COME NINFEE DI MARIELLA CARUSO Spazio Cultura edizioni
Gabriella Maggio
Di fronte all’attuale perdita di senso del riferimento a un sistema di valori condiviso o condivisibile, la poesia ci parla di ciò che non abbiamo, della mancanza che fonda il nostro essere nel mondo. Dalla sua posizione di ascolto, il poeta giunge a verificare la propria insufficienza di lettore a cui sfugge il senso finale in opposizione a quello che appare l’universo della comunicazione dominante, l’impero del pensiero unico economico e computazionale. Ma la poesia trova il proprio senso ultimo proprio nella resistenza alla “barbarie”, forte e orgogliosa della propria inattualità, perché ogni autentico atto poetico è un atto di resistenza. Gelsomini, pomelie, ciclamini, fiori di pesco, rose, erba, girasole, e poi ala d’angelo, vento, mare, aria, luce, stella,aquila, farfalla, iena dicono che la modalità con cui la poetessa Mariella Caruso si pone rispetto al mondo e alla natura è di tipo riflessivo, fondato su metafore e analogie. La natura e i suoi elementi sono colti nella loro mobilità e mutabilità come l’aria e l’acqua, gli aspetti più animati e facilmente umanizzabili. Anche quando si rivolge all’oggetto d’amore, considerato nel riflesso dell’inattingibile e indicibile, l’attenzione prevalente dell’autrice è all’io, unico elemento di una realtà effettuale in un mondo ridotto a soggettività. Rime e assonanze interne a eco, accentuano la musicalità dei versi liberi : remare, remare e sempre mare. La parola poetica si fa musica per giungere all’orecchio più fine, fissa sulla pagina l’attimo in cui si manifesta il lampo dell’ispirazione per procedere poi a tradurre in parole la sensazione originaria ed il suo trascorrere in uno scarto dal senso comune, così caratteristico della poesia di Mariella Caruso. Il titolo “Come ninfee”rimanda a una poesia della silloge : Come ninfee in letti nasciamo che allude alla vita nelle sue diverse età , il momento della nascita, della vita adulta e della vecchiaia. Come le ninfee s’adagiano e vivono nell’acqua stagnante, gli uomini, che pure sono creature d’acqua, nascono, vivono e muoiono nei letti. Ma non tutti hanno un letto, si chiede il poeta : un letto per tutti/il mondo ce l’avrà? La poesia di Mariella Caruso si protende all’assoluto e non può ignorare la sofferenza umana,l’esclusione, la malvagità e perciò si mostra solidale e comprensiva rivolgendosi a tutti : Scriverò per dire, siamo vivi. Ed è l’amore per la vita che la poetessa rivela anche nei momenti di più intensa sofferenza : non vivere , eppure dire:andiamo. La silloge si compone di tre sezioni, Come ninfee, Fughe, Ti parlo, Signore. Mentre la prima sezione tratta il rapporto dell’autrice con la complessità del mondo della natura e degli uomini, in Fughe il tema si combina , creando un effetto contrappuntistico, con eventi che la toccano in maniera molto diretta, come la morte del figlio, il Natale, la madre. La terza sezione Ti parlo, Signore sviluppa propriamente il tema del rapporto con Dio : Ora cerco il tuo volto/ e la tua mano a reggere il mio cuore. È un rapporto problematico e intenso : Cristo che mi rigetti, / dov’è il mio angelo custode ?…..Trovarti e poi perderti che esprime una religiosità tutta umana e sincera. La sincerità del sentimento e la chiarezza del linguaggio sono i tratti connotativi della silloge.