AL GRANDE HOTEL DELLE TERME RIVIVE LA LEGGENDARIA TARGA FLORIO (25 NOVEMBRE 2006)
Franco Amodeo*
Il popolo della Targa è salito in massa gli scaloni del monumentale Grand Hotel delle Terme e si è radunato nel salone del “Roof garden” per festeggiare 100 anni di storia legata alla leggendaria corsa madonita voluta da Vincenzo Florio. L’iniziativa, promossa dal Lions Club Termini Imerese d’intesa con il Comune di Termini Imerese, ha voluto riscoprire l’antico fasto della gara automobilistica più vecchia del mondo e il legame con la Città delle Terme. Il tamburinaro ha richiamato la gran folla davanti al Grand Hotel, dove sostavano numerose rosse Ferrari che luccicavano alla luce di un assolato pomeriggio d’autunno, come un sole di maggio che negli anni andati baciava uomini, belle donne e macchine lungo i magici tornanti delle Madonie. C’era la madrina della manifestazione, l’ultima nipote di donna Franca, la marchesa Costanza Afan de Rivera, c’era Ninnì Vaccarella, il re della più dura corsa del mondo, a cui è stata conferita la cittadinanza onoraria di Termini Imerese e proclamato socio onorario del Lions Club termitano. Ma c’era, soprattutto, la grande storia che per ore è rivissuta in tanti aspetti e particolari in tutti gli angoli del Grand Hotel. C’erano i sindaci dei comuni del circuito madonita e c’erano i cimeli, i documenti storici e fotografici d’epoca, presentati in bella mostra, allestita da Antonino Catanzaro, responsabile del museo “Vincenzo Florio” di Cerda. Presentato un eccezionale documento: una delibera del 1906 del comune di Termini Imerese che concedeva un contributo di lire 1000 alla Targa Florio. La folla è stata richiamata dal cerimoniere Mariano Barbara nella “Galleria delle carrozze”, mentre il rullo dei tamburi accompagnava l’antico “canto”: “Sintiti,sintiti,sintiti dumani ci sunnu i cursi r’automobili, tiniti intra i picciriddi, attaccati cani, porci e gaddini, cu mori mori e cu campa campa e cu mori…mori pi cuntu so e u sinnucu sa scotola”.L’emozione ha fatto andare tutti indietro nei ricordi quando Ninni Vaccarella, con accanto il sindaco Enzo Giunta, il presidente del lions e la marchesa Costanza, ha scoperto la Targa che intestava la “Galleria delle Carrozze” – dove avveniva la verifica e la punzonatura – al conte Giulio Masetti, caduto in corsa tra Sclafani Bagni e Caltavututo il 25 aprile 1926. Ancora un momento storico al foyer dedicato a Vincenzo Florio, dove il patron incontrava organizzatori, piloti, giornalisti e autorità, qui la madrina marchesa Costanza Afan ha scoperto la targa che il Lions e il Comune hanno posto nel centenario della grande corsa. La tavola rotonda “Termini e la Targa Florio”, che è tenuta in quello che una volta si chiamava il salone delle Feste , ora “Roof Garden”, dove Florio teneva” l’asta dei piloti”, ha fatto rivivere la storia dei Florio e la mitica corsa grazie ai relatori, il prof. Giuseppe Carlo Marino, ordinario di storia contemporanea all’Università di Palermo e i giornalisti, Dario Pennica, Luigi Tripisciano e Alessio Ribaudo. Così si è rivissuto il primo appuntamento (1906) lungo il rettifilo di Buonfornello e, poi , a Floriopoli dove si consumava anche l’incontro più mondano. Accanto agli eroi del volante e agli organizzatori, sempre impeccabili, spiccavano le più belle, affascinanti ed eleganti signore dell’aristocrazia palermitana e, successivamente, di quella europea.
