PAROLA DI DANTE
Gabriella Maggio
Cometa
Così Beatrice; e quelle anime liete
si fero spere sopra fissi poli,
fiammando, volte, a guisa di comete.
Paradiso XXIV, 12
Il termine deriva dal latino cometes, a sua volta dal greco κομήτης , letteralmente dotato di chioma. Indica propriamente un corpo celeste formato da una testa luminosa e da una “chioma” nebulosa che si prolunga in una o più code quando si trova nelle vicinanze del sole. Nella Commedia si legge un’unica volta, in rima, nella similitudine che accosta le scie di tali spettacolari corpi celesti al fiammare delle “anime liete” che Dante ammira nel Cielo delle stelle fisse. Un riferimento alle comete si rileva anche nel Convivio, dove la visione dell’astro appare premonitrice dei rivolgimenti politici della città di Firenze: “in Fiorenza, nel principio della sua destruzione, veduta fue nell’aere, in figura d’una croce, grande quantità di questi vapori seguaci della stella di Marte” (II, 13, 22). Studi recenti hanno rivelato che si trattò della cometa di Halley, che Dante e i suoi contemporanei poterono ammirare nell’autunno del 1301.
Giotto la rappresentò nella Cappella degli Scrovegni .