LAPIDI SEPOLCRALI IN MEMORIA DI ANNA E DROGO GENITORI DI GRISANTO
(Francesco Paolo Rivera *)
Nella Galleria Regionale della Sicilia, nel Palazzo Abatellis, via Alloro (una delle vie più antiche della città – ruga nova de Alemannorum), è conservata una lapide funeraria in marmo bianco delle dimensioni di cm. 17×22 con epigrafe latina dell’anno 1149. Nel museo del Castello della Zisa, di Palermo, all’interno del parco reale normanno, è conservata una lapide funeraria esagonale in marmo bianco, con decorazione in opus sectile (1), di epoca normanna, delle dimensioni di cm. 40×32 sempre datata 1149 e un’altra lapide con iscrizione trilingue delle dimensioni di cm. 37×33 datata 1153. Tali lapidi si riferiscono al luogo di riposo dei genitori di Grisanto, chierico (2) di Ruggiero, re di Sicilia e d’Italia, la cui madre, Anna, morì la sera di venerdì 20 agosto 1148 e venne seppellita entro la cattedrale (?) di Palermo. Pare che oltre alle tre lapidi sopra descritte ne esistessero altre due che però andarono perdute. Il figlio, Grisanto, dopo il decesso della madre, iniziò la costruzione di una cappella funeraria nella chiesa di S. Michele Arcangelo (facente, oggi, parte della Biblioteca Comunale) ove, il venerdì del 20 maggio 1149, venne traslata la salma della madre dalla cattedrale. La cappella era distinta da una lapide quadrilingue, anche essa perduta. Il 5 dicembre 1153 moriva Drogo, padre del Grisanto, che venne sepolto accanto alla moglie, in una tomba distinta da una lapide trilingue suddivisa in cinque riquadri, di cui quello centrale porta iscritta, entro un cerchio, una croce greca con intarsi policromi, IC XC NI KA, il cui significato è “Gesù Cristo vince” (3). Al di sopra della croce, la iscrizione è in lingua ebraica, sul lato inferiore in lingua araba, quella sul lato sinistro è in lingua greca e quella sul lato destro è in latino. Il sepolcro era chiuso da una lapide a forma di esagono irregolare, suddiviso in pannelli incavati, quattro dei quali di forma rettangolare contenenti il testo, scritto in lingua araba, ma in caratteri ebraici (4), in alto a sinistra, in latino, in greco a destra e in arabo in basso, attorno a un quadrato centrale che racchiude un cerchio con una croce al centro, in opus sectile e tarsie (5) a mosaico, in porfido rosso, serpentino verde (rocce metamorfiche, dette anche marmo di Prato) e bianco, e tessere vitree oro, rosso e giallo; secondo gli esperti, alcune parole presentano anomalie sia nella lingua che nell’uso delle parole: sia il testo greco che quello latino sono scritti con poche abbreviazioni in caratteri maiuscoli. Il testo arabo è scritto in caratteri nasf o nask (6) e nell’elencazione che accompagna la enunciazione del re Ruggero colpisce l’aggiunta di Italia e di Africa nell’elenco dei suoi domini e l’uso della parola “kanisa (Chiesa)” che, pare fosse caratteristica nell’arabo siciliano.
Ecco la traduzione dei testi
– giudeo arabo: “Anna madre del chierico Akrisant, chierico del glorioso re, signore d’Italia, Lombardia, Calabria, Sicilia ed Africa, morì la sera di venerdì del giorno venti del mese di agosto dell’anno quattromila novecento e otto (1148 d.C.) e fu sepolta nella grande chiesa. Indi suo figlio la portò, con preghiere, a questa Chiesa di S. Michele nella prima ora di venerdì venti maggio dell’anno quattromila novecento e nove (1149 d.C.) Ed egli edificò questa cappella sopra la sua tomba. E diede alla cappella il nome di S. Anna in memoria del nome della madre di nostra signora Maria, madre del Messia. Possa Dio avere misericordia di chi legge e prega per la misericordia Amen, Amen:”
– latino: Nel 13° (giorno prima delle) calende di settembre (20 agosto) morì Anna madre di Grisanto e fu sepolta nella grande chiesa di S. Maria nell’anno 1148, e nel 13° (giorno prima delle) calende di giugno (20 maggio) ella fu portata in questa cappella che il figlio edificò per il Signore e per lei nell’anno 1149:
– greco: “Anna si addormentò nella beata pace il 20 del mese di agosto dell’anno 6656 (1148 d.C.) e fu sepolta nella grande chiesa cattolica. E il 20 maggio 6657 (1149 d.C.) il figlio Grisantos la sollevò, la ricevette come eredità con preghiere greche e latine, e la tolse da lì. La depose nel luogo in cui egli edificò questa cappella sopra di lei. Pregate per lei”.
