SPORT E CITTADINANZA
Pino Morcesi
Attualmente sono diverse migliaia i giovanissimi atleti italiani di seconda generazione senza cittadinanza, gli equiparati come sono chiamati, che non possono essere chiamati a disputare le gare in Nazionale. Per loro le gare non si svolgono soltanto negli stadi, ma anche fuori nel mondo di ogni giorno, che impone loro dolorose battute d’arresto. Eppure questi ragazzi frequentano le nostre scuole, parlano la nostra lingua, spesso anche il dialetto o lo slang del paese o del quartiere. Studiano i nostri autori e attraverso questi assimilano la nostra cultura. Per tutto questo sarebbe auspicabile una svolta legislativa che conceda la cittadinanza a coloro che hanno frequentato regolarmente almeno cinque anni d’istruzione in uno o più cicli scolastici. È il cosiddetto ius scholae, che ancora trova resistenze nella classe politica e che potrebbe diventare volano dello sviluppo della società.