VIRGILIO ESOTERICO
Segni di culti misterici- Saggio di Carmelo Fucarino. Carlo Saladino Editore
Gabriella Maggio
Virgilio si pone sulla strada di Omero ma ha intendimenti diversi. Non esprime nell’Eneide il destino di un eroe, ma di un popolo che ha l’ambizione di regere imperio populos…pacisque imponere morem,/parcere subiectis et debellare superbos. Agli occhi dei Romani la loro storia, attraverso l’Eneide, acquista un senso chiaro, evidenzia un destino, il fatum. La pax augustea si salda, chiudendo il cerchio, col mitico passato di Enea. Anche per questo motivo l’Eneide doveva sopravvivere, pure se incompiuta, contro il volere ultimo del suo autore. Perché Virgilio aveva cantato e vivificato le verità e la serenità della vita agreste, aveva integrato in un autentico sistema diverse tesi filosofiche per restaurare le tradizioni più venerabili di Roma in virtù delle forze ancora in esse racchiuse. Tutto questo era indispensabile a Augusto. Ma Virgilio è stato anche l’uomo che ha avvertito in sé con timore l’ansia e la crudezza dei tempi. Ed è il consimile sentimento tragico del proprio tempo sul crinale di un nuovo millennio che ha spinto uno studioso come Carmelo Fucarino a condividere col poeta latino l’esigenza di scoprire il mistero che ci rende tanto fragili ed a comporre il dotto saggio Virgilio esoterico,segni di culti misterici edito da Carlo Saladino. Lo studioso del mondo antico valorizza e mette bene in luce proprio questo aspetto esistenziale del poeta latino, argomentando con logica serrata e dovizia di documentazione. “ Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” diceva infatti Italo Calvino in Perché leggere i classici . Con la già nota acribia filologica Carmelo Fucarino ripercorre l’opera virgiliana Bucoliche, Georgiche, Eneide per far emergere il loro carattere espressamente mistico, in particolare analizza il poema dove si manifesta la ricerca dell’origine dell’esistenza che si esprime nel “nostos”, cioè nel ritorno alla Ur-Grund, alla terra primigenia. Ma l’avvicinamento alla νέκυια di Omero e la successiva interpretazione cristiana hanno portato a sottacere o trascurare il carattere mistico originario dell’Eneide. È stata anche trascurata la vera intuizione di Dante che al di là della forma epica …sentiva l’esperienza virgiliana come “catabasi”, cioè come ricerca delle proprie origini e spiegazione dell’esistenza in termini divini e perciò eterni. La deviazione , la trasformazione” cristiana” portava a stupirsi del profeta, ma vietava di intravedere la reale portata del suo messaggio. In questa ambiguità e nella mistificazione profetica non si accettò e perciò non si indagò sul misticismo pagano, vibrante di catarsi, di rigorismo etico, di fede nella salvezza e nell’immortalità per i puri…(p. 44). È questo l’impegno assunto da Carmelo Fucarino e portato a compimento nel saggio che intende sceverare gli elementi orfico-pitagorici adombrati o esplicitati nelle opere virgiliane, l’horror che sconvolge l’animo e il corpo , che blocca davanti al mistero. Nel mondo virgiliano la felicitas non nasce dall’orgoglio epicureo di comprendere l’universo con la scienza, ma dalla beatitudine del “ mista”, dell’iniziato, di chi rinasce come le api e gode di una serena alacrità come il vecchio di Corico:
Hic rarum tamen in dumis holus albaque circum
lilia verbenasque premens vescumque papaver
regum equabat opes animis
( Georgiche, IV, 130-32)
Il IV libro delle Georgiche rivela la certezza del divino che dà senso all’umana fatica se si conosce il vero senso delle cose per avere visto i segreti del cosmo. Il mito non ha più un valore eziologico, ma è rito del mistero. E in questa prospettiva di condivisione della emozione e intensa partecipazione alla cultualità si deve leggere la sintonia tra l’antico Virgilio ed il moderno autore : Rivivo la mistica impressione di primaverile allegria, quando ragazzo con i calzoncini corti mi inebriavo del profumo di verde e di fiori dietro la processione , che si snodava festosa fra i campi nel giorno dell’Ascensione da una chiesetta rurale…( p.102) Nella catabasi di Enea, narrata nel VI libro dell’Eneide, il fatum di Roma si intreccia con le credenze filosofico-religiose sul destino dell’anima umana : la metempsicosi, necessaria a giustificare la visione da parte di Enea delle anime degli eroi romani di là da venire, è infatti parte integrante di un’interpretazione mistica del destino dell’uomo intessuta di profonda spiritualità, che si fonda sulle dottrine orfico-pitagoriche, tramite la rilettura platonica. L’atmosfera mistico-religiosa e sacrale in cui il libro è immerso si presenta tuttavia in due forme sostanzialmente diverse: nella prima parte l’atmosfera è quella arcana e tenebrosa, ora paurosa ora malinconica, nella seconda parte, dedicata all’incontro di Enea con Anchise, l’ambiente diventa quello sereno dei campi Elisi. Il sublime risultato poetico nasce da diverse sollecitazioni culturali e spirituali che creano un senso di profondo mistero. Dal cap. IV del saggio Virgilio mago e taumaturgo Carmelo Fucarino tratta, con l’usuale ricchezza di fonti, di come si costituisce nel Medioevo a Napoli la figura di Virgilio taumaturgo. Nella città il poeta era vissuto a lungo, preferendola al frastuono romano, e lì, sulla strada per Pozzuoli era stato seppellito. Presto cominciò ad essere invocato come un “santo” , prima dell’affermazione del culto di S. Gennaro. Si raccontava che avesse costruito diversi talismani per proteggere la città e su queste leggende molti scrittori hanno fantasticato anche fuori dall’Italia. Il saggio si conclude col testo dell’anonimo autore di Troyes del Renart le contrefait, vissuto nella prima metà del ‘300, che racconta della terribile vendetta che Virgilio prese sulla figlia dell’imperatore di cui si era perdutamente innamorato e che lo aveva pubblicamente sbeffeggiato. Virgilio esoterico è un’opera dotta che molto arricchisce la bibliografia virgiliana.