– arabo: “Anna, madre del chierico Akrizant, chierico della sovrana presenza, il regalissimo, l’alto, l’altissimo, il glorioso, lo splendido, il santissimo. Il magnifico, il fortificato da Dio, colui che è reso potente dal suo potere, colui che è sostenuto dalla sua forza, colui che regna su Italia, Lombardia, Calabria, Sicilia e Africa, difensore del Papa di Roma, protettore della comunità cristiana – possa Dio conservare il suo regno – morì la sera di venerdì 20 agosto dell’anno cinquecento quarantatre (1148 d.C.) e fu sepolta nella grande cattedrale. Indi il figlio la portò con preghiere di intercessione a questa chiesa di S. Michele nella prima ora della sera di venerdì 20 maggio dell’anno cinquecento quarantaquattro (1149 a.C.). Ed edificò sopra di lei questa cappella di S. Anna in onore del nome della madre di nostra signora Maria madre del Messia. Possa Dio avere misericordia di chi legge e prega per la sua misericordia Amen, Amen, Amen.”
– epigrafe (dispersa) in latino: “Voi che passate, fermatevi un attimo ad osservare il luogo del mio riposo: Anna fu madre della madre di Dio, Anna di Grisanto. Questa fu una peccatrice quella una santa. Qui il nome della santa è onorato, qui è sepolta la peccatrice. Il chierico Grisanto edificò questa opera per amore della madre, e in onore della madre della madre di Dio. Chiunque cerchi in qualsiasi modo di violare questo monumento non è degno di avere un luogo di riposo per se.”
– epigrafe, con caratteri analoghi e dimensioni eguali a quelli dell’epitaffio di Anna ed è contenuta in una lapide con modanatura liscia in dieci righi di testo (in greco, latino e arabo), su ogni lato è incisa una croce in un cerchio, che si traduce dal testo
– greco “Drogo padre di Grizantos chierico del grande illustre re di Sicilia, morì il 27 del mese di novembre dell’anno 6662 (1153 d.C.) e fu sepolto in questa cappella che il figlio Grisanto edificò sopra la tomba della madre Anna.”
– latino: “Nel quinto giorno prima delle calende di dicembre morì Drogo padre di Grisanto, chierico del Re di Sicilia, e fu sepolto in questa cappella che il figlio Grisanto edificò sopra la tomba di Anna sua madre, nell’anno 1153.”
– arabo: “Drogo, padre di Agrizant chierico del re di Sicilia, morì il 27 novembre dell’anno 548 e il figlio Grisanto lo seppellì con la madre Anna, in questa cappella che edificò per entrambi.”
