UN’ANIMA DI NAPOLI
Gabriella Maggio
“Io sono nato a Napoli nel 1922, in una città che ha molti volti e che recita se stessa; dove è ambigua, come in ogni recita, la linea di demarcazione tra vero e falso“, Napoli è “qualcosa che da sempre eccede i suoi stessi confini geografici, culturali ed antropologici ” diceva Raffaele La Capria per descrivere il suo legame mai interrotto con la città rappresentata come metafora del mondo, perché qui si è fermata la mia immaginazione. Vincitore del Premio Strega nel ’61 con Ferito a morte, si è dedicato oltre che alla narrativa e alla saggistica alla sceneggiatura di film importanti come Le mani sulla città di Francesco Rosi. Ferito a morte è stato considerato dalla critica il romanzo di formazione italiano. La “ferita“, riconoscibile in tutte le sue opere, è perdita e disorientamento, distacco e disinganno, è generata dalla città rappresenta con sguardo critico, ma non amaro e disperato. Raffaele La Capria ha rappresentato uno di quei rari punti d’incontro in cui una storia individuale incrocia un’esperienza collettiva, la storia del Paese: “La vita è ciò che accade mentre ci occupiamo d’altro”. È scomparso a pochi mesi dal compimento di cento anni.