FIGURE FEMMINILI NELLA DIVINA COMMEDIA
Gabriella Maggio
PIA DEI TOLOMEI
Le figure femminili della Divina Commedia sono numerose in tutte e tre le cantiche, alcune appartengono alla storia, antica o recente, altre al mito ed alla letteratura, altre ancora sono creazioni allegoriche. Tutte, come i personaggi maschili, sono scelte per il loro valore esemplare, che conferisce finalità didascalica alla Commedia : Però ti son mostrare in queste rote,/nel monte e nella valle dolorosa/ pur l’anime che son di fama note,/che l’animo di quel ch’ode, non posa/né ferma fede per essemplo ch’aia/ la sua radice incognita ed ascosa, / né per altro argomento che non paia. ( Paradiso, XVII, 137-142). Tutte, inoltre hanno una stretta relazione con la vita e l’esperienza dell’autore. Tralasciando Beatrice che aleggia dall’inizio alla fine del poema, significativa è Pia dei Tolomei legata alla cronaca politica di cui Dante fu partecipe.
Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato della lunga via
seguitò il terzo spirito al secondo,
ricorditi di me che son la Pia
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma.
(Purgatorio, V, 135)
Questi sette versi , pronunciati da Pia , concludono il canto V del Purgatorio . Dante e Virgilio si trovano ai piedi della montagna del Purgatorio che appare scoscesa, e stanno cercando un punto di accesso (or chi sa da qual man la costa cala, c. III, v. ) quando incontrano alcuni gruppi di anime che si sono pentite nell’ultimo istante di vita , a cui sono dedicati tre canti : ai morti scomunicati il III, ai negligenti il IV , ai per forza morti il V . Tra questi ultimi Pia è il terzo spirito che parla a Dante nel canto, preceduta da Jacopo del Cassero e Bonconte da Montefeltro, due uomini legati alla politica e alle guerre del tempo, ucciso l’uno dai sicari di quel da Esti (Azzo VIII d’Este, sostenitore dei Guelfi neri), l’altro morto nella battaglia di Campaldino del 1289. La presenza di Pia in un canto che ha tante connotazioni politiche non è casuale, né è solamente legata alla sua morte violenta. Della vita di Sapia, Pia, dei Tolomei abbiamo poche notizie. Secondo le ricostruzioni dei più antichi commentatori della Commedia, tra cui Lana, Ottimo, Buti , Pia, della nobile famiglia senese dei Tolomei, era andata in sposa a Nello dei Pannocchieschi capitano guelfo, signore del castello maremmano della Pietra, podestà di Volterra, definito “bello e savio cavaliere”, ma altrettanto “vile uomo e poco leale.”
Il castello della Pietra , oggi
La figura di Pia è tratteggiata da Dante con tocco leggero. È animata da una sollecitudine tutta femminile, coma ha sottolineato Umberto Bosco, che dissolve il crudo realismo caratterizzante le altre figure del canto, affidato a particolari di estrema concretezza ( i profondi fori ond’uscì ‘l sangue, il palude e le cannucce , forato nella gola) . La tinta sfumata di Pia, che si presenta da se stessa al poeta , è suggerita anche dallo stile che pone in rilievo l’iniziale commovente interiezione di preghiera : deh , il nome Pia in posizione dominante in fine di verso e da quell’’nnanellata , uno dei tanti verbi parasintetici creati da Dante, che significa mettere l’anello a una donna sposandola. L’anello è indicato per metonimia con gemma, pietra preziosa. Il poeta non aggiunge nessun commento, nessuna nota di cronaca sul personaggio : solo il nome di battesimo, la localizzazione geografica tra Siena e Maremma e una successione di atti simbolici rispondenti al rituale della desponsatio : disposare , manifestare la volontà di contrarre matrimonio, inanellare celebrare il matrimonio. Gli ultimi due versi che concludono l’episodio :
salsi colui che ‘nnanellata pria/ disposando m’avea con la sua gemma
contengono una velata allusione al suo uccisore, che dovette essere il marito. L’uxoricidio sarebbe avvenuto nel 1297. Una leggenda dice che per uccidere Pia Nello l’avesse fatta precipitare da un balcone del suo castello. Ma i particolari non hanno importanza , secondo il Momigliano, perché la poesia di Dante sottrae Pia alla cronaca e la trasferisce nella storia perenne dell’umanità. La tragica vicenda di Pia deve essere quindi integralmente immaginata . È comprensibile allora che siano fiorite su di lei delle costruzioni fantastiche. Dante era ben lontano dal prevederlo . Quando il poeta porta in scena personaggi contemporanei è di solito stringato, perché tralascia le informazioni ben note ai lettori del suo tempo. Capita però che in pochi anni la memoria sulla quale Dante faceva affidamento venga meno. E il personaggio si connota allora di una tinta sfumata che ne arricchisce il fascino, come è accaduto a Pia , che ha ispirato canzoni popolari, pittori, il novelliere Matteo Maria Bandello ( 1554-1573) che le dedica una delle sua Novelle accogliendo l’accusa di adulterio, condivisa da alcuni commentatori antichi come Benvenuto e l’Anonimo fiorentino . Nella novella XII della parte prima delle Novelle si legge : Nello, il quale deliberando incrudelir