Ma, in realtà, chi era Grisanto? Fu chierico del Re di Sicilia, che premetteva appellativi ossequiosi, rispettosi ed esageratamente riverenti, tutte le volte che si rivolgeva al Re …, ma, un “chierico” aveva la facoltà di seppellire il cadavere della propria madre, prima nella “grande chiesa” (7) e poi far costruire la cappella funeraria? … a parte i costi, la sepoltura entro una grande chiesa era riservata solo ai componenti della famiglia reale. Poteva un “chierico” pretendere particolari privilegi dal re o dalla famiglia reale? … è poco credibile …, in quel periodo, tra l’altro, il re non era in buona salute e governava una capitale che aveva perso ogni identità demografica e religiosa, un miscuglio di razze convivevano in città e non perdevano occasione per scontrarsi tra di loro per conquistare la supremazia! Parecchie supposizioni hanno dato luogo a molti interrogativi, recentemente è intervenuto nella indagine anche Giovanni Tessitore (8), il quale ha messo in dubbio la interpretazione degli storici secondo la quale l’uso di quattro lingue (greco, latino, ebraico e arabo) fosse il risultato di una presunta tolleranza fra le comunità presenti sul territorio. Un ignoto chierico (che tra l’altro pare che fosse originario dalla Francia e che non compare in nessun altro documento, né lui, né alcuno dei suoi genitori) non pare avesse la possibilità di lasciare ai posteri (per giunta in un’epoca in cui l’analfabetismo era estesissimo nella popolazione) una lapide, esposta entro una chiesa, scritta in quattro lingue, delle quali due, non sono, in realtà, arabo ed ebraico, ma “Mozzarabico” la lingua rituale dei sacerdoti cristiano-giudaici molto influenti a corte, (sudditi di uno stato islamico ai quali era concessa licenza di culto, denominati “dhimmi” che si pronuncia “zimmi”) e avevano libertà di culto diverso da quello locale. Quanti avevano la possibilità di leggere e di capire quanto era scritto nelle lapidi? Allora quale il significato e l’uso di quelle lapidi funerarie? Una delle ipotesi è quella suggerita dalla probabile origine greca della madre: il Grisanto ricevette i resti della madre “con preghiere greche e latine” e la Chiesa di S. Michele Arcangelo faceva parte del gruppo delle chiese raggruppate intorno a S. Maria della Grotta, centro del cristianesimo greco nella Palermo normanna, l’ipotesi si riferiva al tentativo di unificazione in una sola comunità i cristiani greci e latini (insieme ai convertiti dell’Islam e dell’Ebraismo), notoriamente non realizzata. Molte altre le ipotesi esaminate dagli studiosi (9) che, non solo non riuscirono a risolvere questo “giallo archeologico” ma non trovavano accordo tra le varie ipotesi, e considerata l’importanza storica e culturale tale lapide è stata perfino esposta a Tel Aviv, a Istambul, a Mannheim e a Londra al British Museum, nella speranza di trovare una soluzione del problema e riscrivere una parte della storia della Palermo normanna. Un’altra ipotesi è quella del coinvolgimento del Grisanto nella politica regia del “populus trilinguis” che portasse non solo le diverse comunità etniche e linguistiche, ma soprattutto le quattro comunità religiose a formare un’unica chiesa e un unico governo, e quindi un unico popolo siciliano sotto il governo di coesione del re (10). L’ipotesi era formulata sul presupposto che il re Ruggiero (11) “verso la fine della sua vita, trascurando e rinviando le questioni secolari, si prodigava con ogni mezzo alla conversione dei giudei e dei saraceni alla fede di Cristo”. Tra le varie ipotesi esaminate dagli storici, vale la pena ricordare quella del “codice segreto” enunciata dallo storico Giovanni Tessitore. Le lingue usate sono il greco, il latino, l’arabo del tipo della cancelleria normanna, e un ebreo definito “bizzarro”, scritto con caratteri giudaici che sostituiscono parole arabe, alcune parole sono sintetizzate col metodo della tachigrafia (12), contrazioni irregolari, scritte in verticale che s’intersecano con quelle orizzontali, definite dal critico un vero “enigma”. Secondo una delle tante teorie enunciate dal Tessitore (colpo di Stato) emerge la figura di Giorgio di Antiochia (13), il quale era tenuto in grandissima considerazione dal re e dalla corte tutta perché, da condottiero e ammiraglio comandante di tutte le flotte del Regno di Sicilia, aveva conquistato la Tunisia, parte della Libia e mantenuto a debita distanza i nemici del regno. Giorgio di Antiochia pare che abbia partecipato alla fondazione della Chiesa melchita (14) e che abbia aderito a una setta, una specie di “massoneria primordiale (pertinente al culto degli dei)” composta, in prevalenza, da nobili che facevano parte della potentissima chiesa cristiana melchita orientale. La lapide redatta in quattro lingue sarebbe stato il segnale per confermare che tutto era pronto per impossessarsi del potere, o, comunque per affermare la supremazia di Giorgio di Antiochia e la sua centralità fra tutte le religioni e comunità di Palermo. In pratica il condottiero, il grande ammiraglio, che svolgeva di fatto il ruolo di primo ministro del Regno di Sicilia, era pronto ad appropriarsi del potere, approfittando della debolezza politica di quel periodo e conquistare illegittimamente il regno con la protezione dei bizantini (15). Contrariamente ad ogni previsione, nell’anno 546 dell’Egira, all’inizio dell’estate dell’anno 1151 Giorgio d’Antiochia cessava di vivere … e molte delle ipotesi prospettate non furono realizzate.
