IL SANGUE DELLA MONTAGNA
Gabriella Maggio
L’uomo e la Montagna, un itinerario di coesistenza e di sopravvivenza tra ammirato stupore e sgomento, audacia, ὕβϱις a volte, e fatalismo inerte. Troppo e troppo poco è l’uomo di fronte a lei ora accogliente e amorosa, ora indifferente e crudele, segno invalicabile del limite che irride il sogno d’onnipotenza dell’uomo tecnologico. Questo il tema fondante de “ Il sangue della Montagna”, edito da La nave di Teseo, modulato attraverso la puntuale anatomia psicologica dei personaggi principali Marco e Paola a cui Massimo Maugeri dà voce narrando in terza persona la storia dell’uomo, in prima quella della donna, con un interessante movimento stilistico esterno/ interno che richiama ancora lei, la montagna, che sta sulla superficie eppure è collegata con l’interno della crosta terrestre. Le vite di Marco e Paola s’incontrano per mezzo di don Vito Terrazza un carismatico poeta, portentoso intagliatore di tartarughe in pietra lavica. I due personaggi sono tormentati da eventi dolorosi non ancora rielaborati che minano il senso della loro vita e compromettono le relazioni con gli altri. Marco è ossessionato da un incidente che l’ha coinvolto insieme all’amico d’infanzia Alberto sulle pendici della Montagna per un’improvvisa eruzione. Paola dalla morte improvvisa del marito e dallo scontro incessante e senza soluzione con la figlia Silvia. Entrambi hanno progetti economici impossibili da realizzare, Paola ha la Pastarealeria in cui sperimenta la sua teoria economica “Economia umana” e Marco l’azienda MCLavArt che lavora la pietra lavica fondata con lo scopo di ricavare dalla lava denaro sufficiente per compensare le perdite economiche inflitte dalle eruzioni vulcaniche. Entrambi sono destinati a scontrarsi col mondo spietato dell’economia e non riescono a trasformare le utopie in speranze e le speranze in mete il più possibile raggiungibili, non sanno convivere con il dolore ed i sensi di colpa, in una parola non riescono ad accettarsi come sono. Il mondo che sta sulla superficie è ingannevole e perturbante, ma è possibile affrontarlo, suggerisce Massimo Maugeri nelle vicende dei suoi personaggi, attraverso uno scavo interiore che giunga a ritrovare il ritmo naturale della montagna, percependone l’energia e liberandola, come fanno don Vito e Padma, che scolpiscono con sapiente amore le tartarughe, simbolo dell’adeguarsi per sopravvivere. L’arte di scolpire tartarughe corrisponde simbolicamente all’atto dello scrivere,inteso come ascolto di sé stessi e del mondo circostante. Marco comincia a scrivere su consiglio del suo psicoanalista e continua a farlo, pur avendo interrotto le sedute, nel tentativo di governare il magma interiore. Paola, docente di letteratura italiana all’università, a cui affianca la passione per l’economia, invece raccoglie frasi di scrittori e filosofi sulla scrittura e sulla letteratura. Nello svolgimento della trama Paola riordinerà il diario di Marco Riflessioni estemporanee di un pragmatico sognatore. La scrittura per Paola acquisterà il senso della sopravvivenza come per Silvia: Ho imparato a credere nella scrittura. Nel suo potere taumaturgico. Ci credo davvero. Molto più di un tempo. Non brucio più le mie carte. Le mie istantanee mentali. Adesso le deposito. Per farle germogliare. Sulla pagina. Massimo Maugeri attraverso Paola e Silvia ci dice che cosa per lui rappresenta la scrittura, ci dà notizia della sua biblioteca, degli autori che hanno forgiato il suo modo di guardare il mondo, testimonia la sua consapevolezza di appartenere a una tradizione letteraria codificata e riconosciuta. Il romanzo si svolge in un arco temporale ampio, dall’antefatto del 23 aprile 1983 al 2018, nei luoghi prossimi alla Montagna che manifesta con costanza la sua vitalità con boati ed eruzioni di lava. Sulle sue rocce si riflettono i sogni, i ricordi dei personaggi e i fantasmi che li accompagnano : I fantasmi esistono…Si nascondono sotto il peso delle delusioni tra i dubbi di un futuro nebuloso, dentro gli spasmi scatenati dalle nostre ansie, nelle emozioni suscitate da oggetti custoditi come reliquie. Vivono nelle storie inventate e in quelle reali. In quelle scritte e in quelle lette…In quei luoghi rivivono antiche storie soffuse da un’aura magica e sapienziale che convive con lo scientismo contemporaneo. L’uno complementare dell’altro. Padma con la sua spiritualità e Silvia col suo “ algido distacco…che tende all’indifferenza”. Come è consuetudine nei romanzi di Massimo Maugeri la musica fa da controcanto alla storia e ne esprime il senso lirico sotteso, in particolare La vie en rose e Somebody to love. Il sangue della Montagna si legge con interesse, scorre piacevolmente sostenuto dallo stile piano e dalla suspence ben calibrata che rimanda ritmicamente da un capitolo all’altro. Il disagio esistenziale dei personaggi ci parla di noi, delle nostre ansie e paure, ma ci dà anche una possibile soluzione, rifiutare il fatalismo, Tutto dà e tutto toglie, tutto toglie e tutto dà, e accettare i propri buchi neri.