LIBERTÀ E LIONISMO: RETTE PARALLELE O CONVERGENTI?
Pietro Manzella*
Spesso mi chiedo quale sia la reale, occulta e trainante forza dell’Associazionismo Lionistico. Dopo attente riflessioni, ho compreso che essa è la libertà: libertà di associarsi, libertà di scegliere i “service”, libertà di operare molto, oppure “quel poco”, ma indispensabile per il servizio umanitario, libertà di accettare o meno incarichi con responsabilità, libertà di vivere in armonia nei club. Ma, come tutte le libertà, esse hanno delle regole da rispettare: nel L.C.I. sono il codice dell’Etica (regola comportamentale), gli scopi (regole propositive e di azione) e gli Statuti internazionali (linee guida internazionali e nazionali di rimando, per la funzionalità della struttura verticistica).
Nessuna imposizione, nessuna coercizione, nessuna pena!
È l’associato che liberamente guida il suo comportamento all’interno del club e nei rapporti con gli altri; è la cellula – club vitale, per l’intera associazione, a svilupparsi e proporsi liberamente. Questa libertà è, a mio avviso, sotto alcuni aspetti, paragonabile al cuore di ciascuno affiliato, che pulsa fortemente quando è sollecitato dall’emozione che riceve allorché vede realizzati nei soggetti bisognosi i loro desideri. Dopo la promessa solenne, pronunciata liberamente all’atto dell’ingresso al L.C.I., da ciascun Lion, si diramano dal proprio “cuore” tanti rivoli di comunicazione: rispetto, amicizia, amore, umiltà, senso di responsabilità, condivisione, etc. Una volta raggiunti gli obiettivi del proprio impegno, nel ricevere quel semplice “grazie” da chi è stato oggetto della benevolenza, quei flussi amorevoli ritornano alla base da cui sono partiti (il cuore) facendolo battere, di nuovo ed ancora più forte, e rendendolo pronto per un altro viaggio emotivo. Pertanto, sono convinto che metodo, strumento, operatività, interesse debbano essere alla base del “we serve”, cioè di quell’“io e tu serviamo” e non semplicemente il “noi”, quasi fosse impersonale. In particolare:
Metodo: cioè una tipologia operativa che cambia e si adatta inesorabilmente alla nuova società ed a cui il vertice operativo del L.C.I. ci invita ad adeguarci per necessità comunicative ed operative, ma senza ledere quella cellula instancabile di amore e pace, presente nei club.
Strumento: l’evoluzione culturale, sociale e tecnologica della società ha indotto sia l’uomo in generale che la struttura intera del L.C.I., a mutare i propri strumenti comunicativi e operativi, passando dal recapito della posta con i cavalli del Far West, al semplice tocco di un tasto su una tastiera per inviare e/o ricevere una lettera per via elettronica (e-mail).
Operatività: se io posso parlare in tempi reali con un socio che si trova in un altro continente, è pure vero che posso essere molto più operativo e concreto nel realizzare un qualsiasi evento verso la comunità, senza dovere attendere a lungo per la condivisione e la risposta. Conseguentemente, potrò operare meglio e di più e possibilmente superare le “concorrenze” di altre associazioni, pure esse umanitarie, ma forse più monodirezionali della nostra, che, invece, dispone indubbiamente di un carattere di globalità per i servizi.
Interesse: dobbiamo intendere questo sostantivo non come profitto personale ma come “inter-esse”, cioè “partecipare” verso qualcosa o qualcuno che stimola la nostra attenzione. E cosa vi può essere di migliore che può sollecitare un nostro “interesse” se non vedere la gioia negli occhi (per es.) di chi ha potuto riacquistare la vista per merito di un lion che con il suo “service” ha fatto capire che occorreva un semplice paio di occhiali per vedere meglio?
Ma nonostante tale cambiamento strumentale, possiamo notare che quel Codice dell’Etica e quegli Scopi sono rimasti immutati da oltre 100 anni dalla loro formulazione, avendo soltanto adottato le metodologie di comunicazione interna ed esterna all’Associazione. Considerato, altresì, che la nostra Associazione non ha limite di ingresso (v. età dei Leo) né di uscita, è chiaro che le diverse generazioni, che si incontrano al suo interno, devono sapere dialogare e “com-prendere” reciprocamente, senza sopraffazione, le diversità. Ecco che il principio di libertà ritorna vincente, poiché “suggerisce a ciascuno degli associati” nel rivolo che parte sempre dal “cuore”, di rispettare l’altro che è in ritardo nell’apprendimento del cambiamento metodologico della vita associativa, di aiutarlo ad accettarlo, incuriosendolo per migliorarsi e ricevendo, a sua volta, entusiasmo, esperienza e senso di appartenenza.Nessuna sferza, nessuna pena, nessun obbligo, quindi, per chi ritarda o si attarda all’apprendimento del mutamento epocale, ma suggerimenti operativi con esempi comportamentali, che suscitino curiosità in chi ascolta per trasformarli in “onda sonora” di risonanze positive per la restante parte dell’Associazione. Niente azienda produttiva di interessi privati, quindi, niente restrizioni punitive, ma condivisione amorevole e crescita qualitativa degli associati, quasi naturale. Nella rivoluzione apportata dal Cristianesimo esiste il “perdono” alla trasgressione a quelle regole dettate nel Vangelo e prima nel Vecchio Testamento con i 10 comandamenti, ma si parla sempre di libertà dell’uomo. La forza dell’amore verso i deboli ed i bisognosi è predominante ed unica. Occorre convincere il singolo uomo con l’esempio dell’amore e del rispetto reciproco, avvicinare la collettività, parlando ed ascoltando, nella speranza di uno spontaneo convincimento verso la strada da percorrere per arrivare alla realizzazione dell’obiettivo prefissato. Avete mai visto Vescovi tracciare diagrammi parlando ai fedeli? Allora mi chiedo fino a che punto noi Lions di tutto il mondo avremmo l’obbligo di fare applicare o imporre sanzioni, diverse da quelle poche suggerite per la violazione di alcune norme inderogabili del Codice dell’Etica? Ritengo, in alternativa, che la metodologia comportamentale e comunicativa debba essere portata a conoscenza di tutti i singoli associati, sforzandosi di toccare le corde dei loro cuori per indurli a ritenere che questa è l’unica strada da percorrere per raggiungere meglio e con maggiore efficacia gli obiettivi istituzionali rivolti ai “veri bisognosi” della nostra attenzione, senza mortificare le intelligenze di nessuno, ma comprendendo che il metodo proposto è quello vincente, nella speranza che, a poco a poco, il tempo, che scorre inesorabile e si modifica sempre nel suo assetto sociale, faccia entrare, nella rete lanciata dal formatore, tanti nuovi “pesci” (soci) operosi e di buona volontà che, in bellezza e gioia, facciano battere sempre quel “cuore che pulsa”.
*Formatore FDI