PAROLA DI DANTE
Gabriella Maggio
Virgilio inverso me queste cotali
parole usò; e mai non furo strenne
che fosser di piacere a queste iguali.
(Purgatorio XXVII, 119)
In latino Strena indicava il regalo augurale che i clientes portavano al patronus il primo giorno dell’anno. Elpidiano, pseudonimo di Andrea Bacci, dal luogo di nascita S. Elpidio, scrittore, filosofo, medico del ‘500, sostenne l’origine sabina del termine col significato di “salute”, ricollegandolo a Strenĭa – Strenŭa divinità romana di origine sabina , simbolo di prosperità e buona fortuna . Secondo Varrone e Festo alla dea erano dedicati un sacellum e un lucus sulla Via sacra. Altri raccontano che il significato augurale deriva da un episodio in cui Tito Tazio, re dei Sabini, ricevuti in dono il primo dell’anno dei ramoscelli recisi nel bosco sacro di Strenŭa, dea della forza, li accolse come segno di augurio. Strenna indica “ciò che viene dato gratuitamente a qualcuno” e per estensione “dono propiziatorio”, solitamente per l’inizio dell’anno o di un mese, per una grande festa . Virgilio dice a Dante che di lì a poco potrà gustare della felicità terrena che gli umani si affannano a ricercare e queste parole del poeta latino risultano molto più piacevoli di un qualsiasi regalo donato in occasioni speciali (la strenna, per l’appunto) mai ricevuto.