MARIA MESSINA SCRITTRICE
Gabriella Maggio
Maria Messina è stata una scrittrice siciliana. Le sue opere raccontano la condizione femminile nell’Italia del primo Novecento, in particolar modo in Sicilia. Nel primo romanzo, Alla deriva , edizioni Treves 1920, descrive la società provinciale emarginata, perbenista, passiva, rassegnata, stagnante, anonima, che rende la donna una “vinta” tra i “vinti”, inchiodandola in una condizione di muta e drammatica subalternità, che costituisce la cifra originale della sua ispirazione narrativa. La memoria letteraria della scrittrice, sebbene abbia una discreta produzione di romanzi, racconti e letteratura per ragazzi, è stata lacunosa se si eccettua il giudizio di G.A. Borgese: “Di onesta e modesta fantasia, questa provinciale, aliena da pervertimenti sensuali, da smanie sentimentali e da ambizioni teoriche”. Riscoperta da Leonardo Sciascia, Maria Messina è oggi considerata una delle più importanti autrici della letteratura italiana. La casa editrice Sellerio, ristampandone le opere ha dato l’occasione di una sua rilettura. Le scarne notizie biografiche sono tramandate dalla nipote Annie, dal carteggio con l’editore Bemporad e con G. Verga col quale mantenne una decennale corrispondenza raccolta in Un idillio letterario inedito verghiano ,lettere inedite di Maria Messina a Giovanni Verga –Catania –Greco. Dalla corrispondenza col Maestro emergono la profonda fragilità e insicurezza di Maria Messina ma anche la sua tenacia e ostinazione per coronare il suo sogno di essere pubblicata e riconosciuta come scrittrice di talento. Verga non nascondeva alla “piccola amica lontana” le difficoltà di farsi strada nel mondo letterario, dove ci volevano “buone gambe”. Maria Messina nasce ad Alimena (Palermo) il 14 marzo 1887, vive isolata in famiglia, non frequenta la scuola ma riceve una istruzione domestica sotto la guida della madre e del fratello, che la incoraggia nella sua precoce vocazione letteraria. L’allontanamento dalla Sicilia, per i trasferimenti del padre, nominato Ispettore Scolastico, accentua il suo isolamento. Il suo rapporto con il reale dà al suo “verismo” l’impronta di chi osserva la vita ma non la vive e ricalca nei tratti scritturali minimali lo stile del Maestro. Il suo ultimo intervento risale al novembre 1929 nella rubrica “Confidenze degli autori” sulla rivista “L’Italia che scrive”. Muore per i disagi dello sfollamento in una casa di contadini il primo gennaio del 1944 nella località di Masiano in Toscana.