DOPO UN ANNO DI COVID
Irina Tuzzolino
Fra qualche giorno le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 compiono un anno. Ma non ce ne siamo liberati. Eppure avevamo nutrito ragionevoli speranze negli effetti delle restrizioni e nei diversi vaccini testati ed approvati. Non avevamo tenuto conto però delle mutazioni del virus, della velocità di contagio e delle difficoltà di una vaccinazione di massa. Questa sgradevole sorpresa, che ci ricaccia indietro di un anno, è resa più allarmante dalle diverse valutazioni della situazione da parte degli “ esperti” e dei governanti, dalle dichiarazioni ondivaghe, da azioni che sembrano casuali più che aderenti a un piano razionale. L’ambiente influenza il nostro cervello non solo come clima e zona geografica , ma come emozioni e sentimenti. Se il primo confinamento per contenere il contagio è stato vissuto con humor , adesso , come dicono gli esperti di neuropsichiatria, siamo “usurati” e siamo diventati tutti malinconici, ciascuno per i suoi motivi, giovani e anziani. E la malinconia determina rassegnazione, tristezza e depressione. Nella medicina ippocratica la malinconia indicava la bile nera, uno dei quattro umori che costituiscono la natura del corpo umano e ne determinano l’equilibrio organico. Quando quell’omore che si chiama melanconia sovrastà agli altri, il quale è freddo e secco come la terra, allora si sognano cose paurose e triste(Passavanti). Ma sotto la malinconia comincia a covare la collera.
Dürer- La Malinconia
Per questo non bisogna cedere e impegnarsi a trovare, pur nelle restrizioni, degli interessi gratificanti come l’attività fisica e lo studio. Ma non tutti se li possono permettere. Per molti il confinamento significa inattività e mancanza di lavoro e di reddito. L’imperativo di salvare vite umane purtroppo confligge con l’economia e con la vita stessa di molti uomini e donne. La lotta al Covid uccide come il Covid. Si sbaglia in ogni caso.