IL PIACERE DELL’ETIMOLOGIA
Azzardo
Gabriella Maggio
Anfora -540 a. C.- Achille e Aiace giocano ai dadi
Alberto Savinio ironicamente sosteneva che «la scoperta etimologica ci dà l’impressione ( o l’illusione) di toccare con mano la verità». Jorge L. Borges invece diceva che « Il linguaggio è come la luna ha il suo emisfero d’ombra». Diversamente la pensava Eugenio Montale in Quaderno di quattro anni quando attribuiva peso e responsabilità alla parola:« Si risolve ben poco/con la mitraglia e col nerbo./L’ipotesi che tutto sia un bisticcio,/ uno scambio di sillabe è la più attendibile./ Non per nulla in principio era il Verbo». Tuttavia conoscere l’etimologia ( dal greco ἔτυμος, intimo, e λόγος, parola) di una parola è conoscere la sua storia e contemporaneamente la nostra storia, che è fatta di contatti, scambi, prestiti senza frontiere e sbarramenti. In una parola un altro modo di concepire le relazioni umane e la stessa storia. La parola azzardo deriva dall’ arabo zahr ‘dado’ che con l’articolo diventa az-zahr da cui azar spagnolo, hasard francese e azzardo italiano. Il significato astratto di rischio si sviluppa quindi dal nome arabo del dado e si affianca, distinguendosi per intensità e pericolo, al latino alea che pure indicava il gioco dei dadi e per traslato avventura e rischio. Dante nel VI canto del Purgatorio, mentre è circondato dalle anime pentitesi nell’ultimo istante di vita, perché uccise improvvisamente e a tradimento dice:
Quando si parte il gioco de la zara,
colui che perde si riman dolente,
repetendo le volte, e tristo impara […]
Il poeta usa la forma popolare zara per azzara, gioco con tre dadi simile alla morra in cui si gridava “zara!” a ogni uscita di numeri perdenti.