*L.C. Milano Galleria-distretto 108Ib-4
Note:1) Antica tecnica artistica di lavorazione di marmi tagliati per realizzare pavimenti e decorazioni murarie in marmo o in pasta di vetro;
2)ll chierico aveva il compito di amministrare i sacramenti, era avviato al sacerdozio e indossava l’abito talare;
3)Questo insieme di lettere, denominato normalmente “Cristogrammi”, è una combinazione di lettere dell’alfabeto greco o latino che furono usate tradizionalmente nelle decorazioni di costruzioni, di arredi e di paramenti, alcuni usati come abbreviazioni o acronimi e poi rimaste come simboli grafici unitari, altre create fin dall’inizio come monogrammi;
4)Le lingue giudeo-arabe sono l’insieme dei dialetti parlati dagli ebrei del Maghreb e dai mizrahim (erano coloro che vivevano nei Paesi di lingua araba), trascritte in caratteri ebraici modificati per motivi di fonazione della lingua araba;
5) Tecnica di decorazione in legno o in pietra, costituito di elementi di varia forma connessi per realizzare motivi ornamentali;
6) Stile calligrafico la cui radice (“n” ed “sk”) vuol dire copiare (presumibilmente era il sistema usato dagli amanuensi per copiare più celermente). I caratteri sono in stile calligrafico “cufico”;
7)che non era la cattedrale di Palermo. Nel 1148 la cattedrale di Palermo non era stata ancora costruita, presumibilmente si trattava della “grande chiesa di S. Maria della Grotta” esistente nella parte sotterranea del gruppo di quattro chiese melchite del complesso di Casa Professa, dalla quale fu poi trasferita nella Chiesa superiore di S. Michele de Indulcis”;
8)Docente di sociologia del diritto e storico: il quale ha recentemente pubblicato un saggio dal titolo “i mille enigmi della lapide quadrilingue” nel quale esamina tutte le possibili interpretazioni (ben trentasei) del contenuto della lapide;
9)Oltre al Tessitore, anche Pasquale Hamel (Siculiana 1949) partecipò a tali ricerche;
10)Gli studiosi avevano notato che la data di traslazione dei resti di Anna corrispondeva al giorno del muharram (giorno sacro nella religione islamica), coincideva col giorno di chiusura della Pentecoste ebraica ed era vicinissima alla Pentecoste cristiana;
11)Secondo quando riportato dall’arcivescovo Romualdo Guarna Salerno 1120-1182);
12)Specie di stenografia in uso in epoca romana;
13)Nato presumibilmente nel penultimo decennio dell’XI° secolo in Anatolia (Turchia), Ebbe importanti incarichi amministrativi in Turchia e in Tunisia, da dove si trasferì in Sicilia, Qui fece parte ad ambascerie che gli fecero guadagnare i favori di Ruggero II°, Successivamente al comando della flotta conquista Amalfi, Capri, Ravello;
14) La chiesa melchita (dall’arabo “malik” che traduce il greco “basilikos”, imperiale) è la chiesa cattolica di rito bizantino di provenienza araba, secondo la quale la natura umana di Gesù era assorbita da quella divina e dunque in Lui era prevalente solo la natura divina. Fu la forma di cristologia elaborata dall’Archimandrita (vescovo) Eutiche che si impose dopo il 13° secolo con la partecipazione dei patriarchi melchiti ai concili della Chiesa di Roma. Le relazioni con la Chiesa di Roma fu sempre un alternarsi di periodi di pace e di opposizione;
15) La situazione politica del momento era delle peggiori, il re Ruggero II° era gravemente ammalato e si riteneva prossima la sua fine, alla quale sarebbe succeduto il fratello Guglielmo I°, la cui incapacità era ben nota.