Il mito della Targa è legato soprattutto alla sua particolarità e all’intuito di Vincenzo Florio, che apparteneva ad una grande famiglia di origine calabrese, ma che doveva consacrare il suo prestigioso nome in Sicilia, fondando con il fratello Ignazio industrie e dando vita ai commerci più svariati dell’epoca, solcando mari con imbarcazioni di straordinaria bellezza. Tutte le corse del mondo debbono inchinarsi e las ciare il passo alla leggendaria Targa. Anche nella modernissima America la “500 Miglia di Indianapolis” arrivò solo 5 anni dopo, nel 1911. La classica siciliana trovò il suo habitat naturale sui monti delle Madonie, in tre differenti circuiti: “il grande” di 148,8 km che arrivava fino a Petralia Sottana; “il medio” di 108 km che arrivava fino a Polizzi Generosa; e “il piccolo” (1932 – 1973) di 72 km che si spingeva fino a Caltavuturo scendendo poi per Collesano, Campofelice di Roccella per imboccare il “chilomentro lanciato” di Bonfornello ed arrivare alle Tribune di Floriopoli. I più grandi piloti di sempre sono passati da queste strade stracolme di gente, tra i muli che guardavano indifferenti le distese di frumento che ondeggiavano come un mare d’erba al passaggio dei bolidi; centri urbani in festa con la gente a godersi dai punti più impensati lo spettacolo; le mille curve che si inerpicavano tra le montagne. Tutto sembrava impossibile, era un duro, inimitabile banco di prova per uomini e macchine. Da qui sono passati tutti: il gigantesco Lancia, “rubicondo, possente, sempre in tuta con le mani grosse, ma agilissime”, Nazaro “ alto, snello co i baffetti neri (Li Causi)”, il conte Giulio Masetti, Nuvolari, Taruffi, Ascari, Villoresi, Varzi, Cagno, Moss, Ferrari, Merzario, Fangio, Collins, Bonnier, Grahm Hill, Castelletti, Von Trips, Gendebien, Bandini, Baghetti, Elford, Maglioli, Siffert, Redman, Hezemens, Munari, Phil Hill, Jackie Ickx, Antonio Pucci, Colin Davis, Nino Vaccarella. Ed è proprio con quest’ultimo, il più grande pilota siciliano di sempre, che la corsa è diventata sempre più di casa nostra. Nino Vaccarella ha un record invidiabile – che divide con Umberto Maglioli e Oliver Gendebien – : ha vinto tre volte la Targa; ma potevano essere addirittura otto le vittorie del “preside volante” se una serie di sfortunati episodi non avesse impedito il meritato trionfo. Alla Targa c’era un automobilismo più umano, più vero, più vicino alla gente; c’era l’uomo, il pilota, il volante, le mani, la mente, il cuore, la strada, la gente.
Luigi Tripisciano, Franco Amodeo e Joakim Bonnier -5 maggio 1964
Eravamo ancora lontani da un processo tecnologico avanzato, esasperato, che, in determinati momenti, disumanizza il pilota trasformandolo in una macchina legata ad un computer. Nino Vaccarella e gli altri virtuosi del volante erano lontani da questi aspetti che caratterizzano l’automobilismo del nuovo millennio. La macchina doveva ubbidire alle mani del pilota, le curve, le più insidiose, si dovevano inchinare riverenti al “preside volante”, che disegnava le traiettorie vincenti. La magia della corsa madonita partiva dal talento del pilota, che domava il bolide, lo conquistava, lo faceva suo e lo guidava alla vittoria. La Targa, la leggendaria Targa, è stata l’affascinante e suggestiva casa di Nino Vaccarella, una palestra unica che ha richiamato e stregato i più grandi piloti dell’epoca. Ogni giro una storia, ogni giro una pagina esaltante, un momento da vivere e da raccontare. La storia, così la raccontava, con i piloti e la macchina, anche la gente che viveva per settimane lungo le particolari strade delle Madonie. La storia, che sconfinava attraverso il mito nella leggenda, ha raccontato in questo angolo di Sicilia, la cronaca più vera e più esaltante dell’automobilismo mondiale. Ecco perché dalle Terme di Termini Imerese, dove è nata la grande corsa, alle Alte Madonie, il rombo dei motori non si è mai spento, canta con noi, segna il ritmo del nostro cuore, anche se la formula della corsa ora è cambiata, ma la Targa Florio non cambierà mai. Don Vincenzo Florio con la sua lungimiranza, aveva indicato, partendo dalle strade delle Madonie, le vie del progresso legate alle auto sempre più evolute, più sofisticate, più vincenti. La nostra è una storia unica e affascinante, perché vera ed umana, legata al territorio ed alla gente, che ha amato e continua ad amare don Vincenzo Florio, l’uomo che ha reso immortale la Targa. E nel suo ricordo abbiamo riletto la storia accompagnata dall’inconfondibile musica del rombo dei motori.
*P. D. G.