LA SICILIA DELLE ORIGINI

Carla Amirante

Pangea

La Sicilia, la più grande isola del mar Mediterraneo, era chiamata anticamente anche con il nome di Triquetra o Trinacria, per la sua forma particolare a triangolo i cui vertici sono:

    Capo Peloro (o Punta del Faro) a Messina, al vertice nord-orientale.

    Capo Boeo (o Lilibeo) a Marsala, al vertice nord-occidentale.

    Capo Passero a Portopalo, al vertice sud-orientale.

Inoltre le isole Strombolicchio, Pantelleria e Lampedusa, rispettivamente, fronteggiano le estremità settentrionale, occidentale e meridionale dell’isola.

  La posizione al centro del Mar Mediterraneo ha conferito alla Sicilia grande importanza già nel tempo antico e continua a offrigliela ancora oggi con l’intenso turismo, il commercio e la rilevanza politico-militare. L’isola, quasi unita alla penisola italiana come il suo prolungamento, posta tra il mar Tirreno e il mar Ionio, è separata dall’Africa dal Canale di Sicilia, un breve tratto di mare che mette in comunicazione il continente europeo con quello africano ed è facile da attraversare. Inoltre l’isola, guardando anche verso Est, si affaccia sul versante orientale del Mar Mediterraneo proiettandosi verso il Medio Oriente e l’Asia. L’attuale posizione e l’aspetto geologico della Sicilia è relativamente recente, perché la sua nascita risale a solo 17 milioni di anni addietro.  Come  ultimamente ipotizza la scienza, l’universo è nato dall’esplosione del Big Bang 13,82 Ma. (miliardi di anni) anni fa mentre il pianeta Terra si è formato circa 4,5 Ma., perciò il nostro pianeta è un corpo celeste relativamente giovane avendo un terzo di quella età. Sulla Terra, lungo quest’arco di tempo, si sono verificati immensi cambiamenti biologici e geologici, che più volte hanno cambiato il suo aspetto.  Tralasciamo le epoche più antiche e iniziamo dal Triassico (250 Ma) quando la Pangea è ancora un’enorme massa di terra, circondata dalla Panthalassa, un immenso mare con un grande golfo equatoriale poco profondo: la Tetide. La Pangea allora inizia a separarsi nei due grandi continenti di Laurasia e Gondawa, che a loro volta si dividono nei continenti che oggi conosciamo.  Poi, con la deriva dei continenti e la collisione fra la zolla africana e quella euroasiatica, la Tetide si chiude e si riduce a poco più dell’attuale mar Mediterraneo. Inizia allora l’orogenesi, l’innalzamento alpino-appenninico dell’Italia e della Sicilia, che emerge gradualmente dal mare in più fasi ed epoche diverse. L’ultima trasformazione dell’isola risale al 12.000 a. C. alla fine del paleolitico.

Sicilia nel periodo Tortoniano

 Nel Miocene, (23,03-5,332 Ma.) durante il periodo Tortoniano, si sollevano alcune aree tirreniche, dando vita alla Catena Appennica italiana e a quella siciliana; a nord, nel messinese e nel palermitano, spuntano i primi affioramenti rocciosi, ai quali in seguito si uniscono i monti Madonie, Erei, Nebrodi e Peloritani. Nella zona depressa centro-meridionale dell’isola, i sedimenti appennici formano la Fossa di Caltanissetta. A Sud-Est invece esce dal mare la placca siculo-iblea, un habitat di scogliere coralligene (Bahamas del Mediterraneo), che formano un altopiano calcareo a nord verso la fossa di Gela, parallela e comunicante con quella di Caltanissetta. I mutamenti geologici e la temperatura di tipo tropicale di quel periodo sottopongono il Mediterraneo ad una intensa evaporazione. Nel periodo Messiniano (6 Ma.) si chiude lo Stretto di Gibilterra separando il mar Mediterraneo dall’oceano Atlantico, il fatto provoca la quasi totale evaporazione delle acque del mar Mediterraneo trasformandolo in un gigantesco lago salato e quasi prosciugandolo completamente con le intense evaporazioni: l’evento prende il nome di “crisi di salinità del Messiniano”.

