LA MISURA DEL TEMPO Romanzo di Giarrico Carofiglio
Gabriella Maggio
L’avvocato Guido Guerrieri ritorna protagonista di “La misura del tempo” di Giarrico Carofiglio , edito da Einaudi –Stile libero Big, classificatosi secondo al Premio Strega 2020. La routine delle sue giornate, delle udienze e dei fascicoli ormai annoia Guerrieri. Il suo tempo scorre via, aggrovigliandosi e cancellando i ricordi. Avrebbe voglia di cambiare vita, viaggiare, leggere, forse anche scrivere, per ridare una intensione al suo tempo. La routine esistenziale e professionale viene bruscamente interrotta da una nuova cliente che gli chiede di difendere in appello il figlio, condannato per omicidio in primo grado. Ė Lorenza, oggi una donna anziana, un tempo affascinante e volitiva ragazza con cui Guido ha avuto una breve relazione ventisette anni prima. Allora Lorenza lo aveva guidato all’età adulta, adesso, nella nuova veste di madre e di donna attempata, lo aiuterà a dare concretezza e distinzione al suo tempo ingarbugliato. Lo guiderà inconsapevolmente a riconsiderarlo e a distinguerlo, riportandolo alla memoria. L’acquisizione dei dati da utilizzare nel processo s’alterna nella narrazione a squarci di recupero memoriale in cui il giovane Guido, praticante in uno studio legale, con le idee ancora non del tutto chiare sul suo futuro si lascia coinvolgere da Lorenza in una enigmatica relazione. La parte centrale del romanzo è un resoconto minuzioso delle indagini e del processo celebrato da Guerrieri. In questi capitoli il protagonista afferma la sua etica professionale,che si può compendiare nella frase : “è salutare di tanto in tanto mettere un punto interrogativo ad affermazioni che abbiamo sempre dato per scontate”. La disquisizione sulla deontologia professionale, risulta assai interessante ed efficace perchè inserisce nella trama un orizzonte civile e filosofico, che dà corpo e significato al tema biografico, distinguendolo dalla narrativa contemporanea, oggi spesso fine a se stesso. Il caso ha un ruolo importante nella storia, l’aggroviglia e la dipana consentendo un finale a sorpresa. La scrittura di Carofiglio scorre limpida e densa nei 29 capitoli ,che si leggono di filato; alterna vari registri linguistici, richiesti dalla narrazione, dal ricordo, dall’argomento giuridico, con la precisione e l’evidenza che derivano dalla ricerca di una corrispondenza di parola e cosa. La vocazione illuministica a chiarire e ad argomentare si riflette anche nella struttura sintattica limpida e duttile, senza cedimenti e ammiccamenti.