LA GONDOLA DEI FOLLI ROMANZO DI FRANCA ALAIMO ED. SPAZIO CULTURA
Gabriella Maggio
“La gondola dei folli” di Franca Alaimo è un romanzo raffinato e colto, un’allegoria della vita considerata nella sua instabilità, precarietà e insensatezza, paragonabile alle bolle di sapone, attraverso la Letteratura e l’Arte. In copertina il quadro di Casimiro Piccolo di Calanovella “ Spiriti elementali in gondola” rinvia al titolo “La gondola dei folli”. Folli in senso erasmiano, secondo cui è positiva la figura del folle-saggio, le cui apparenti contraddizioni sono in realtà ricche di senso. Ed anche nel senso proposto da Michel Foucault : La follia è la verità denudata dell’uomo…Forse, un giorno, non sapremo più esattamente che cosa ha potuto essere la follia….. Perché la cultura occidentale ha respinto dalla parte dei confini proprio ciò in cui avrebbe potuto benissimo riconoscersi. Il romanzo di Franca Alaimo si propone in maniera ben compiuta di riportare oggi l’attenzione sul tema nell’ apparente forma di fiaba. La gondola del titolo probabilmente è suggerita non soltanto dal dipinto di Casimiro Piccolo, ma anche da una lettera del 1897 che Rilke, autore nell’orizzonte di Fr. Alaimo, scrive da Venezia :“ sceglieremo una gondola nera che scivola leggera…silenzio…solo i gondolieri si raccontano…” O forse perché la gondola è semplicemente il simbolo popolare di Venezia. Io propendo per la suggestione artistico-letteraria, considerato il tono metaletterario dell’opera. Prima di parlare del romanzo “La gondola dei folli” credo sia opportuno citare due versi della stessa Alaimo, secondo me anticipatori degli attuali sviluppi narrativi, tratti da Serale in Sempre di te amorosa ed. Et nunc imprimatur 2013 :” Ed io qui, ho appreso che soltanto il sonno ed il sogno/ Sono i nostri magnifici doni”. Si potrebbe anche dire con G. Pascoli : Il sogno è l’infinita ombra del vero (Alexandros, Poemi Conviviali). La conoscenza infatti, secondo la scrittrice, non passa solo attraverso l’esperienza della realtà, ma anche attraverso il sogno in cui la realtà stessa si riflette. “La gondola dei folli” rinnova il mito di Venezia, come città struggente ed unica sulla scia di Goethe : Venezia che non la si può paragonare che a se stessa (Viaggio in Italia ) e Rilke: Qui ci si trova tra cose indicibili ( Lettera alla moglie Clara), ma anche di Th. Mann, che ne coglie la decadenza e di Nietzsche che ne esalta il vitalismo. L’opera è in un certo senso autobiografica per il nome della protagonista Franziska e per quanto concerne il fitto dialogo con la letteratura e l’arte e la conseguente riflessione sull’identità, testimonianza della lunga e inesauribile dedizione alla lettura della scrittrice. Il piccolo libro, un centinaio di pagine, racchiude un mondo, un mondo costituito da una biblioteca, ricordando Borges. Franca Alaimo racconta in terza persona le tre meravigliose e strabilianti notti della giovanissima e colta Franziska, ammiratrice del dipinto di Vermeer “ La ragazza con l’orecchino di perla”. Dopo avere visto il quadro originale in mostra a Bologna, Franziska ne rimane così impressionata da seguire l’anonima fanciulla in notturne scorribande artistico-letterarie a bordo di una gondola che vaga nei canali di Venezia da mezzanotte alle tre del mattino. Tre ore magiche perché tre sono le dimensioni del tempo e perché a quell’ora “ la notte comincia ad avere le doglie prima di partorire di nuovo la luce del sole, grandissimo nemico di tutti i fantasmi”. Governa la gondola Don Chisciotte, che protesta contro il suo autore che lo ha fatto morire savio, privandolo di tutti i suoi sogni. Il don Chisciotte di Franca Alaimo sembra riprendere Icaro, il personaggio di Queneau protagonista di “Icaro Involato” che prende il volo per girare il mondo e mettere in crisi la nozione convenzionale di personaggio. Tra gli ospiti che s’avvicendano sull’imbarcazione : Ofelia, Lady Mac Beth, A. Dürer, F. Pessoa, il cantore Lorenzo, personaggi creati dagli scrittori, chiusi per sempre nel loro destino. Sottratti al divenire umano hanno “forma” direi con L. Pirandello. La ragazza con l’orecchino di perla pone il tema dell’identità facendo riferimento alle diverse storie che i critici dell’arte e gli scrittori le hanno attribuito dandole diversi nomi : Griet, Maria, Jutte, Petra. Qualcuno ha anche formulato l’ipotesi che non sia nessuna di queste, ma un tronie, una “faccia” dipinta per studiare espressioni, pose, movimenti, spesso commissionata per mostrare la posizione sociale del committente attraverso un certo tipo di abbigliamento, un gioiello particolare. Alla ragazza fa eco Pessoa con i suoi 72 eteronimi e conclude : pensate di poter dire di voi stessi : sono uno ?…Con una tale mancanza di gente coesistibile come c’è oggi , cosa può fare un uomo di sensibilità , se non inventare i suoi amici, o quanto meno i suoi compagni di spirito ? L’atmosfera del racconto è prevalentemente notturna, poco concede alla luce del giorno, dedicata alle incombenze quotidiane ed in qualche modo banali e ripetitive. Di notte Franziska vive veramente e apprende dalla viva voce dei personaggi delle sue amate letture il vero senso della vita, percepibile solo con la quarta dimensione della mente e la potente magia della creazione letteraria. Si potrebbe dire, pur tenendo presenti le differenze con Novalis, che il libro sia anche un inno alla notte. I due mondi, giorno e notte, non devono essere separati, ma si completano e si integrano, come realtà e sogno nella soaltà, teorizzata da Guglielmo Peralta in Hombres, citato nel testo. Attraverso l’esperienza dell’arte e della letteratura, ma anche attraverso il recupero dei racconti e degli oggetti della nonna visionaria che diceva : La realtà è immaginazione e l’immaginazione è realtà; tra l’una e l’altra non esiste un confine. Basta solo crederci Franziska /Alaimo si vuole fare portavoce di un messaggio culturale ed esistenziale nello stesso tempo. La scrittura scorre limpida e rende piacevole la lettura del libro, pregevole anche per la cura e la qualità della stampa.