POTERE REGOLE E CINISMO
Irina Tuzzolino
Il cinismo è stato una corrente filosofica dell’antichità, V-IV sec. a. C., di cui l’esponente più noto è stato Diogene di Sinope. Si proponeva di contrastare le grandi illusioni dell’umanità, ovvero la ricerca della ricchezza, del potere, della fama, del piacere, con uno stile di vita al di fuori dagli schemi fino alla provocazione e alla estrema libertà. Individuava nel vivere in accordo con la natura il suo ideale di felicità. Il termine “cinico” deriva o dal Cinosarge, l’edificio ateniese che fu la prima sede della scuola, o dalla parola greca κύων , cane. Oggi il termine “cinico” è entrato nell’uso per indicare quelle persone e quei comportamenti che non hanno riguardo per nessun sentimento e per nessun valore. Essere cinici significa essere freddi e incuranti degli altri, perseguire i propri interessi a qualsiasi costo. Lo studioso Peter Sloterdijk, docente di Filosofia e Teoria dei media presso l’università di Karlsruhe in Germania, analizzando la contemporaneità distingue due forme di cinismo , il cinismo dall’alto e quello dal basso, espressioni entrambi del disagio della civiltà. Il cinismo dall’alto nasce quando gli individui credono di essere troppo potenti per attenersi alle regole e giocano con le regole stesse . Il cinismo dal basso dà voce all’amarezza delle persone che credono di essere troppo svantaggiate per aderire a norme che si applicano a tutti, ma che sembrano fatte per favorire i privilegiati. Entrambi esprimono una selvaggia lotta per la sovranità e spesso hanno anche un risvolto spiritoso. Già Freud vide nel cinismo il gemello oscuro del motto di spirito. Il cinismo dall’alto e quello dal basso s’incontrano nei fenomeni di populismo contemporaneo. Quanto più spudoratamente si comporta l’uomo al vertice del potere tanto più i cinici dal basso l’applaudono. Mundus vult decipi , il mondo vuole essere imbrogliato, si diceva nella Roma antica. Nel mondo globalizzato i media diffondono sincronicamente le notizie senza distinzione tra verità e menzogna, facendo emergere la contraddizione su cui si fonda la civiltà moderna tra la retorica dei valori universali, di origine illuministica, e la persistenza della frattura crescente tra stili di vita sovra-privilegiati e sotto-privilegiati. E così dove l’universalismo fallisce sorge la critica, dove la critica fallisce sorge il risentimento rabbioso di massa. E non mancano esempi.