TREMA LA NOTTE
Romanzo di Nadia Terranova
Einaudi –Stile libero
Gabriella Maggio
Il nuovo romanzo di Nadia Terranova “Trema la notte” edito da Einaudi –Stile libero racconta il terremoto di Messina e Reggio del 28 dicembre 1908 attraverso le storie di due giovani, Barbara Ruello di vent’anni, e Nicola Fera di undici anni . Le loro vite corrono parallele, ma s’intersecano per un istante sulla torpediniera Morgana dopo lo sconquasso del terremoto. Barbara si è trovata per caso quella notte a Messina dove è giunta da Scaletta Zanclea per assistere con la nonna all’Aida di Giuseppe Verdi. Nicola invece è vissuto con la famiglia a Reggio Calabria. Entrambi subiscono un’ infelice condizione familiare e condividono la passione per la lettura da cui traggono l’esperienza di una vita diversa e più interessante. Nicola è combattuto tra la devozione e la perplessità, è ostaggio delle fobie della madre che teme che il diavolo glielo rubi, per questo di notte lo fa dormire in un locale sotterraneo, ben legato con corde “sante”. Il Giornalino della domenica è il suo contatto con gli altri ragazzi con cui condivide le storie a puntate e le lettere che glieli rivelano vicini. Barbara è oppressa dal padre padrone e spera invano che la nonna assecondi il suo desiderio di vivere libera dedicandosi allo studio; la sua ispiratrice è Maria Landini , la protagonista dell’omonimo romanzo di Letteria Montoro. Barbara ammira tanto la scrittrice da cercare la sua tomba, subito dopo il terremoto e la violenza subita, e recuperare dalle rovine la sua fotografia e un frammento dell’epigrafe “ donna di spiriti liberali”, che conserverà per sempre come un talismano. Nicola e Barbara rimasti unici sopravvissuti delle loro famiglie vagano tra le macerie delle loro città, cercando una via di scampo, impreparati a vivere una completa libertà a cui non sono preparati. Il loro casuale incontro sulla torpediniera Morgana segna la vita di entrambi. Barbara viene stuprata da un marinaio sotto gli occhi di Nicola che perde la parola per diverso tempo. La narrazione alterna la prima persona per Barbara con chiaro intento autobiografico della scrittrice e la terza persona per raccontare la storia di Nicola. Ventidue sono i capitoli del romanzo, preceduti da un “preludio” e seguiti da una “nota conclusiva”. I capitoli prendono il titolo dagli Arcani maggiori, che agevolano il procedere lineare della storia dalla distruzione alla vita e danno alla realtà una sfumatura di mistero. Tra gli altri personaggi è importante Madame, cartomante e sensitiva che aiuta i soccorritori a trovare persone ancora vive sotto le macerie, come ha fatto con Nicola. Nell’incontro con Barbara le mostra la carta dell’imperatrice e l’incoraggia ad accettare la gravidanza seguita allo stupro. Intanto Nicola si è unito agli altri bambini senza genitori e viene adottato da una coppia di Biella. La sua nuova famiglia è affettuosa e comprensiva , ricompensa le sofferenze fisiche e psichiche subite in quella d’origine. Anche Barbara costruisce nuovi affetti, l’amicizia e la solidarietà tutta femminile di Jutta che le dà la forza d’ affrontare la gravidanza e costruirsi una nuova vita . Il romanzo ribadisce il legame profondo che unisce Nadia Terranova a Messina, luogo dell’inizio e del ritorno: “Messina, città mio desiderio e meta, mia origine e scelto destino, capitale e antitesi del paese da cui scappavo, i vivi non esistevano più. Solo i morti e i morti viventi ( p. 51). Per questo Trema la notte stabilisce una continuità col precedente romanzo Addio fantasmi, anche per le incomprensioni e le assenze familiari che segnano la vita dei giovani personaggi, ancora una volta caratterizzati in modo concreto attraverso i loro gesti e le loro azioni. La famiglia, ci dice la scrittrice, non è un fatto di sangue , ma di affinità e di scelta e la vede costituita da donne. Scarsa e al negativo la presenza maschile, fatta eccezione per Nicola, che ancora è un ragazzo, e Giuseppe il padre adottivo, sensibile e premuroso. Lo stile di Nadia Terranova si conferma chiaro e asciutto, sebbene si conceda talvolta a un ritmo poetico. È il suo canto per la città distrutta, ma anche per la rinascita dalle macerie.