NABUCCO CONCLUDE LA STAGIONE 2022 DEL TEATRO MASSIMO DI PALERMO
Gabriella Maggio
Ph. Rosellina Garbo
Teatro al completo in tutti gli ordini di posti per il Nabucco di Giuseppe Verdi, libretto di Temistocle Solera, già in cartellone nel marzo del 2020, sospeso a pochi giorni dal debutto a causa del Covid. La vicenda trae spunto dal libro di Daniele, che narra del re di Babilonia, Nabucco, che conquista Gerusalemme e deporta il popolo ebraico. La grande attesa del pubblico palermitano è stata ricompensata dalla bella realizzazione dell’opera in tutte le sue parti. La regia di Andrea Cigni abbandona il carattere risorgimentale, assunto nel tempo dall’opera, fondato sulla contrapposizione tra oppressore e oppresso a vantaggio di una visione intima del dramma che vivono i personaggi. “Nel riflettere sul senso dell’opera – dice il regista – non è l’aspetto monumentale che mi colpisce, né il carattere risorgimentale che le è stato attribuito e meno che mai il contrasto tra due popoli. Vorrei piuttosto raccontarne l’aspetto intimo e teatrale, forse meno evidente rispetto alla grande quantità di interventi corali, ovvero il dramma di Abigaille, figlia illegittima di Nabucco e sorellastra di Fenena. Questo è a mio avviso il motore drammatico fondamentale che descrive dinamiche molto più stimolanti rispetto all’analisi oppresso/oppressore, ebreo/nazista, cultura dominante e cultura soccombente”. E quindi sulla scena vediamo rappresentata la bramosia del potere che assimila Abigaille e Nabucco; l’amore conteso per Ismaele che contrappone Abigaille , nata schiava, a Fenena, figlia di re . Sobrie ed incisive le scene di Dario Gessati che si armonizzano con le luci di Fiammetta Baldiserri e i costumi di Tommaso Lagattola. Eccellente il Coro, guidato da Salvatore Punturo, elemento centrale dell’opera, che ha il ruolo di un vero e proprio personaggio che vive i fatti, la sconfitta, la libertà perduta e la vittoria finale espressa nell’inno “Immenso Jeovha”, che chiude l’opera con il lieto fine. Sul podio dell’Orchestra il Maestro Francesco Lanzillotta che manifesta tutta la sua esperienza di belcanto nel misurare i volumi dell’orchestra con diversi passaggi in pianissimo che sottolineano il pathos della scena o talvolta scava con raffinata eleganza nelle emozioni dei personaggi. Per il coro “ Va, pensiero, sull’ali dorate”, Lanzillotta ha scelto un tempo leggermente più andante del solito, insistendo su toni intimi e profondi che l’hanno reso più patetico e suggestivo. E giustamente il pubblico ha chiesto a gran voce il bis. All’altezza dell’ottimo livello dell’Orchestra del Teatro Massimo le voci di Ewa Plonka, una Abigaille impeccabile nel definire l’animo combattuto dell’eroina, tagliente negli acuti, sicura nel controllo del fiato nei cantabili, intensa nei pianissimo. Pari il livello di Roman Burdenko,Nabucco, bravo nell’accurato fraseggio e nella gestualità da attore. Alla convincente interpretazione di Silvia Beltrami, Fenena, non si affianca quella di Vincenzo Costanzo, Ismaele, che appare piuttosto forzata. Buone le interpretazioni degli altri personaggi, Luciano Roberti, nel ruolo del Gran sacerdote di Belo, Blagoj Nacoski, nel ruolo di Abdallo, e Elisabetta Zizzo, nel ruolo di Anna.
Il grande successo dell’opera al Teatro Massimo ne conferma il valore già apprezzato dal pubblico nella prima rappresentazione alla Scala il 9 marzo del 1842 col titolo Nabucodonosor, successivamente italianizzato in Nabucco.