Periodo Messiniano

In questo periodo si depositano grossi spessori di rocce evaporitiche di gesso e di salgemma nella zona centro meridionale dell’isola, che nel XIX sec. hanno fatto della Sicilia una delle principali produttrici mondiali di zolfo, una risorse mineraria molto importante per la preparazione della polvere da sparo richiesta dall’industria bellica. Famosi nell’800 furono i carusi, i bambini sfruttati per l’estrazione dello zolfo nelle zolfatare, i soli che con i loro piccoli corpi riuscivano ad entrare nelle miniere.  L’attuale Mar Mediterraneo si è andato a formare tra il Miocene e il Pleistocene (5,332- 2,588 Ma.); in questo periodo i continenti, andando alla deriva, portano alla collisione dell’Africa con l’Europa e alla chiusura definitiva dell’Oceano Tetide che diviene il mar Mediterraneo. Il passaggio dal Miocene al Pliocene è caratterizzato ancora dalla crisi di salinità del Messiniano ma (5-4 Ma.), con il rapido scioglimento dei ghiacciai, ritorna l’acqua in tutto il Mediterraneo facendo posare in Sicilia le argille sopra le evaporiti, sedimenti cristallini stratificati. Si vengono così a formare delle rocce biancastre, argillose-calcaree mescolate ai microfossili del mare profondo, noti come i “trubi, il cui affioramento più noto e spettacolare si trova presso Scala dei Turchi nei pressi di Realmonte (AG). Alla fine del Pliocene la Sicilia è quasi del tutto emersa e comincia ad assumere la forma simile a quella attuale ma manca ancora l’Etna che fa la sua apparizione 570.000 anni fa. Il più grande e attivo vulcano d’Europa. Alto circa 3340 m, l’Etna nasce dalla collisione tra la placca Euro-Asiatica a nord e quella Africana a sud sopra un enorme fascio di faglie distensive, la Scarpata Ibleo-Maltese, che taglia la crosta della Sicilia orientale e fa risalire il magma dal mantello terrestre. Il vulcano viene ad occupare sulla costa orientale della Sicilia una vasta area, più di 1250 km, e cresce in modo lento e graduale con eruzioni esplosive alternate a fasi effusive che lo fanno classificare come strato-vulcano.  La sua struttura è il risultato di una storia eruttiva lunga, complessa con quattro fasi di attività: 1) Fase delle Tholeiiti Basali; 2) Fase delle Timpe; 3) Fase dei Centri eruttivi della Valle del Bove; 4) Fase Strato-vulcano.

Fase delle Tholeiiti Basali: Nel Pleistocene medio (500.000 di anni fa) nell’area di un vasto golfo, l’Etna inizia a emergere dal mare con delle eruzioni sottomarine, tra cui le pillows, colate a forma di cuscino che hanno formato la Rupe di Aci Castello. Alzandosi la costa orientale dell’isola scompare l’antico golfo e l’attività eruttiva (320.000 anni fa) diventa subaerea formando un plateau lavico tra Adrano e Paternò.

Fase delle Timpe (220.000 anni fa): l’attività eruttiva si concentra lungo la costa ionica di Timpe in corrispondenza delle faglie della Scarpata Ibleo-Maltese. La continua sovrapposizione delle colate porta nel tempo alla formazione di un piccolo vulcano a scudo la cui struttura interna è conservata fra Acireale e Moscarello.

Fase dei Centri eruttivi della Valle del Bove (130.000 anni fa): l’attività eruttiva dalla costa ionica si sposta verso la Valle del Bove mutando da fissurale a centrale. Si formano così i vulcani Rocche e Tarderia, con prodotti vulcanici di piccole dimensioni. In seguito, l’attività dell’Etna si concentra a sud-ovest della Valle del Bove, nel Piano del Trifoglietto, che diviene il principale centro eruttivo e da vita sui fianchi ai tre centri eruttivi minori di Giannicola, Salifizio e Cuvigghiuni.

Etna

Fase Strato-vulcano (60.000 anni fa): l’attività eruttiva si sposta a NO, dando origine a un vulcano Ellittico, che diviene la struttura principale dell’Etna terminando la sua attività 15.000 fa, dopo un’intensa fase esplosiva con le eruzioni Pliniane e la formazione di una caldera di circa 4 km di diametro. L’attività effusiva del vulcano porta poi, 9.000 anni fa, alla formazione del Mongibello che, in seguito crollando nel versante orientale, crea l’ampia depressione della Valle del Bove e svela gran parte della sua struttura interna. La fase eruttiva recente è di tipo effusivo con eruzioni esplosive di notevole intensità, che escono dalle bocche sommitali. Infine tra i 781.000- 126.000 anni fa, la Sicilia e la penisola italiana raggiungono il profilo geografico attuale.

 

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