte che ha trascinato  il pubblico in un applauso di dieci minuti. “Io credo che oggi il teatro – dice  Omer Meir Wellber – per assolvere al proprio ruolo abbia bisogno di questo tipo di progetti che implicano creatività e libertà. Dopo il Covid sono cambiati i codici della comunicazione e della creatività, è cambiato il medium del teatro, alcune cose sono più facili da fare e sono accettate con più apertura dal pubblico, anche da quello più conservatore. In questo modo di far teatro io vedo il futuro. Questo è un progetto di apertura che al tempo stesso ci porta a recuperare la storia, valori molti importanti in alcune situazioni che rischiano di essere dimenticati”.

 

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