IL CAVALIERE SOLE
Gabriella Maggio
(ph. R. Garbo)
Al Teatro Biondo di Palermo è in scena Il cavaliere sole di Franco Scaldati, l’attore e drammaturgo palermitano scomparso due anni fa. Come autore Scaldati occupa una posizione di minoranza nella cultura teatrale contemporanea, sebbene sia stato maestro di molti operatori e protagonisti del settore ed anche un interessante rinnovatore della tradizione popolare palermitana. Ha osservato con sguardo acuto i quartieri più poveri della città, dove è vissuto facendo il sarto,e ne ha compreso il disagio, l’ignoranza, le fantasie, l’ingenua credulità, che ha trascritto per la scena nel proprio dialetto. La sua è stata una parabola artistica che non ha avuto adeguati riconoscimenti. Di questo Scaldati è stato consapevole se diceva: «Tutto sommato vorrei essere la coscienza critica del teatro italiano, la spina nel fianco. Solo che gli altri se ne fregano, non mi considerano tale… il mio teatro si pone continuamente il problema del perché fare teatro, perché esserci, per chi fare teatro… è chiaro che non lo facciamo per l’appagamento di noi stessi… un teatro che è portatore di poesia violenta che chiede perché esserci e cosa fare, e chiede implicitamente un cammino verso un rapporto più solidale tra gli uomini. E che non si guarda allo specchio, non si appaga di se stesso così come sembra faccia tutto il teatro italiano di oggi» . La piéce, prodotta dal Teatro Biondo, prende il nome dal personaggio del Cavaliere Sole che con la sua distrazione disattende le comuni convenzioni, si mostra in pigiama e cravatta, trasforma la menzogna in verità, capovolge i proverbi e crede alle fissarie ( sciocchezze) che gli raccontano, come la scomparsa del Monte Pellegrino o quella dei cavalli del Politeama. Sulla scena si muovono diversi personaggi, individuati tutti con segni essenziali: il pigro gallo Salomone, l’arrogante Settimo, che racconta munzignarie al fifone Bartolo, la Fanciulla e il Giovane, l’autobiografico sarto Angelo, il Vecchio che rappresenta la morte. Il cavaliere Sole è un teatro fatto di giochi e di dispetti, disposti su diversi piani narrativi da quello che attiene alla realtà e alla dimensione magica a quella del lavoro o dell’ozio. Ciascuno vive la sua storia che corre parallela a quella degli altri, scandita dalle ore del giorno . Elemento unificante è la ricerca di un giardino dove non si muore mai e si risarciscono gli stenti quotidiani. Per alcuni il giardino si rivela beffa, per altri realizzazione di un desiderio, come per il Cavaliere Sole. Bravi tutti gli attori diretti da Cinzia Maccagnano. Ben calibrate le scene e i costumi di Enzo Venezia. Il testo è accompagnato dalle musiche di Mario Incudine che,secondo alcuni spettatori, hanno limitato la poesia dell’opera. Il pubblico ha apprezzato l’opera con prolungati applausi.