LES VÊPRES SICILIENNES
Gabriella Maggio
Ph. Rosellina Garbo
Il 20 gennaio 2022 Les Vêpres Siciliennes di Giuseppe Verdi, libretto di Eugéne Scribe, ha inaugurato la stagione lirica del Teatro Massimo di Palermo. Il duo Emma Dante regista e Omer Meir Wellber direttore d’orchestra hanno realizzato uno spettacolo entusiasmante, graditissimo al pubblico che l’ha applaudito a lungo per ben 6 minuti. In evidenza nella messa in scena più che l’ostilità dei siciliani verso i francesi dominatori la denunzia, di cui si fa interprete Emma Dante, dell’oppressione mafiosa e della miope inadeguatezza degli amministratori locali. Palermo con la sua storia recente è protagonista della rappresentazione. Non ci sono sconti, né abbellimenti. Coerenti con l’assunto della regia le belle scene di Carmine Maringola che costituiscono un compendio della cultura popolare siciliana dai pupi, rovesciati a terra a sipario chiuso prima dell’ouverture, probabilmente simbolo del rifiuto di una visione storica edulcorata, al cibo da strada. In questa prospettiva si collocano gli stendardi stinti con le fotografie dei morti per mafia e le targhe con i nomi delle strade di Palermo in cui sono avvenute le uccisioni. Brillante la scelta dei costumi di Vanessa Sonnino e delle luci di Cristian Zucaro . Les Vêpres Siciliennes sono una grand opéra un genere di opera seria affermatasi in Francia tra il 1830 ed 1870 caratterizzato da molti personaggi, da cori, balletti, intermezzi strumentali. Giuseppe Verdi dopo il successo di Rigoletto, Trovatore e Traviata accetta il contratto con l’Opéra di Parigi e compone l’opera che debutta il 13 giugno1855 con un grande successo. Hector Berlioz affermò: ≪Senza nulla togliere al merito del suo Trovatore e di tante altre toccanti partiture, si deve convenire che nei Vespri la penetrante intensità dell’espressione melodica, la sontuosa varietà, la sobrietà sapiente della strumentazione, l’ampiezza, la poetica sonorità dei pezzi d’assieme, quel colore caldo che si vede ovunque brillare, e quella forza appassionata, ma lenta a dispiegarsi, che costituisce uno dei tratti caratteristici del genio di Verdi, conferiscono all’opera intera una dimensione di nobile grandezza, come una regale maestosità, più spiccata che nelle precedenti produzioni dell’autore≫. Il compositore vedeva Verdi già proiettato in una nuova fase della sua musica, quella del Don Carlos. Tuttavia l’opera non ha guadagnato mai un posto preminente tra i capolavori verdiani. L’editore Ricordi acquistò la partitura, ma l’opera non poteva essere rappresentata per via dell’argomento basato sull’insurrezione armata di un popolo italiano, specialmente dopo il Quarantotto. La fece adattare alla situazione politica del tempo dallo stesso Scribe, che con gli opportuni cambiamenti realizzò Giovanna de Guzman, titolo col quale I Vespri furono rappresentati in Italia fino al 1861. Dopo l’Unità d’Italia si mise in scena l’opera originale nella traduzione italiana che enfatizza l’aspetto politico-patriottico del testo. Per capire il significato verdiano de Les Vêpres Siciliennes si deve considerare che in Verdi lo spirito risorgimentale, mostrato con La battaglia di Legnano, adesso faceva i conti con la realtà effettuale. Passato il’48 , Verdi crede che l’Unità non si può realizzare con la rivoluzione, ma con la diplomazia in nome della monarchia sabauda. Per questo il compositore avverte con interesse nella trama dei Vespri più che la rivolta altre tematiche come l’amore filiale, nella rivalità padre-figlio ,Guy de Monfort ed il figlio Henri che non sa che il despota è suo padre; la duplice vendetta di Hèléne, pubblica e privata, l’ambiguità di Procida. Giustamente lo storico inglese Steven Runciman , autore di un’opera sui Vespri (I Vespri siciliani. Storia del mondo mediterraneo alla fine del tredicesimo secolo ,1958) ha detto : è sperabile che nessuno cerchi di studiare la storia sul libretto che Scribe preparò per Verdi. A Palermo I Vespri Siciliani sono stati rappresentati nella traduzione italiana nel 1937 con la direzione di Capuano, nel 1957 con Serafin e nel 2004 con Ralf Weikert. Massimo Mila ha sostenuto con determinazione il valore dei Vêpres proprio per la drammaturgia fondata sul rapporto filiale più che sulla rivolta. Al Massimo di Palermo nei ruolo principali : Selene Zanetti, la duchesse Hélène, Leonardo Caimi, Henri, Mattia Olivieri, Guy de Monfort, Erwin Schrott, Jean Procida, che spicca per mature doti vocali su tutti. Ottimo il coro di Ciro Visco. Wellber ha interpretato il testo in sintonia con la regia. Ha suddiviso i ballabili nei tre atti, piegando la partitura alla sperimentazione della Dante. Come , per esempio, la danza d’Autunno eseguita con fisarmonica, clarinetto e contrabbasso. Grande l’efficacia della rappresentazione, soprattutto per il pubblico palermitano.