VAE VICTIS!

(Livio, ab urbe condita V, 48)

Carmelo Fucarino

Fu la spada del gallo senone Brenno ad aggravare il peso dell’oro come tributo per la conquista di Roma del 390 a.C., simbolo della giustizia del vincitore di tutte le guerre. Così attuale appare la risposta di Camillo Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria. Fino allo scorso ieri nel battage ossessionante contro il COVID19 si bandì l’”igiene, sola guerra del mondo” e anche per lui, come in ogni antitesi socio-politica odierna, si proclamò la “guerra al virus”, “guerra globale al nemico invisibile”, seguita da efficienti e immancabili quotidiani “bollettini di guerra”, con i medici “al fronte della sanità”, le infermiere dormienti “eroine”, nella guerra “lunga con tutte le armi disponibili”, fino al “bazooka da quattrocento miliardi”, una “vera e propria potenza di fuoco”, cadenzata da guerre tra partiti personali e fuoco amico. Ormai ogni antitesi si guerreggia, anche sulla pipì dell’amato cane. tutto è solo battaglia, parte di tante guerre vere ed infinite, ignorate, ma che infiammano regioni del mondo poco interessate. Questo è il linguaggio dei media, anche quando si acclama la pace con invio di armi. Questa è la guerra con e per la Finanza. Cominciò Marinetti con l’arcinota “guerra, sola igiene del mondo”, poi il 20 nov. 1918 il nostro presidente del Consiglio Orlando proclamò, “questa  guerra è al tempo stesso la più grande rivoluzione politico-sociale, che la storia ricordi” più della rivoluzione francese, giudizio fotocopiato da Salandra. Perciò Mussolini sul suo Popolo d’Italia citò Blanqui, “Chi ha del ferro ha del pane”, e si associò a Napoleone, “la rivoluzione è un’idea che ha trovato delle baionette” e di proprio dichiarò, «la guerra ha chiamato le masse proletarie a gran voce alla ribalta. ha spezzato le loro catene». Sappiamo come andò a finire. Si fondò la Società delle Nazioni (SDN) o Lega delle Nazioni alla Conferenza di pace di Parigi del 28 giugno 1919, voluta dallo statunitense Woodrow Wilson, perciò insignito del premio Nobel per la pace 1919. Occorse una seconda guerra mondiale per ritrovarci allo stesso punto del suo inizio. Ancora con una Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) del 25 giugno 1945, che non ha evitato le successive guerre distruttive, nella impotenza ed inutilità e nella previsione o nella minaccia di una terza. Stesse procedure e stesso linguaggio. Allora la terribile spagnola o grande influenza (virus H1N1) tra il 1918 e il 1920 con qualche centinaio di milioni di morti e la successiva guerra del pane, anche in via Maqueda a Palermo. Cosa insegna la Storia e chi impara da lei? Impedirà l’iterazione delle stragi? Mai avvenuto nella barbarie umana che ha inventato dall’età della freccia nuove tecniche di assassinio, più micidiali, ma con identici risultati, l’annientamento del “NEMICO”. Così il nostro Salvatore Quasimodo, Premio Nobel 1959:

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

Quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi».

Uomo del mio tempo in Giorno dopo giorno, Milano, 1947.

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