LE DONNE LO DICONO
Racconti di Lucia Lo Bianco –SwanBook Edizioni
Gabriella Maggio
Emozioni, assenze, sentimenti, consapevolezza, violenza caratterizzano il mondo femminile di “Le donne lo dicono” di Lucia Lo Bianco, SwanBook, Edizioni. L’angolo di visuale da cui Lucia Lo Bianco da donna osserva il mondo femminile non è quello della femminista antagonista degli uomini, ma quello di chi vuole far comprendere meglio le donne alle donne e agli uomini. Il multiverso femminile che la scrittrice descrive nei dodici racconti, che formano la raccolta , vuole contribuire anche ad una diversa e più matura considerazione del ruolo della donna nella società e nel privato; vuole essere un antidoto alla violenza che le donne subiscono da parte degli uomini, ma talvolta anche da parte delle altre donne. È evidente l’impegno di comprendere, se è possibile, il senso della vita nelle diverse combinazioni che il caso, motore della storia, predispone per ciascuna. Il titolo della raccolta è già significativo. Le donne dicono no, lo sanno dire. Non sono succube. Anche se talvolta non basta a salvarle. Come si legge nel primo racconto in cui la runner protagonista non riesce a finire la sua corsa lungo il mare. Tutte le protagoniste si muovono nella società contemporanea, sono sportive, lavorano, affrontano a viso aperto gravi malattie, superano disagi psicologici, colgono al volo la magia di un momento, di un incontro inaspettato. Ma l’amore e la gioia sono appena intravisti, sono soltanto allusi. Donne e uomini, sono colti in un gesto, un’azione o in una situazione precisa, da cui la scrittrice dipana l’ambientazione e la caratterizzazione psicologica attraverso l’uso del discorso indiretto libero. La narrazione inizia senza mediazioni e transizioni, il paesaggio e le abitudini dei protagonisti riportano al campo dell’esperienza contemporanea. Lucia Lo Bianco non giudica né interpreta, descrive con realismo. Nella narrazione c’è sotteso il riferimento autobiografico, unito talvolta a echi letterari. Ne è un esempio La sconosciuta rispose, per il titolo icastico e letterariamente allusivo, e per il personaggio maschile che osserva dal balcone una donna, simile a J. Alfred Prufock di T.S. Eliot che ”misura la vita coi cucchiaini di caffè”.