LA PAROLA DELLA DOMENICA
Gabriella Maggio
Contagio/contagiare
Dal verbo contingĕre ( toccare, afferrare, essere in contatto) composto da cum e tangĕre (toccare) il latino deriva tre sostantivi, il neutro contāgĭum, –ii (contagio), termine poetico e della prosa della tarda latinità, e i due femminili contāgĭo, –ōnis (influsso, influenza) e contages, is, (contatto) presente nel poema di Lucrezio. Contagio è testimoniato, con il valore di “contatto che provoca la trasmissione di una malattia da un individuo malato ad uno sano” , per la prima volta in un volgarizzamento anonimo dei Remedia amoris di Ovidio della prima metà del XIV secolo . Precoce appare invece la formazione dell’aggettivo contagioso (da contagio) attestato nell’Ottimo Commento alla Divina Commedia del 1334, il cui superlativo, contagiosissimo, godrà un’insolita fortuna nella lessicografia ottocentesca. Contagione è già presente negli ultimi decenni del XIII in Jacopone da Todi e, successivamente, in testi toscani a indicare “contatto impuro, contaminatore” e anche “ciò che può corrompere, contaminare la purezza fisica o morale; contaminazione, corruzione”. Contage (contatto, ma anche contagio, infezione) non è presente nei primi secoli, viene percepito come un cultismo ed è usato per la prima volta da Annibal Caro nella sua traduzione dell’Eneide; le successive attestazioni sono piuttosto rare: all’inizio del XVII secolo lo si trova nel Rosario della Madonna, Poema eroico del sig.r Capoleone Ghelfucci da Città di Castello, e, sei decenni dopo, in un’opera a carattere lessicografico, il Giardino de gli epiteti, traslati, et aggiunti poetici italiani, ed altri rari testi. Nei dizionari di inizio Novecento contage è riportato con la crux da Zingarelli 1917 con rimando a contagio. Tutti i dizionari contemporanei invece riportano l’altra forma femminile, contagione, ben presto impiegata anche in rapporto alle malattie e non solo alla condizione spirituale. Diversa è la storia del verbo contagiare, che, a differenza del sostantivo contagio e del concorrente contagione, sembra essere una coniazione piuttosto tarda. La prima attestazione risalirebbe alla metà del Novecento in un passo del Bell’Antonio di Vitaliano Brancati, la cui prima edizione è del 1949. L’uso di Brancati è figurato, mentre la prima testimonianza in senso “clinico” si troverebbe in un’altra opera letteraria, Lo scialo di Vasco Pratolini, di undici anni più tarda.