contra le donne, e non osando far niente in Siena ove il parentado de la moglie ( Pia) era potente, messo ordine a le cose de la lite, si levò a l’improvviso con la famiglia di Siena, e giunto in Maremma ove era signore, poi che con forza di tormenti ebbe la veritá da la bocca de la damigella, quella fece strangolare, ed a la moglie, che giá presaga del suo male miseramente piangeva, disse: – Rea femina, non pianger di quello che volontariamente hai eletto; pianger devevi alora che ti venne voglia di mandarmi a Corneto. Raccomandati a Dio, se punto de l’anima ti cale, ché io vo’, come meriti, che tu muoia. – E lasciatola in mano dei suoi sergenti, ordinò che la soffocassero; la quale, dimandando mercé al marito e a Dio divotamente perdono dei suoi peccati, fu da quelli senza pietá alcuna subito strangolata. Questa è quella Pia che il vertuoso e dottissimo Dante ha posta in Purgatorio. Io ciò che narrato vi ho, trovai giá brevemente annotato in un libro di mio bisavolo, ove erano molte altre cose descritte degli accidenti che in quelle contrade accadevano. Gaetano Donizetti su libretto di Salvatore Cammarano ha composto nel 1837 l’opera Pia dei Tolomei. Il pittore Dante Gabriel Rossetti ne ha realizzato un ritratto nel 1868 (nella foto)
La storia di Pia, adultera sulla scia del Bandello , è soggetto anche di due film, quello di Esodo Pratelli del 1941 e quello di Sergio Grieco del 1958. L’ ipotesi dell’adulterio, probabilmente fatta circolare dal marito, viene condivisa da chi, attento alle simmetrie dantesche, considera l’episodio speculare a quello di Francesca da Rimini nel V canto dell’Inferno; anche se Pia non condivide con lei la dannazione,ma soltanto la morte violenta, entrambe sono accomunate dalla gentilezza nei confronti di Dante. Dice infatti Francesca :O animal grazioso e benigno/…se fosse amico il re dell’universo,/ noi pregheremmo lui della tua pace,/poi c’hai pietà del nostro mal perverso…. Tra i moderni propendono per l’adulterio il Mazzoni, il Pietrobono e il Rossi per i quali l’accento poetico dell’episodio batterebbe sul pentimento della peccatrice , sull’accettazione del castigo. Ma, seguendo questa ipotesi, resta insoluta l’accorata allusione alla desponsatio. A questo punto è opportuno caratterizzare meglio il marito di Pia, Nello de’ Pannocchieschi, uomo d’arme e politico in vista nel suo tempo, conosciuto dallo stesso Dante nella guerra tra Arezzo e Firenze, a cui il poeta aveva partecipato come feditore a cavallo, la cavalleria che andava all’assalto in prima linea. Nello dei Pannocchieschi, capitano della lega guelfa, aveva combattuto in maniera poco onorevole a Pieve del Toppo. Successivamente nel 1297 si era fatto assoldare dai Neri e aveva fatto strage dei Bianchi che resistevano a Pistoia . Dante aveva perciò qualche motivo di ostilità nei confronti di Nello e sembra dare credito alle voci secondo le quali avrebbe ucciso la moglie per sposare Margherita Aldobrandeschi. Quando Dante scrive il canto Pannocchieschi è vivo ed è podestà di Lucca, morirà nel 1322. Si spiega così l’accusa decisa, ma nello stesso tempo sfumata di Pia : salsi colui che ‘nnanellata pria/ disposando m’avea con la sua gemma. Per questo motivo la bella immagine di Pia è legata attraverso il marito alla cronaca politica e bellica del tempo, di cui Dante è stato testimone. Ma non è tutto . Intorno al 1288 Nello comincia una relazione con Margherita Aldobrandeschi ,vedova di Guido di Monfort, e probabilmente la sposa segretamente, ha da lei un figlio,Binduccio. Dopo altre vicissitudini matrimoniali , Margherita sposa Loffredo , nipote di Bonifacio VIII, ma due anni dopo il pontefice dichiara nullo il matrimonio, perché Margherita era bigama in quanto già sposata con Nello. Dopo altre vicissitudini, ufficialmente Nello e Margherita si sposano o risposano il 3 marzo 1303. A causa dello scioglimento del matrimonio con Loffredo gli Aldobrandeschi fanno guerra a Bonifacio. Il Papa allora chiede ed ottiene nel 1301 da Firenze un contingente di cavalleria per due mesi, Dante vota contro il provvedimento. La stessa cosa farà quando il papa chiede che il servizio sia prolungato. Questo fatto avrà un peso nella condanna all’esilio del poeta nel 1302. Se durante la composizione dell’Inferno Dante sperava di ottenere dai Neri un provvedimento personale di amnistia, quando compone il Purgatorio la speranza è svanita e q si è avvicinato ai ghibellini e non manca quindi occasione di mettere in cattiva luce i guelfi neri e i maneggi del papa, mostrando apertamente le sue convinzioni filo-imperiali. Maturato inoltre l’idea della necessità di un impero universale che garantisca pace e giustizia agli uomini. Le violenze del canto V acquistano una luce drammatica anche in relazione al canto sesto in cui Dante affronta direttamente le lotte tra le città e delle fazioni nel loro interno, spiegandole col fatto che gli imperatori della casa d’Asburgo, Alberto e Rodolfo, non si occupano del”giardino dell’impero”, cioè dell’Italia.